lunedì 28 dicembre 2009

Il Papa mangia con i poveri: «Non siete dei fantasmi» (Brugnara)


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Il Papa: "Sono qui tra voi per dirvi che vi sono vicino e vi voglio bene e che le vostre persone e le vostre vicende non sono lontane dai miei pensieri, ma al centro e nel cuore della comunità dei credenti, e così anche nel mio cuore" (Discorso al termine del pranzo, aggiunte parole "a braccio")

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Il Papa: "Dio ha voluto rivelarsi nascendo in una famiglia umana, e perciò la famiglia umana è diventata icona di Dio! Dio è Trinità, è comunione d’amore, e la famiglia ne è, in tutta la differenza tra il mistero divino e la sua creatura umana, una espressione che riflette il mistero insondabile del Dio amore" (Angelus)

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di LUCA BRUGNARA

ROMA - L’aggressione nella notte di Natale non ha condizionato Benedetto XVI che ieri, primo Papa nella storia, ha partecipato al pranzo con 150 poveri nella mensa della Comunità di Sant’Egidio, a Trastevere. Il Santo Padre si è avvicinato ad ognuno di loro, ha ascoltato le situazioni personali, senza sottrarsi al bagno di folla dei fedeli che lo aspettavano in strada.
«Oggi - ha sottolineato Benedetto XVI, nel giorno della festa della Sacra Famiglia - si realizza quanto avviene a casa: chi serve e aiuta si confonde con chi è aiutato e servito. La Famiglia di Gesù, fin dai suoi primi passi, ha incontrato difficoltà: ha vissuto il disagio di non trovare ospitalità. In questa mensa, qualcuno vi vuole bene e vi aiuta. Impegniamoci affinché nessuno si senta emarginato».
Ad accogliere il Santo Padre, c’erano il fondatore della Comunità, Andrea Riccardi, il portavoce Mario Marazziti, il presidente Marco Impagliazzo, il consigliere spirituale Vincenzo Paglia, insieme a una donna Rom e a un immigrato del Senegal. «Umilmente - ha affermato Riccardi - vorremmo indicare alla società, spaventata e inospitale, che c’è da ritrovare la roccia del fondamento. Solo così non avremo paura dell’altro: l’essere amico dei poveri fa crescere il cristiano». Il Papa ha scoperto una targa in ricordo della giornata della visita di ieri: il 5 gennaio 2007, aveva visitato la mensa della Caritas di Colle Oppio, senza però pranzare. «Qui, ogni giorno - ha aggiunto Riccardi - mangiano oltre un migliaio di persone. Si tratta di persone spesso ferite da una vita dura, specialmente con la crisi economica. Da queste ferite, scaturisce il bisogno di amore, di dare e di ricevere amore. Così, attorno a questi tavoli, si forma una famiglia: non si mangia solo, ma si parla e si diventa amici».
Il Papa ha salutato gli invitati citando il Vangelo. «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare - ha ricordato - ho avuto sete e mi avete dato da bere: ascoltando queste parole, come non sentirsi davvero amici di quelli in cui il Signore si riconosce?».
Nella mensa, ieri, si sono incontrate le storie più disparate: accanto al Papa, era seduto Qorbanali Esaili, profugo afghano, musulmano sciita. «Si è interessato alla mia situazione - ha raccontato - e a quella dei rifugiati». Allo stesso tavolo sedevano in 14, tra cui un’intera famiglia di zingari di etnia Rom. Benedetto XVI si è avvicinato ai commensali, chiesto loro di raccontare la propria storia. Come quella di Peppino Scarsella, 90 anni, una vita da barbiere che si appoggia alla Comunità per integrare la sua bassa pensione o quella di Caius Cayetan Onyema, nigeriano che raggiunse l’Italia dopo un viaggio nel deserto. Un pranzo semplice, seguito dalla consegna a ognuno dei 31 bambini presenti di un dono da parte del Pontefice, sempre accompagnato da un sorriso. «Un’emozione che porterò dentro per sempre», ha assicurato Godwin, nigeriano, da dieci anni in Italia. Prima di uscire, Benedetto XVI ha salutato i 26 immigrati che studiano l’italiano presso la Comunità.
All’ingresso, come all’uscita, Papa Ratzinger ha trovato un migliaio di fedeli ad attenderlo e non si è sottratto a un abbraccio e a un breve discorso per salutarli. La sicurezza, particolarmente attenta dopo l’episodio della notte di Natale, è stata garantita da 200 agenti, mentre tutti i fedeli radunatisi davanti alla mensa per un saluto sono stati controllati con il metal detector. «Non sono state adottate misure straordinarie di sicurezza - ha osservato il portavoce della Comunità di Sant’Egidio, Mario Marazziti. - La Gendarmeria vaticana ha seguito il protocollo abituale, garantendo la sicurezza in collaborazione con la nostra Comunità».
E intanto è stato operato al Policlinico Gemelli il Cardinale Roger Etchegaray che, nella caduta della notte di Natale, aveva riportato la frattura del femore. «Operazione riuscita e paziente in buone condizioni fisiche», fanno sapere dal Vaticano.

© Copyright Il Messaggero, 28 dicembre 2009 consultabile online anche qui.

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