martedì 25 maggio 2010

Una lettera di solidarietà al Papa dei vescovi salesiani (Osservatore Romano)


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Una lettera di solidarietà al Papa dei vescovi salesiani

Quel lembo del mantello di don Bosco

Torino, 25.
Vicini al Papa nella preghiera. Ma anche, "in quest'ora difficile della Chiesa", nella condivisione delle preoccupazioni pastorali: il rinnovamento interiore e l'emergenza educativa. Nel segno di don Bosco del quale i suoi discepoli vescovi vogliono imitare il servizio pieno alla Chiesa. Questi, in sintesi, i contenuti della lettera che il rettore maggiore dei salesiani, don Pascual Chávez Villanueva, ha indirizzato a Benedetto XVI. Il testo consegnato nelle mani del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, che l'ha già recapitato al Pontefice è stato firmato anche da una novantina tra vescovi e cardinali salesiani radunati a Torino - da venerdì 21 a oggi - per il convegno su "Carisma salesiano e ministero episcopale". "Vogliamo ringraziarla, Beatissimo Padre - scrive il rettore maggiore - per il suo ministero illuminante che ci spinge a vivere la speranza, a cogliere la ricchezza dell'amore cristiano, a renderlo vivo e testimoniante nel tessuto della storia di oggi".
Dopo aver spiegato le circostanze che hanno motivato l'incontro dei vescovi salesiani, il rettore maggiore illustra al Pontefice le ragioni che lo hanno spinto a scrivere tale lettera. La principale è quella di esprimere "l'affetto, la vicinanza, la piena disponibilità che don Bosco ci ha insegnato a vivere, fin dai primi tempi della sua esperienza carismatica, nei confronti del Santo Padre e di tutta la Chiesa".
Oggi i vescovi salesiani sono 119. Alcuni di loro sono al servizio della Chiesa presso i dicasteri vaticani, ma la maggior parte ha un ruolo pastorale nella guida di Chiese locali. Vescovi impegnati in tutti i continenti, dai luoghi più remoti e di missione, come le Isole Salomone, la Terra del Fuoco, la regione dell'Assam in India, la Thailandia, il Congo, l'Etiopia o la selva amazzonica fino alle storiche diocesi dell'Europa, come Rotterdam, Gent, Salisburgo, Linz.
"Beatissimo Padre - scrive don Chávez Villanueva - voglia sentire la nostra vicinanza in quest'ora difficile della Chiesa. Con Vostra Santità condividiamo le preoccupazioni del momento presente, chiedendo al Signore di purificare la nostra vita e di purificare la Chiesa per poter essere degni annunciatori del Vangelo, soprattutto ai giovani, ai poveri, agli ultimi, a coloro che ancora non conoscono la Buona Novella".
Il secondo aspetto rilevato dal rettore maggiore salesiano è quello di assicurare l'impegno, all'interno della congregazione e tra gli stessi vescovi salesiani, per un "profondo rinnovamento spirituale". Infatti, "crediamo che il cammino di santità è un obiettivo che va continuamente rinnovato nei nostri cuori". Infine, il terzo aspetto, che è quello di assicurare, come "Figli di Don Bosco" la "preoccupazione per i giovani di oggi, che spesso appaiono come "pecore senza pastore"". In particolare, "condividiamo la necessità, indicataci da Vostra Santità, di farci carico di questa forte "emergenza educativa"". Così, in un mondo che "pur con mille contraddizioni cerca di farsi carico di difendere i diritti della persona umana, vogliamo essere apostoli dei giovani, custodendo il loro diritto alla conoscenza di tutto quello che è nobile, giusto, puro, onorabile, degno di lode. Vogliamo far conoscere la possibilità di una strada di maturazione umana, affettiva e spirituale che sia delineata secondo i grandi valori umani contenuti nel Vangelo". E altresì, "vogliamo garantire loro il diritto di conoscere Gesù Cristo e la sua proposta di una vita in pienezza. Vogliamo aprirli a un'esperienza di Chiesa che sia al tempo stesso vera ed entusiasmante. Vogliamo anche far scoprire loro la bellezza del donarsi a Dio, totalmente, attraverso la vita consacrata o la vita sacerdotale".
Su questi binari si è sviluppato anche l'intero convegno voluto nella casa madre di Valdocco dal rettore maggiore per celebrare alcune ricorrenze come il 150° della congregazione salesiana, il centenario della morte del primo successore di don Bosco, il beato Michele Rua, e il 125° dell'ordinazione episcopale del primo vescovo e cardinale salesiano, Giovanni Cagliero. Ma soprattutto per "riflettere insieme sulla realtà della pastorale giovanile, interrogandoci su come vada oggi inculturato e proposto il Vangelo nei diversi contesti mondiali". E anche "per ascoltare l'esperienza pastorale di fratelli che, elevati alla dignità episcopale, portano nel loro cuore, come salesiani, l'identità di pastori con un'attenzione particolare al mondo giovanile".
La spiritualità salesiana, l'azione educativa ed evangelizzatrice tra i giovani, la comunicazione del Vangelo nell'era digitale sono state le principali tematiche affrontate nell'incontro che ha avuto in agenda anche alcuni importanti appuntamenti celebrativi. Oltre alla messa celebrata domenica 23 dal cardinale Bertone nel santuario di Colle Don Bosco - di cui abbiamo dato conto nell'edizione di ieri, ndr - la festa di Maria Ausiliatrice e il pellegrinaggio alla Sindone. Di particolare rilievo l'incontro di domenica 23 in cui si sono confrontati presuli salesiani responsabili di importanti diocesi di quattro continenti: Gaston Ruvezi Kashala, vescovo di Sakania-Kipushi nella Repubblica Democratica del Congo, Thomas Menamparampil, arcivescovo di Guwahati in India, Adrianus Herman van Luyn, vescovo di Rotterdam nei Paesi Bassi, Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga, cardinale arcivescovo di Tegucigalpa in Honduras. "La nostra maggiore minaccia - ha detto quest'ultimo - è il grigio pragmatismo della vita quotidiana di una Chiesa in cui apparentemente tutto procede normalmente, ma in realtà la fede si va consumando e degenerando in meschinità".

(©L'Osservatore Romano - 26 maggio 2010)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ciao Raffa...notizia AGI...
li.pa.

Preti Pedofili: Obama Difende l'Immunita' Della Santa Sede

(AGI) - Washington, 25 mag. - L'amministrazione Obama si e schierata al fianco della Santa Sede nella cause intentate contro il Vaticano per gli abusi commessi dai preti pedofili. In un promemoria inviato alla Corte Suprema l'avvocatura generale presso la Casa Bianca, ha sostenuto che la Santa Sede e il papa godono dell'immunita' e non possono essere chiamati a rispondere delle accuse contro i singoli preti e i vescovi Usa perche' non c'e' un vincolo di dipendenza diretta .