mercoledì 20 gennaio 2010

Medio Oriente, documento preliminare del Sinodo dei vescovi: «Il conflitto israelo-palestinese causa di molte delle ostilità» (Bobbio)


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Medio Oriente, documento preliminare del Sinodo dei vescovi
«Il conflitto israelo-palestinese causa di molte delle ostilità»


nostro servizio

Alberto Bobbio

Città del Vaticano
Occorre arginare l'estremismo islamico, «minaccia per tutti, cristiani e musulmani», ma soprattutto bisogna abbattere il «muro di paura» tra i popoli e le religioni in Medio Oriente.
È chiaro il primo documento, i «Lineamenta», che prepara il Sinodo speciale dei vescovi per il Medio Oriente che si svolgerà a Roma in autunno. Mette in fila le questioni con l'obiettivo di «rafforzare» la presenza dei cristiani, costretti oggi invece a decidere se restare o emigrare: è stato curato dai vescovi della regione della commissione che prepara la riunione in Vaticano. Sono circa 15 milioni i cristiani in Medio Oriente, divisi in diversi riti. La metà sono i copti, in Egitto.
Osserva il documento, presentato ieri: «Sarebbe una perdita per la Chiesa universale se il cristianesimo dovesse sparire o affievolirsi proprio là dove è nato». Eppure il rischio c'è, e il testo contiene anche un'autocritica quando indica per le Chiese mediorientali il pericolo del «ripiegamento su di sé» o il complesso di essere una minoranza, che porta alla «paura» e all'«ansia» di trovarsi in società a maggioranza musulmana.
Sotto accusa va anche lo «spirito di rivalità» e le dispute tra le varie Chiese cristiane. La sfida vera è invece quella della pace, mentre la «guerra e la violenza», si legge, «ci sono praticamente imposte». La violenza è quella «tanto dei forti, quanto dei deboli» e ha condotto nella regione «unicamente a fallimenti e a un'impasse generale», sui quali si è innestato il «terrorismo radicale».
Tutti i conflitti nascono «dal focolaio principale che è il conflitto israelo-palestinese». Ma ogni soluzione «non può che passare per il dialogo». I «Lineamenta» non si scostano dalla tradizionale analisi della Santa Sede sulle tensioni nella regione. Spiega che è «l'occupazione da parte di Israele dei Territori palestinesi e di qualche territorio del Libano e della Siria» causa di molte ostilità. Essa rende difficile, oltre che i movimenti, anche la «vita religiosa». In Iraq la guerra «ha scatenato le forze del male nelle confessioni religiose e nelle correnti politiche», così i cristiani sono tra le «vittime principali».
In Libano sotto accusa vanno i cristiani «profondamente divisi». In Egitto la critica si appunta sia verso i cristiani, a causa del «loro disimpegno nella società civile», sia verso la «crescita dell'islam politico», per cui si va verso «l'intolleranza». In Turchia ci sono «ancora problemi per la piena libertà religiosa». La «pressione del proselitismo musulmano» è analizzata attentamente, ma il testo respinge «ogni proselitismo». Sul piano politico, l'ostacolo è la legge islamica, applicata anche a non musulmani: «Ciò è sempre discriminatorio e, pertanto, contrario ai diritti dell'uomo». Preoccupa anche «la crescita dell'integralismo islamico».
Ma, di fronte a ciò, bisogna evitare un «atteggiamento disfattista»: «In questo momento in cui intere popolazioni sono disorientate e cercano un barlume di speranza, noi possiamo dare loro la speranza». Oggi, si rammaricano i vescovi, «tale slancio evangelico è spesso frenato e la fiamma dello Spirito sembra essersi affievolita». La colpa è anche della «modernità», che ha fatto perdere valori, davanti a cui, come risposta, «si diffondono sempre di più i gruppi fondamentalisti islamici»: «Il potere reagisce con l'autoritarismo» e il controllo dei media, «mentre la maggioranza aspira a una vera democrazia».
Un capitolo è dedicato all'emigrazione dei cristiani, ma anche alla nuova immigrazione di cattolici soprattutto dall'Estremo Oriente nei Paesi arabi più ricchi. Il testo denuncia che spesso, soprattutto le donne, sono «oggetto di ingiustizie sociali, sfruttamento e abusi sessuali» da parte delle agenzie che organizzano il viaggio, degli Stati e dei datori di lavoro. L'emigrazione invece è «accentuata» dal conflitto tra israeliani e palestinesi, dalla guerra in Iraq e dalla «precaria politica del Libano». Una parte di responsabilità l'hanno anche gli stessi cristiani, che devono essere resi «più consapevoli» del loro ruolo, e le Chiese, che devono organizzare la formazione dei «quadri» cristiani nella regione. Infine, si sottolinea la «confusione» dell'identificazione tra Occidente e cristianesimo, tra «l'aspetto religioso e politico» da parte dell'islam, che «nuoce grandemente alle Chiese della regione».
Padre Pierbattista Pizzaballa, francescano bergamasco e Custode di Terra Santa, ha commentato i «Lineamenta» rimarcando il rischio che la «Chiesa mediorientale diventi una Chiesa etnica, che difende il proprio popolo», ma è poco avvertita «dell'importanza del dialogo con gli ebrei e i musulmani»: «Deve per questo motivo essere una Chiesa forte e presente non solo sul piano sociale, ma anche su quello religioso».

© Copyright Eco di Bergamo, 20 gennaio 2010

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Raffa, dal Foglio:
"www.vivailconcilio.it, più chiaro di così" I tradizionalisti vanno forte sul web, ma ora arrivano anche i progressisti di Marco Burini
Questo sito, promosso da "I vertici
dell’Ati, l’attuale presidente Piero Coda e i suo predecessori Giacomo Canobbio e Severino Dianich" è patrocinato nientepopodimeno che da: "i cardinali Carlo Maria Martini e Roberto Tucci e del vescovo
Luigi Bettazzi"
Piccolo particolare non vi sarà interattività, i visitatori non potranno lasciare commenti ...
Alessia

Anonimo ha detto...

Sempre dal Foglio paginone di Antrea Monda: IL PAPA VISTO DAL RABBINO Le radici giudaico-cristiane nell’incontro tra due professori. Quattro giorni con Jacob Neusner a Roma
Purtroppo non ancora online come il precedente.
Alessia