mercoledì 17 marzo 2010

"La Stampa" tenta di "processare" il Papa in Baviera ma ottiene l'effetto esattamente contrario!


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"Il Papa ci chieda scusa"

Nella Baviera dove Ratzinger è cresciuto: «Ma noi gli crediamo»

ALESSANDRO ALVIANI
TRAUNSTEIN-MARKTL AM INN (Baviera)

È tutto molto triste: anch'io ho un figlio che fa il chierichetto e sono turbato da quello che sta emergendo». Ralf Berger esce a passi lenti dalla Chiesa di St. Oswald a Traunstein. È qui che, l'8 luglio 1951, Joseph Ratzinger celebrò la sua prima messa. Ed è qui che i «suoi» fedeli provano a prendere le difese di quel loro prete diventato Papa che oggi viene accusato da più parti di aver taciuto troppo a lungo sullo scandalo dei preti pedofili in Germania. «Deluso dal Santo Padre? No, sono arrabbiato con la Chiesa che ha sempre cercato di nascondere questi crimini, ma non col Papa: se finora non si è pronunciato è perché è rimasto lui stesso scioccato da questo scandalo», spiega Berger.

Traunstein, l’orgoglio perduto

Vista da qui, da quella Traustein che Benedetto XVI ha sempre definito la sua «vera» città natale, la Germania sembra divisa a metà. Non più il Paese che nel 2005, quando Joseph Ratzinger fu eletto successore di Giovanni Paolo II, gridò compatta e orgogliosa dalle colonne della Bild «Wir sind Papst», «Noi siamo Papa». Ma un Paese confuso, disorientato dall'ondata ormai quotidiana delle denunce di abusi in scuole o convitti cattolici, un Paese che guarda al suo Papa e si divide. C'è la Germania delle associazioni cattoliche di base e dei politici Csu che chiedono un intervento rapido del pontefice. E c'è una Germania che condanna sì gli abusi, che mette sì in discussione il celibato, ma che prova come può a prendere le difese del Papa. È una Germania che trovi a Marktl (la città in cui è nato), a Traunstein (quella in cui è cresciuto), ma anche a Monaco (dove è stato arcivescovo), tre città profondamente legate a Joseph Ratzinger.

Traunstein ieri mattina era avvolta in una morsa di gelo. Davanti alla Chiesa di St. Oswald cumuli di neve circondano il busto di Benedetto XVI. «Non sono deluso da lui: indipendentemente da quello che avrebbe detto, le sue parole sarebbero state rigirate a suo svantaggio - spiega Christian Abler, giovane impiegato di banca -. Mi aspetto però una richiesta ufficiale di scuse proveniente dai livelli più alti, dal Papa o da altri». «Non mi ha deluso, però l'importante è che, quando interverrà, non si limiti a parlare, ma faccia anche qualcosa di concreto» concorda Valentina Clement. Molti preferiscono allargare il discorso: «Questo problema non ci sarebbe se i preti avessero la possibilità di sposarsi», lamenta Ute Wiblishauser.

St Michael, il seminario

Per capire quanto lo scandalo stia rendendo incerto il mondo cattolico, anche bavarese, bisogna però lasciare il centro città e inerpicarsi sulla salita coperta di neve che porta al seminario di St. Michael, un enorme complesso in cui Joseph Ratzinger studiò dal 1939 al 1946. Il direttore precisa subito di non poter parlare senza l'autorizzazione dell'arcidiocesi di Monaco. Poi però, per un riflesso quasi naturale in questi giorni, precisa: «Qui da noi non c'è stata nessuna denuncia».

Maktl, il punto di partenza

Marktl ieri era un paesino semideserto. Sulla Marktplatz, la piazza su cui sorge la casa natale di Benedetto XVI, una panetteria ha affisso sula vetrina d'ingresso il manifesto del concerto a Marktl, il 18 aprile, dei Regenbsburger Domspatzen (il coro che è stato diretto per trent'anni dal fratello del papa, Georg, e che ora è investito da accuse di maltrattamenti e abusi). Proprio accanto, un adesivo bianco: «Attivi contro gli abusi sui bambini». Dice il pensionato Max Gander: «Il problema è che la Germania è troppo critica: il Papa si è già espresso su quanto successo in America o in Irlanda». In molti, qui, credono che il Pontefice non debba chiedere personalmente scusa per lo scandalo pedofilia. Le voci critiche, però, non mancano: «Il rapporto di fiducia verso la Chiesa s'è ormai rotto: dovrebbe pronunciare delle parole molto precise», sostiene Alexandra Engl.

Monaco, la roccaforte

«Il Papa sta facendo bene a prendere tempo, prima vuole studiare il tutto in modo approfondito; e poi perché mai dovrebbe scusarsi?». Inge Stadler ha fretta: la messa delle 17.30 nella Frauenkirche, la cattedrale di Monaco, è già iniziata da alcuni minuti e lei, un’anziana signora avvolta in un pesante cappotto grigio, è arrivata in ritardo. «Tutta questa vicenda degli abusi è una porcheria dei media: io stessa sono stata in convitto, ho un fratello che è stato nel coro dei Regensburger Domspatzen, un conoscente era a Ettal e non possiamo che parlarne bene». Qui sono in molti a pensarla come lei. «Certo che il Pontefice parlerà, ma non adesso, prima vuol ponderare bene le parole - dice convinta un’altra signora -. Sa, è un brav'uomo: io continuo ad andare a messa, l'importante ora è restare uniti».

