venerdì 8 gennaio 2010

Presepe senza Magi in Cattedrale: il commento dell'arcivescovo di Agrigento (Radio Vaticana). Reguzzoni: Se Monsignore metta la politica nel Presepe


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Presepe senza Magi in Cattedrale: il commento dell'arcivescovo di Agrigento

Vasta eco ha avuto in Italia l’iniziativa della Caritas di Agrigento di allestire nella Cattedrale della città un presepe senza Magi, perché - avvisa un cartello – “sono stati respinti alla frontiera insieme agli altri immigrati”. Ecco il commento dell'arcivescovo di Agrigento, Francesco Montenegro, intervistato da Fabio Colagrande:

R. – Voleva essere una provocazione pacifica per far riflettere i cristiani sul valore dell’Epifania, la festa di Gesù che si manifesta a tutti. Purtroppo, c’è ancora una cultura di non accoglienza, per cui nonostante facciamo festa al Bambino Gesù ci accorgiamo che il nostro cuore è chiuso agli altri.

D. – Un modo per stimolare un esame di coscienza su come viviamo la nostra fede, anche se uscendo un po’ dalla tradizione del presepio...

R. – Non è neppure voler uscire dalla tradizione del presepe. Oggi, forse, si va sempre più diffondendo la forma della drammatizzazione: si viene più presi dall’immagine e il presepe non ci mette in crisi. Mentre il presepe che abbiamo sempre usato come giocattolo per i piccoli dovrebbe essere un momento di verità per i grandi.

D. – Una scelta che sottolinea, ci sembra, soprattutto, il rischio di incoerenza nel vivere la fede...

R. – Ritengo di sì, perché mi è capitato, anche in questi giorni, di sentire dei cristiani che parlavano del Natale, ma escludevano i fratelli da questa festa. Ora mi chiedo come uno possa essere sicuro e contento della propria fede, quando quel mistero che ci viene presentato da quel Bambino non riusciamo ad accoglierlo fino in fondo.

D. – E’ particolarmente difficile nella terra siciliana convivere con questa situazione, la presenza di diversi immigrati che arrivano dall’Africa?

R. – Credo che questo sia un problema che riguarda tutti. Il problema è che la povertà ci fa male e questi fratelli che vengono da fuori ci ricordano la povertà che noi non vorremmo guardare in faccia. Allora è meglio che se ne stiano a casa loro, così noi stiamo meglio a casa nostra.

D. – L’iniziativa del presepe in cattedrale senza i Magi, ma con la scritta “Respinti alla frontiera”, non vuole essere di taglio politico, assolutamente...

R. – No, assolutamente no. E’ una provocazione per vivere la nostra fede. Io non posso emozionarmi davanti ad un bambino di gesso che mi fa ricordare quello che avvenne duemila anni fa e restare lì indifferente davanti ad un bambino di carne, un povero piccolo, e di questi ne sono morti tanti in mare. Devono morire di fame o li devo rimandare indietro? Ecco, non riesco a vedere come mettere insieme le due cose.

D. – Lei è stato a lungo direttore della Caritas italiana, mons. Montenegro. In quell’esperienza che idea si è fatto della situazione dell’integrazione degli immigrati in Italia?

R. – Ritengo che ancora la strada sia molta e non basti dire: “Noi italiani siamo buoni”. La bontà si deve spezzare con il pane ogni giorno e tante volte la bontà deve diventare anche pane per gli altri e non solo pane, questo è certo.

D. – Il Papa ieri nella festa dell’Epifania ha ricordato che solamente in quel Bambino si manifesta la forza di Dio. Cosa significa questo? La forza del Dio Onnipotente in un bambino debole, indifeso...

R. – Quel Bambino mi dà appuntamento presso altri cinque miliardi di volti. E come guardo quel bambino – e lo guardo con il cuore aperto – se voglio incontrarlo oggi, devo incontrarlo altrove, e se quel Bambino di Betlemme è debole, io devo ricordare che incontro Lui dove ci sono i deboli, dove ci sono i poveri. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

Radio Vaticana

Mah...mah...mah...difficile non pensare ad una iniziativa politica.
Francamente sono perplessa e anche un po' sconcertata
.
R.

Vedi anche:

PADANIA del 7/1/2010 SE MONSIGNORE METTE LA POLITICA NEL PRESEPE... (REGUZZONI GIUSEPPE) a pag. 4

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Veramente il "puro" vescovo ha idee filo prodiane, ama stringere amicizie con il PD e coccola i cattolici adulti...... è distante dalla linea del papa... per cui conviene ammalarsi di strasbismo. Guardare a Roma e distogliere gli occhi da Akragas.

Pecato che radio vaticano, l'abbia accreditato!

Il buonismo natalizio del vescovo è in contrapposizione con il sanghe versato di tanti cristiani al di la delle coste siciliane.
Farebb bene a pensare il vescovo di Agrigente che è sempr atuale il colore rosso del martirio in pieno tempo natalizio (Stefano e I Santi Innoccenti) o ama vestirsi anche lui di arcobaleno?

