mercoledì 10 febbraio 2010

Il Papa chiude il caso Boffo. I vescovi ringraziano (Andrea Gagliarducci)


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IL "CASO" DINO BOFFO: RASSEGNA STAMPA

Il Papa chiude il caso Boffo I vescovi ringraziano

Un comunicato della Segreteria di Stato smentisce le ricostruzioni «Sono convinzioni non fondate, si sta diffamando la Santa Sede»

Andrea Gagliarducci

Con una smentita ufficiale, arrivata direttamente dalla Segreteria di Stato Vaticana e approvata da Benedetto XVI in persona, la Santa Sede vuole chiudere definitivamente il caso Boffo.
Un atto necessario dopo che si erano moltiplicate le indiscrezioni di stampa riguardo al vero «mandante» della vicenda Boffo, arrivando a delineare scenari che coinvolgevano la Segreteria di Stato Vaticana e il direttore dell'Osservatore Romano Gian Maria Vian nel complotto contro l'ex direttore di Avvenire.
Un comunicato secco, che viene accolto come una liberazione dalla Cei, che nel pomeriggio esprime il plauso per il documento «ispirato dalla volontà prioritaria e pienamente condivisa di evitare che il bene della Chiesa sia compromesso da notizie e ricostruzioni che hanno dato vita ad una campagna diffamatoria contro la Santa Sede».
«Sono assolutamente infondate», si legge nel comunicato, «le ricostruzioni» sul caso Boffo, che vedrebbero implicati Gian Maria Vian e la Segreteria di Stato». «In particolare - scrive la Segreteria di Stato - è falso che responsabili della Gendarmeria vaticana o il direttore dell'Osservatore Romano abbiano trasmesso documenti che sono alla base delle dimissioni, il 3 settembre scorso, del direttore di Avvenire; è falso che il direttore de L'Osservatore Romano abbia dato - o comunque trasmesso o avallato in qualsiasi modo - informazioni su questi documenti, ed è falso che egli abbia scritto sotto pseudonimo, o ispirato, articoli su altre testate». Di fronte a questa serie di attacchi «appare chiaro - prosegue il documento - che tutto si basa su convinzioni non fondate», e che «ciò sta dando luogo a una campagna diffamatoria contro la Santa Sede, che coinvolge lo stesso Romano Pontefice».
Il documento conclude che «Benedetto XVI, che è sempre stato informato, deplora questi attacchi ingiusti e ingiuriosi, rinnova piena fiducia ai suoi collaboratori e prega perché chi ha veramente a cuore il bene della Chiesa operi con ogni mezzo perché si affermino la verità e la giustizia». Una smentita netta, con la quale si vuole mettere una pietra tombale sull'affaire Boffo, una vicenda che anche agli «addetti ai lavori» appare poco chiara "Non conosco né Bertone, né Vian - commenta Feltri - Il Giornale ha pubblicato una notizia vera, la condanna di Boffo per molestie. Il resto non conta». È fine agosto quando Vittorio Feltri, direttore del Giornale, decide di pubblicare una velina riguardo una condanna per molestie di Dino Boffo. Il quale, il 3 settembre, decide di dimettersi dagli incarichi di direttore di Avvenire, Tv2000 e RadioinBlu.
A dicembre, Feltri torna sulla vicenda, scusandosi con Boffo delle accuse, affermando che «la ricostruzione dei fatti» descritti nella nota a lui consegnata «non corrisponde al contenuto degli atti processuali». Atti processuali che sono rimasti segretati, e quindi inaccessibili al pubblico. La vicenda però non si conclude qui. Di fronte alla smentita della Segreteria di Stato, Giuliano Ferrara, direttore del Foglio, accusa che «la nota è stata scritta dal professor Vian dopo ben 17 giorni di esitazioni». Il Foglio ha attaccato pesantemente Vian nei giorni scorsi, sostenendo che «alcune telefonate» che hanno accreditato la velina sull'ex direttore di Avvenire siano partite proprio dal direttore dell'Osservatore Romano. Certo è che sull'affaire Boffo c'è stata una convergenza di interessi, che difficilmente si può ridurre a un mero scontro tra ruiniani e bertoniani. La condanna di Boffo non era un mistero. La storia della velina vaticana si intreccia passo passo con l'Istituto Toniolo, la cassaforte dell'Università Cattolica. Boffo entra nel Cda del Toniolo nel 2004, e proprio in quegli stessi giorni il pubblico ministero di Terni chiede la condanna del giornalista per molestie. Nell'agosto 2004 il gip di Terni condanna Boffo al pagamento di un'ammenda di 516 euro. Le prime lettere anonime sul caso Boffo vengono spedite nel 2006, alla vigilia della rielezione del rettore Ornaghi alla Cattolica. Lettere che ricompaiono nell'aprile 2009, quando Boffo sta per essere riconfermato membro del Toniolo. Non sembra essere un caso che nuovo clamore alla vicenda sia stato dato proprio nel momento in cui sta per scadere (a marzo) il secondo mandato di Ornaghi. E la velina in possesso di Feltri sarebbe arrivata al direttore di Avvenire direttamente dall'Istituto Toniolo. Da notare che il tentativo di mettere in minoranza la componente ruiniana nel Toniolo è partito ben prima dell'avvento di Bertone alla Segreteria di Stato. E, a rigor di logica, appare come l'onda lunga di un qualcosa partito dal precedente apparato, e proseguito sotto l'era Bertone mentre pian piano la vecchia componente della Curia veniva sostituita.

© Copyright Il Tempo, 10 febbraio 2010 consultabile online anche qui.

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