I fedeli tra fedeltà e sgomento

C'è, infine, un'altra Germania. È quella che, silenziosamente, ha iniziato a voltare le spalle alla Chiesa cattolica. «Ho già pensato se non sia il caso di lasciare la Chiesa - confida una signora per le strade di Traunstein -. Per ora, però, resto: sono credente».

© Copyright La Stampa, 17 marzo 2010 consultabile online anche qui.

Davvero interessante questo articolo e totalmente a favore del Papa! Non credo che la cosa sia voluta, ma e' questa l'impressione che ne traggo. I fedeli semplici (non quelli del comitato centrale) capiscono tutto e tutto sanno discernere.
Certo! La situazione e' gravissima e la fiducia nella Chiesa e' minata, ma non quella nel Papa. Questo e' un dato di partenza fondamentale.
Ai giornalisti che scrivono come se il Papa fosse colpevole di qualcosa, vorrei chiedere: di che cosa dovrebbe chiedere personalmente scusa?
E non vi pare che l'abbia gia' fatto negli Usa ed in Australia? Lo fara' ancora, a nome della Chiesa e noi possiamo solo ringraziarlo per questo suo atto di profonda ed ineguagliabile responsabilita'
.
R.

7 commenti:

Maria R. ha detto...

Aggiungo una sola cosa, a quello che hai detto tu e che condivido in pieno: considerando lo stato di "tensione" attuale, considerando quello che succede ogni volta che il Papa apre bocca su certi temi (tipo a Ratisbona), credo che una persona intelligente (quale il Papa è), faccia anche un attimo di silenzio, prima di dire cose che rischiano di essere male interpretate, ingenerando magari anche tumulti più feroci. Fra l'altro, io credo che non debba dire nulla. Ha detto, ha fatto e sta facendo. Se dovesse pronunciarsi ogni qualvolta che viene fuori una storia nuova di abusi, avremmo Angelus monotematici per anni e anni. Il silenzio, in questi casi, non è disinteresse. L'interesse lo sta dimostrando coi fatti. E quanto alle precisazioni di date e fatti, quelle spettano alla sala stampa, non al Papa.

Buona giornata!

Anonimo ha detto...

Raffa, non per fare il dietrologo. Il problema della pedofilia è grave da alcuni decenni e non v'è dubbio che Ratzinger sia rimasto abbastanza isolato nel suo impegno (già da quand'era Prefetto CDF) a fare pulizia contro il lassismo di troppi Vescovi e che ancora oggi siano troppo pochi quelli che collaborano con Lui con altrettanta decisione. Altrettanto evidente che ci sia una strumentalizzazione anticattolica che manipola dati e notizie. Tuttavia, la speculazione avrebbe potuto essere altrettanto forte nei precedenti casi Usa e Irlanda, nei quali invece non si era tentato di coinvolgere il Papa. Questo tentativo di coinvolgimento violento nasce ora ed in Germania.
Sarà una coincidenza che sia iniziato poco dopo il penoso caso della cosiddetta "papessa" protestante costretta a dimettersi?
Alberto

Anonimo ha detto...

Alviani ha fatto flop :-) Fantastico riuscire a far credere il contrario di quello che si vuole, questo succede a strafare.
Giusto, ragazze. Fatti non parole. Ed è questo, a differenza di altri, che il Papa sta facendo. Parlerà se e quando lo riterrà opportuno. Di nulla deve scusarsi. L'ha già fatto anche a nome dei predecessori. Il mio sospetto è che le norme da lui emanate siano state ampiamente disattese.
Alessia

Anonimo ha detto...

In Germania mi sembra che finora solo Muller cerchi di arginare il Terrore. Già lui ha un conto aperto con i media che gli hanno impedito di diventare vescovo di Monaco per non aver informato la comunità che un amministratore parrochiale era implicato in un caso di pedofilia ed era sotto terapia. Marx fa dimettere chiunque sia sfiorato, come l'abate di Ettal, e non c'è possibilità di recupero, cosa che normalmente si concede agli ergastolani omicidi. Fra l'altro il prete "protetto" da Ratzinger, dopo aver scontato la pena detentiva e pecuniaria, ha sempre rigato dritto. Eufemia

Anonimo ha detto...

Nella Germania scattolicizzata, Papa Benedetto è profondamente odiato. I suoi ex colleghi, di cui conosciamo i nomi, non gli perdonano quello che considerano un tradimento. Lui, il più dotato di tutti, ha rinnegato da subito le teorie post conciliari di stampo eretico che vedeva emergere, facendosene il più acerrimo oppositore. Purtroppo, malgrado i fallimenti, sono loro a dominare il dibattito intellettuale, le loro tesi a essere divulgate con l'aiuto dei media. Vogliono fargliela pagare, ma non prevarranno. I piccoli sono con lui.
Alessia

Raffaella ha detto...

No, Alberto, non fai dietrologia...
Gli strenui nemici di Papa Benedetto si agitano come pesci nella rete perche' pensato di farsi largo usando i media.
Non sanno che a loro manca qualcosa di fondamentale: i semplici!
Siamo noi che sosteniamo il Papa.
R.

Anonimo ha detto...

Infatti il caso della "papessa", una potenziale omicida, viene sbandierato come esempio cristallino di correttezza, viste le pronte dimissioni. Certo Ratzinger e anche Brady non sono dei deboli come Luigi XVI, ma comunque il danno è stato enorme e per ora sono di fatto "impeached". Anche emotivamente, dopo l'uscita di Bush e la sua parziale riabilitazione, un capro espiatorio bisogna pur trovarlo. Eufemia