Anonimo ha detto...

E' palese l'ignoranza! Hanno talmente paura di perdere il potere che pur di mantenerlo preferiscono perdere i fedeli negando loro anche i più elementari principi di fede.
Mettiamola così, storicamente:
I Magi ( tralascio la splendida omelia del Santo Padre) sono venuti ad adorare Gesù Cristo ( chiedete ad un mussulmano di farlo!?) lo hanno omaggiato e se ne sono tornati nella loro terra.
secondo: il gesto è una palese negazione del riconoscimento della Verità che è insita in Gesù Cristo perchè con i doni i Magi ne hanno cassato definitivamente la regalità e la divinità ( oro, mirra ed incenso). In sintesi, visto che il vescovo fa il fenomeno, parlando di immagini, e noi siamo nell'epoca delle immagini eliminando quelle ha dato da capire che Cristo non è Figlio di Dio e che una semplice legge può giustificare una sua non adorazione.
Matteo Dellanoce
A Milano dicono bel pirla! Ed etimologicamente un Pirla è uno che gira in giro senza sapere dove va! Basta con sta gente! Ridate l'anima alla Chiesa!

Anonimo ha detto...

Da parecchio tempo, complice il relativismo culturale ed il sincretismo delle religioni, la Charitas è diventata, in larga misura, un'espressione politica del cattocomunismo confuso e demagogico, che fa assistenza soprattutto con i soldi dei contribuenti italiani, non solo quelli delle offerte dirette, ma anche dei sussidi, che a vario titolo, riceve da strutture pubbliche, per contribuzione meritoria alle opere sociali.
L'importante (per la Charitas) è che i cattolici sinceri sborsino; poi pensa la Charitas privilegiare islamici fondamentalisti ed etnie socialmente pericolose, in nome naturalmente del Vangelo. Dei "poveri cattolici doc", che frequentano le Chiese e le Messe e fanno offerte per i poveri, frutto di sacrifi alla Charitas interesse solo il beneficio economico. Tratta spesso questi "cattolici doc", come dei noiosi rompiscatole che contestano, ad esempio il Card. Tettamanzi che si scioglie in esagerate manifestasi affettuose con i rom, ma si guarda bene dall'invitarli a non rubare, borseggiare, rapinare, terrorizzare le persone con le incursioni negli appartamenti.
Oggi, a Milano, il consenso per il Cardinale è ristretto a sbandati di vario genere, islamici questuanti e irriconoscenti, rom con traffici loschi. Più qualche prelato o aiutante di curia, che si è adeguato all'andazzo.
I cattolici milanesi sono stufi di lui.
Raffaella, mi auguro che questo commento sia pubblicato, e non censurato, come talvolta succede.

Raffaella ha detto...

Basta rispettare le regole del blog.
R.

azzeccagarbugli ha detto...

un po' come se San Francesco, invece di allestire la prima scena della Natività per dar forma alla sua fede e a quella dei semplici, avesse rappresentato, per "attualizzarlo", il Bambinello ostaggio del Saladino in Terra Santa, magari anche per giustificare la propria partecipazione alle crociate...

Anonimo ha detto...

in Sicilia, guardate che la maggior parte dei vescovi è di quella "razza". Indottrinano i seminaristi, badando bene a non far saltare loro il foasto da loro pazientmente costruito , con fedeltà non alla Tradizione della Chiesa ma a tutta una serie di pubblicazioni di stampo filo proigressiste in nome di un Concilio Vaticano II che è DA INTENDERSI SOLO COME ROTTURA e non continuità.
Cosa mostrerà questa Chiesa di Sicilia al papa il prossimo 3 ottobre? Il suo vero volto sempre alla ricerca del nuovo e dello straordinario (mentre i numeri dei cattolici praticanti cala sempre più e l'età media della mesa domenicale si alza) oppure l'ipocrito volto dell'allineamento al magistero di Benedetto XVI , per poi ritornare a fare peggio quello che si è fatto fino ad oggi?

Mentrte alcuni seminari rischiano la chiusura, i vescovi siciliani hanno scleto la via più breve: la mediocrità degli aspiranti.
Mentre i sacerdoti giovani cercano di celebrare con MP , i vescovi indottrinano perchè non vada avanti l'attuazione del MP, magari con minacce e delegittimazioni o lasciare i più ostinati nella più completa solitudine.


Ancora e ancora e ancora......

Anonimo ha detto...

