mercoledì 10 febbraio 2010
Santa Sede: «Campagna diffamatoria contro il Papa» (Gasparroni)
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IL "CASO" DINO BOFFO: RASSEGNA STAMPA
«Campagna diffamatoria contro il Papa»
Benedetto XVI deplora «questi attacchi ingiusti e ingiuriosi» e rinnova la fiducia nelle alte gerarchie
Fausto Gasparroni
CITTA' DEL VATICANO
Hanno ritenuto che la misura fosse colma.
Dopo lunghi giorni di silenzio, di fronte al rincorrersi delle insinuazioni e dei "retroscena" sul caso Boffo, i vertici vaticani – con in prima fila il Papa – hanno emesso un comunicato per fare piazza pulita delle «notizie e ricostruzioni» circolate finora sulla stampa.
Smentito, quindi, qualsiasi coinvolgimento del direttore dell'Osservatore Romano Giovanni Maria Vian e, indirettamente, del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone nella vicenda. Con in più un'accusa di quelle pesanti: è in atto «una campagna diffamatoria contro la Santa Sede, che coinvolge lo stesso Romano Pontefice».
È stata la Segreteria di Stato, con l'avallo diretto di Benedetto XVI, a prendere in mano la situazione e a far diffondere la nota.
«Dal 23 gennaio – vi si legge – si stanno moltiplicando, soprattutto su molti media italiani, notizie e ricostruzioni che riguardano le vicende connesse con le dimissioni del direttore del quotidiano cattolico italiano Avvenire, con l'evidente intenzione di dimostrare una implicazione nella vicenda del direttore de L'Osservatore Romano, arrivando a insinuare responsabilità addirittura del cardinale segretario di Stato». «Queste notizie e ricostruzioni – recita la nota – non hanno alcun fondamento».
Segue una puntigliosa lista di smentite: «è falso che responsabili della Gendarmeria vaticana o il direttore de L'Osservatore Romano abbiano trasmesso documenti che sono alla base delle dimissioni, il 3 settembre scorso, del direttore di Avvenire», Dino Boffo; «è falso che il direttore de L'Osservatore Romano abbia dato – o comunque trasmesso o avallato in qualsiasi modo – informazioni su questi documenti»; «è falso che egli abbia scritto sotto pseudonimo, o ispirato, articoli su altre testate».
Per la Segreteria di Stato, «appare chiaro dal moltiplicarsi delle argomentazioni e delle ipotesi più incredibili – ripetute sui media con una consonanza davvero singolare – che tutto si basa su convinzioni non fondate, con l'intento di attribuire al direttore de L'Osservatore Romano, in modo gratuito e calunnioso, un'azione immotivata, irragionevole e malvagia».
Quindi la denuncia più severa: «ciò sta dando luogo a una campagna diffamatoria contro la Santa Sede, che coinvolge lo stesso Romano Pontefice». Benedetto XVI, tra l'altro, «che è sempre stato informato, deplora questi attacchi ingiusti e ingiuriosi, rinnova piena fiducia ai suoi collaboratori e prega perché chi ha veramente a cuore il bene della Chiesa operi con ogni mezzo perché si affermino la verità e la giustizia».
Nel diffondere la nota, il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha voluto sottolineare come essa provenga dalla «fonte più autorevole, la Segreteria di Stato, il che vuole dire che è approvata dal Papa stesso».
E anche L'Osservatore Romano, nel metterla in pagina, avvertiva ieri che «il Santo Padre ha approvato il seguente comunicato e ne ha ordinato la pubblicazione».
Anche la presidenza della Cei, in un proprio comunicato, parla di «campagna diffamatoria contro la Santa Sede», auspicando che questa «presa di posizione contribuisca a rasserenare il clima, segnato da una vicenda dolorosa che in questi mesi è andata oltre la sua valenza effettiva».
La Santa Sede ha voluto così mettere la parola fine al tam-tam sui «veleni» e ai pettegolezzi secondo cui a consegnare al Giornale diretto da Vittorio Feltri la «velina» che costrinse Boffo alle dimissioni sarebbe stato Vian su mandato del cardinal Bertone, intenzionato – secondo tali ricostruzioni – a limitare l'autonomia del quotidiano dei vescovi e della stessa Cei guidata dal cardinal Angelo Bagnasco, e prima di lui da Camillo Ruini. E anche dal fatto che a essere sotto accusa fosse il primo collaboratore di Ratzinger di recente confermato nell'incarico – oltre che dalle descrizioni di una Chiesa divisa e in preda alle faide interne come «al tempo dei Borgia» – nasce la denuncia sulla «campagna diffamatoria» contro la Santa Sede e lo stesso Pontefice.
Feltri, da parte sua, ieri ha ribadito di non aver «mai scritto una riga» su Vian né sul cardinal Bertone, «che non conosco». «Ho scritto invece a suo tempo su Boffo – ha ricordato – dicendo che era stato condannato per molestie e che queste molestie erano a sfondo omosessuale. Ci siamo poi corretti quando l'avvocato del direttore dell'Avvenire ci ha mostrato le carte nelle quali non si parlava di omosessualità. Ma solo di molestie per le quali c'è stata anche una condanna». «Per quanto mi riguarda – ha concluso – la storia finisce qui. Sono altri che poi hanno parlato».
«Si cerca di silenziare ed esporre alla gogna l'informazione laica, libera e amica che denuncia il fattaccio e ne spiega le ragioni»: così il direttore del Foglio Giuliano Ferrara ha reagito al comunicato della S. Sede in un editoriale che sarà pubblicato oggi. Il direttore del Foglio, quotidiano che il 30 gennaio scorso aveva ospitato un'intervista al direttore del Giornale Vittorio Feltri dando il via a nuove polemiche sulla vicenda, precisa che «di gendarmerie, plichi postali e altri molti e notevoli dettagli pettegoli, sui quali si intrattiene un inusuale e febbrile comunicato della segreteria di Stato vaticana, associandoli addirittura a un giudizio finale di "deplorazione" attribuito a Benedetto XVI, non ci siamo occupati che di striscio».
© Copyright Gazzetta del sud, 10 febbraio 2010
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