martedì 9 febbraio 2010

Pedofilia, la svolta partì dall'America. Benedetto XVI chiese perdono e incontrò le vittime delle violenze (Molinari)


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Su segnalazione della nostra Alessia leggiamo:

INVERSIONE DI ROTTA DOPO LA PRUDENZA DI GIOVANNI PAOLO II

La svolta partì dall'America

Maurizio Molinari

CORRISPONDENTE DA NEW YORK

Un’intervista a bordo dell’aereo papale, l’incontro con cinque vittime in una cappella di Washington e il tacito consenso alla Chiesa locale a versare milioni di dollari in riparazioni: furono questi tre momenti a trasformare il viaggio di Joseph Ratzinger in America nell’aprile del 2008 nell’inizio di un processo di riconciliazione con le migliaia di cittadini che erano stati per decenni oggetto di abusi sessuali da parte di sacerdoti cattolici.
L’intervista fu quella che il Papa diede ai giornalisti al seguito da bordo dell’aereo che lo stava portando negli Stati Uniti. Prima ancora di atterrare Ratzinger scelse di affrontare la ferita della pedofilia che era stata messa a nudo nel 2004 dal «John Jay Report» confermando 6700 accuse di molestie commesse da 4392 preti americani (il 4 per cento del totale) dal 1950 al 2002. «E’ una grande sofferenza per la Chiesa negli Stati Uniti, per la Chiesa in generale e per me personalmente il fatto che tutto ciò sia potuto accadere» affermò il Papa, dicendosi «mortificato» e assicurando che «faremo tutto il possibile affinché questo non si ripeta in futuro». «I due aspetti della giustizia - aggiunse - sono che i pedofili non possono essere sacerdoti e che bisogna aiutare le vittime in ogni modo».
Furono parole che ebbero ampio risalto negli Stati Uniti, dove le associazioni delle vittime degli abusi avevano fino a quel momento accusato le gerarchie ecclesiastiche di proteggere i pedofili con la strategia del silenzio.
Una volta atterrato Ratzinger decise di far seguire alle parole i fatti concreti incontrando cinque vittime di molestie nella piccola cappella della residenza del nunzio a Washington. Fu un incontro privato, senza testimoni, con i cinque fedeli della diocesi di Boston - precipitata nel 2001 al centro di uno dei maggiori scandali di pedofilia - si alternarono nel raccontare le loro sofferenze, soffermandosi poi a pregare assieme al Pontefice.
«Gli ho chiesto di perdonarmi per aver odiato la Chiesa ed aver odiato lui» disse Olan Horne, un cinquantenne molestato quando aveva appena 9 anni, e la risposta che ebbe fu: «Anche se il mio inglese non è buono voglio che lei sappia che comprendo il suo profondo dolore».
La decisione di Ratzinger di adottare la tolleranza zero nei confronti dei pedofili, affermando che «è meglio avere meno preti ma non pedofili», fu percepita dal gruppo cattolico per il rinnovamento della Chiesa «The Voice of the Faithful» del Massachusetts come una brusca inversione di tendenza rispetto al pontificato di Giovanni Paolo II che invece non si era mai spinto tanto avanti nell’esprimere comprensione per le vittime e condanna per i responsabili.
Il cambio di marcia del Vaticano ha avuto immediate conseguenze nel comportamento delle diocesi nei confronti delle cause per risarcimento danni portandole a siglare accordi finanziari il cui ammontare complessivo - secondo stime parziali - sfiorerebbe oramai i 2 miliardi dollari.
Alcune diocesi, come quelle di San Diego, Fairbanks e Wilmington, sono state obbligate alla bancarotta ma l’impatto della linea dura di Ratzinger ha consentito alla Chiesa americana di iniziare a risollevarsi dopo aver registrato un brusco calo di fedeli e finanziamenti.
Non si può escludere che, proseguendo sullo stesso cammino, la Santa Sede possa accettare di veder processare gli ex sacerdoti americani accusati di atti di pedofilia. Ciò che più preoccupa il Vaticano invece è la possibilità che alcuni giudici federali possano consentire alle vittime di rifarsi economicamente sulla Chiesa di Roma.

© Copyright La Stampa, 9 febbraio 2010 consultabile online anche qui.

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