lunedì 14 dicembre 2009

L’amore arriva dove la medicina si ferma: il commento del prof. Balzaretti alle parole del Papa all’Hospice Sacro Cuore (Radio Vaticana)


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L’amore arriva dove la medicina si ferma: il commento del prof. Balzaretti alle parole del Papa all’Hospice Sacro Cuore

Accanto alle indispensabili cure cliniche, occorre offrire ai malati gesti concreti di amore e di vicinanza. E’ quanto sottolineato ieri da Benedetto XVI in una commovente visita ai malati nell’Hospice Sacro Cuore al Gianicolo, centro specializzato per l’assistenza ai malati terminali. Ma quanto concretamente conta questa vicinanza quando si assistono persone vicine alla morte? Al microfono di Alessandro Gisotti, risponde il prof. Franco Balzaretti, rappresentante mondiale dei Medici Cattolici alle Nazioni Unite:

R. - Questo è fondamentale perché anche tutte queste richieste di eutanasia, di sospensione delle terapie che vengono da più parti, spesso emergono anche per una sorta di angoscia da parte degli ammalati e delle loro famiglie che si sentono un po’ abbandonati. Viviamo in una società, come ha detto giustamente il Santo Padre, in cui al vertice dei valori non c’è più il valore della vita, questo valore dell’amicizia e della solidarietà, ma al vertice del valore oramai c’è solo il benessere e l’efficientismo e il profitto. Per poi spesso, questa nostra società, pur con il progresso, pur con tanti aspetti positivi delle ricerche tecnologiche, però viviamo in una società in cui si tende sempre più ad emarginare queste persone. Vengono da più parte ritenute quasi un peso, un problema e la società tende a risolverlo con qualsiasi mezzo, da qui, appunto le istanze di eutanasia e di sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione.

D. – E’ la solitudine, dunque, il grande male dei nostri tempi?

R. - La solitudine che deriva anche un po’ dalla nuova cultura. Nella cultura tradizionale, nella cultura del passato, l’anziano, l’ammalato, il debole, il malato terminale erano al centro della vita familiare. Nella nostra cultura, sono relegati ai margini, al mesto ruolo di assistiti. Domina il mito della salute, e chi non è in grado di stare al gioco è tagliato fuori. Le famiglie, spesso, sono abbandonate, però a volte sono le stesse famiglie, che in casi particolari, trascurano un po’ l’ammalato, perché anche nelle famiglie non c’è più quella cultura di farsi carico della persona più debole, della persona che ha necessità di essere accudita, di ricevere le cure degli altri familiari.

D. – Il Papa nella Sua visita all’Hospice Sacro Cuore, ha anche sottolineato che pure nelle condizioni di estrema fragilità, la persona non perde mai la sua dignità. Un tema, oggi, molto presente, in particolare nel dibattito sulla bioetica.

R. - Questi ultimi tempi si è parlato appunto dell’eutanasia, della sospensione dell’alimentazione, dell’idratazione, e devo dire che io sono veramente allibito di fronte ad alcune motivazioni e ad alcune riflessioni che si sentono anche da parte di clinici importanti. Nella mia modestia, devo dire che nutrizione e idratazione, sono sempre atti dovuti, eticamente oltre che deontologicamente e giuridicamente, questo perché come ha sottolineato anche il comitato di bioetica, sono degli atti indispensabili per garantire le condizioni fisiologiche di base per la vita. Per cui, acqua e cibo, non possono essere considerati una terapia medica solo perché vengono somministrati per via artificiale. I nostri fratelli più deboli, non devono essere considerati delle persone di una categoria inferiore rispetto agli altri, ma anzi, a maggior ragione hanno bisogno della stessa dignità che viene riservata a tutte le altre persone. Una dignità ancora maggiore, proprio perché queste persone devono affrontare delle difficoltà, delle prove ancora più difficili.

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4 commenti:

euge ha detto...

Concordo pienamente con le risposte di Balzaretti. E' incredibile con quale crudeltà la nostra società si impegna a voler eliminare tutti coloro che in qualche modo ledono la nostra libertà e realizzazione perchè bisognosi di cure e non solo. Stiamo diventando di un egoismo senza ritorno; colpa anche di coloro che dovrebbero avere a cuore questi aspetti e necessità della nostra società e che si limitano solo a trovare nell'eutanasia la soluzione più idonea ed indolore. Ormai la persona è considerata tale solo quando si trova nel pieno delle forze e della salute quindi, capace di badare a se stessa e permettere quindi a chi le sta vicino di vivere la propria esistenza senza problemi oppure intralci ma, guai a perdere questa efficienza......... il passa da compiere per cadere nel dimenticatoio è brevissimo. Qui si continua troppo spesso a confondere il progresso con qualcosa di orribile ed inaccettabile è cioè il diritto di condannare un essere solo perchè debole oppure malato.
Per il rpoprio egoismo si giustifica tutto anche l'eutanasia.

un passante ha detto...

hai ragione cara euge, ma la questione del fine vita andrebbe affrontata in primis nell'ambito della stessa componente cattolica, dove le "anime" che si confrontano col mondo laico sono non univoche, sia a livello dei testimoni laici che chierici. Ciascuno sceglie la sua verità fai da te e il pastore di riferimento che meglio la giustifica. E il mondo laico a sua volta non è da meno, e sceglie a supporto l'interlocutore cattolico che più gli è congeniale. Questa testimonianza che ho letto tratta dal blog di un redattore di quotidiano. net rende l'idea:

http://club.quotidianonet.ilsole24ore.com:80/pandolfi/ignazio_marino_e_un_prete_che_dice_la_verita_non_esiste_aiuto

un passante ha detto...