Sarebbe interessante leggere qualche dato o qualche fonte a supporto delle accuse mosse dall’anonimoalla Charitas che, immagino, dedicherà molte più energie al volontariato del personale dell’associazione. Nell’attesa vorrei dire che nel gesto del Vescovo più che la politica si può trovare, a mio avviso, una riflessione di etica. Io sono senza dubbio convinto che molti dei migranti che entrano nel nostro paese siano soggetti potenzialmente pericolosi: costretti a vivere in condizioni estreme, spesso con famiglie a carico all’estero, nell’impossibilità di ottenere dei posti di lavoro gratificanti, anche solo economicamente, è ragionevole pensare che la loro sia una vita che li può portare a delinquere più facilmente che ad altri. Ed anche senza arrivare ai crimini posso testimoniare per esperienza che spesso quelli di loro che vivono nelle peggiori condizioni sono troppo arrabbiati, non sempre a ragione, per essere in qualche modo aperti e disponibili. E mi preoccupa che siano tante le difficoltà che si incontrano, per alcuni, perché accettino almeno le maggiori conquiste culturali della nostra civiltà, come l’eguaglianza, la libertà individuale, la piena dignità di tutte le persone ecc.. non tanto per un fatto di identità nazionale o di tradizione, ma perché noi crediamo che siano le premesse necessarie per costruire una società migliore. Per tanto, senza il bisogno di essere “estremisti” di destra, è facile condividere l’equazione: se non entrano nel nostro paese (per vie irregolari) non entreranno neppure i problemi che si portano appresso. Che sembra essere il pensiero alla base di molta politica di questi anni. Tuttavia il Vescovo ci ricorda che come cristiani non possiamo fare questo genere di ragionamento. Un leggero aumento della nostra sicurezza, o una maggior quantità di denaro pubblico speso per gli Italiani che sono già qui, e tutti quei piccoli vantaggi personali che spereremmo di ottenere da una politica di totale chiusura e respingimento non possono essere calcolati da un cattolico: dovremmo invece saper accettare questi fastidi, che talvolta si rivelano vere e proprie sofferenze (come nel caso delle vittime dei crimini), ricordando tuttavia che il nostro primo dovere per quanto difficile dovrebbe essere l’accoglienza, e che quelle monete che lasciamo tintinnare la domenica nella cesta dell’offertorio, o magari anche le banconote come mi capita di osservare, non sono comunque ciò che si per noi si chiama Carità o sacrificio. Naturalmente è più facile mille volte anche per me scriverlo che metterlo in pratica, per questo però ci sono persone come il Vescovo che ogni tanto ci ricordano quale dovrebbe essere il comportamento più giusto

Ste

un passante ha detto...

i vescovi "coraggiosi" scelgono sempre le proteste più facili, quelle di tendenza. Qualcuno lo scorso anno ha escluso pure il bambinello, perchè a suo dire un mondo così poco accogliente non meritava la sua venuta. Non si è mai visto però un vescovo che abbia escluso dal presepio il bambinello per protesta contro tutti i bimbi mai nati perchè abortiti. Scusate la blasfemia, ma credo che molti vescovi in occidente stiano fraintendendo il loro ruolo e facciano loro solo le battaglie che condividono politicamente e non più quelle di fede. Ormai anche chi fare santo lo si decide coi criteri della politica e sulla base del termometro dell'opinione pubblica. Una volta i santi erano i martiri della fede, oggi senza il consenso anticlericale non possumus!
Va bene l'accoglienza, guai a non predicare la fratellanza e tutti gli insegnamenti del Vangelo, ma a quell'aggiunta che diceva di andare e battezzare nel nome del padre del figlio e dello spirito santo chi ci pensa più?
Pochi giorni fa un bimbo chiedeva al papà: ma nelle moschee fanno anche i battesimi? Non è intento di provocazione il mio ma tutte le volte che un sacerdote si oppone alla costruzione di moschee entra in contrasto col mio spirito laico, che vorrebbe libertà di culto per tutti, ma quando spende gran parte della sua predicazione più per il culto altrui che per il proprio mi disorienta. Figuriamoci un bambino...

azzeccagarbugli ha detto...

Suvvia, caro passante, sappiamo tutti che l'argomento dei bambini mai nati è politicamente scorretto e che solo pochi coraggiosi in grado di sopportare la lapidazione mediatica se ne fanno carico, Papa Benedetto in primis. Ma cosa pretendiamo? L'unico spot pro life accettabile oggi è quello di una nota marca automobilistica che mostrando alcuni embrioni di delfini e orsi in evoluzione li definisce "generazioni future", mentre i nostri, di embrioni, tutt'al più costituiscono materiale da laboratorio.

Fabiola ha detto...

Insomma quello che non riuscì ad Erode sarebbe riuscito alla Bossi-Fini e a quei cattivoni di Berlusconi e Maroni: tener lontani i Magi dal Bambino cui la stella li aveva guidati. Almeno ad Agrigento.
Come se tutto ciò potesse servire a far diventare davvero "cristiani" i poveri cattolici locali! E' curioso come questi indefessi "dialoganti" con tutti e su tutto riescano ad immaginare scelte simboliche (per altro un po' irriverenti) per colpire sempre e solo in una direzione. Su altre "questioncelle" legate a principi "non negoziabili" sempre pronti ad invocare il silenzio e il rispetto delle coscienze. Boh! Quello che mi dispiace, di fronte a questa strumentalizzazione del Presepe, è il rilievo benedicente che Radio vaticana ha voluto darle. D'altra parte (en passant) le scelte di Radio Vaticana (almeno della redazione italiana) mi lasciano, spesso, per così dire, almeno perplessa.