lo riporto per intero da quotidiano.net

Ignazio Marino e un prete che dice: 'la verità non esiste'. Aiuto!
PUBBLICATO DA MASSIMO PANDOLFI SAB, 12/12/2009 - 23:02
L'altra sera ho partecipato a un dibattito organizzato a Forlì. L'ospite 'principe' era il senatore Ignazio Marino che presentava il suo libro 'Nelle tue mani : medicina, fede, etica e diritti'. Il sottoscritto doveva intervistare Marino insieme ad altri tre: un medico (un rianimatore di Forlì: si chiama Giorgio Gambale), un sindaco (il primo cittadino di Forlì: Roberto Balzani) e un sacerdote (don Sergio Sala). Io ero, come dire, in netta minoranza, nel senso che ero l'unico dei sei sul palco (compreso il moderatore: Costantino Cipolla) che non si trovava d'accordo sulle posizioni di Marino, non tanto per questioni ideologiche (quanti danni fa l'ideologia, da una parte e dall'altra...), ma semplicemente perchè le mie esperienze dirette mi portano lontano anni luce da Marino. Anche la platea era tutta con Marino.Mi hanno colpito almeno tre cose, che provo qui a riassumere:

1) il sacerdote (don Sergio Sala) ha detto che non ci sono verità, che ognuno può essere portatore di una verità, che oggi in Italia vivono anche i musulmani (un milione) e che bisogna saperli ascoltare, perchè anche la loro è verità. Parlando delle malattie e del fine vita ha citato più volte il cardinale Martini, dimenticandosi della dottrina della Chiesa e di ciò che hanno detto i Papi (e mi spiace per don Sergio se Martini non è stato fatto Papa). Onestamente: io da un sacerdote almeno una verità me l'aspetto. O neanche Gesù Cristo è una verità? Se per ascoltare (e giustamente rispettare) il musulmano di turno, devo mettere in un cassetto Gesù e spogliarmi della mia identità, beh, io non ci sto.

2) A Marino ho provato a chiedere come fa un cattolico (lui si definisce così) ad essere in disaccordo totale con la Chiesa che da decenni (con i suoi Papi) insiste sui valori non negoziabili: vita, educazione, famiglia. Non mi pare che Marino mi abbia risposto, diciamo che ha parlato di sfumature diverse. Sfumature? Sono pilastri!

3) Il linguaggio. Marino ha detto che per la vicenda di Eluana Englaro sono state usate parole sbagliate. Esempio: non era vero che con la nutrizio artificiale si dava pane a acqua ad Eluana e che la nutrizione artificiale è una terapia. Io gli ho ribattuto che il linguaggio errato è stato utilizzato soprattutto dall'altra parte, e gli ho detto come Eluana non era attaccata a nessuna macchina, che era in stato vegetativo e non in coma e che non era una malata terminale ma una grave disabile. E gli ho anche detto che quando il dottor Del Monte (il medico che a Udine l'ha fatta morire) ha spiegato che in fondo Eluana era morta 17 anni fa e il bioetico Maurizio Mori ha anche aggiunto che le persone in stato vegetativo 'può sembrare brutale ma sono già morte, indipendentemente dal fatto che respirino', beh mi sembra che abbiano mancato di rispetto a migliaia di italiani che vivono, accarezzano e amano questi... 'morti'. Marino, anche in questo caso, non mi ha risposto.Ognuno di noi è rimasto nelle sue posizioni e più passa il tempo e più mi convinco che questi dibattiti (simbolo di presunta democrazia) servano davvero a poco. Dovremmo invece essere pronti (da una parte e dall'altra) a scuoterci, a metterci in gioco di fronte a un'esperienza, a un fatto, a una realtà. Non lo facciamo praticamente mai. Andiamo avanti con ciò che sappiamo e non ci sorprende più nulla. Io ho provato a dire a Marino che mi sono sorpreso di fronte a 24 uomini (esseri umani, sì) in stato vegetativo che ho incontrato 20 giorni fa a Bergamo. E che toccandoli con mano ho riconosciuto la loro umanità, totale, come la mia. Lui mi ha risposto raccontandomi che centinaia di anni fa in molti casi si seppellivano delle persone che erano ancora vive. Confesso: questi presunti bravi maestrini mi fanno tanta paura. Preferivo i comunisti puri di una volta.

euge ha detto...

Che dirti passante? ci diamo ragione a vicenda in questo caso. Visto che quello che dici nel tuo post è una realtà innegabile. ognuno si costruisce una sua verità per poi spacciarla come , perdonami il gioco di parole, la Vera verità. Non pochi ecclesiastici esponendo il loro modo di vedere molto personale e spesso in contrasto con la dottrina ma, molto in sintonia con la linea editoriale dei media, lo spacciano per verità.
Purtroppo, come per il fine vita e per il valore della vita stessa, molti nella chiesa si adattano a ciò che oggi la società pretende dalla chiesa cioè una dottrina che sei a proprio uso e consumo di ognuno di noi e ci faccia sentire come gli ormai stranoti " cattolici adulti" che rielaborano appunto la dottrina per renderla sempre più simile e coincidente ai bisogni di una società votata all'egoismo imperante ed alla sottomissione ed emarginazione dei deboli , degli indifesi e dei malati.