venerdì 19 marzo 2010

Lettera agli Irlandesi, ecco che che cosa scriverà il Papa (Aldo Maria Valli)


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Pedofilia
Ecco che cosa scriverà il papa


Aldo Maria Valli

È vero, in passato alcuni vescovi, forse perché mossi dal desiderio di non arrecare danno all’immagine della Chiesa, sono stati troppo passivi di fronte ai casi di sacerdoti che si sono macchiati del tremendo crimine della pedofilia. Ma è altrettanto vero che sul piano dei principi la Chiesa ha sempre condannato con fermezza questi comportamenti, come nell’istruzione Crimen sollicitationis.
Da un lato l’ammissione degli errori commessi, dall’altro una ferma obiezione a chi sostiene che la Chiesa nel suo complesso è stata complice. Il papa ha chiesto che non siano lasciate zone d’ombra, ed è una regola che applica prima di tutto a se stesso. Con la lettera ai fedeli irlandesi sarà ancora una volta chiaro, e dimostrerà di non subire condizionamenti.
Su una base di 400 mila sacerdoti diocesani e religiosi in tutto il mondo, i casi di cui si è occupato il Vaticano negli ultimi nove anni sono circa tremila. Se da una parte occorre sempre sottolineare con decisione che anche un solo caso costituisce un terribile tradimento della missione affidata da Gesù ai suoi discepoli, il dato autorizza a dire che è ingiusto trascinare nel fango tutta la Chiesa per i peccati di pochi.
Il papa ribadirà che la Chiesa non ha mai vietato di denunciare i responsabili alle autorità civili. Come ha spiegato all’Avvenire monsignor Charles Scicluna, responsabile per la Congregazione per la dottrina della fede delle indagini sui delicta graviora, un conto è il segreto istruttorio, motivato dalla necessità di proteggere tutte le persone coinvolte, vittime comprese, un conto è la necessità di informare le autorità civili, che resta un dovere.
Nell’udienza di mercoledì scorso Benedetto XVI, annunciando la firma della lettera ai cattolici irlandesi, ha confessato la sua «profonda preoccupazione» ma ha anche chiesto che il documento sia letto «con cuore aperto e con uno spirito di fede». Dunque no alle strumentalizzazioni.
L’obiettivo della lettera? Pentimento, guarigione, rinnovamento.
Questi i termini espressamente usati dal papa. Senza un pentimento sincero non ci può essere purificazione.
La questione va affrontata prima di tutto sul piano spirituale e della fede. Ma per guarire occorre trovare le cause della malattia.
Quindi non ci si può accontentare di dichiarazioni di principio. Bisogna capire come e perché tali aberrazioni sono state possibili. E infine il rinnovamento, che è l’indicazione di prospettiva: un modo nuovo di affrontare il problema, senza più silenzi e complicità, e soprattutto garantendo la prevenzione.
Le severe parole del papa, pronunciate in diverse occasioni, testimoniano il suo dramma personale in quanto pastore. Così come la richiesta di perdono alle vittime. Prima di scrivere la lettera ai fedeli irlandesi, ha voluto conoscere il fenomeno in tutti i suoi aspetti. Le informazioni gli sono arrivate sia dagli Stati Uniti sia dall’Europa. Un dossier accurato, scevro da elementi emotivi. Il papa ha potuto così vedere anche che nel corso del tempo sono aumentati i casi di sacerdoti accusati ingiustamente, specie da quando gli studi legali hanno individuato nei sospetti casi di pedofilia tra i preti una “miniera” dalla quale ottenere transazioni milionarie.
La linea della “tolleranza zero” viene ribadita da Benedetto XVI, ma compito del pastore è anche quello di proteggere la parte sana del gregge.
Prima di tutto fotografando la realtà ed evitando così forme di scoraggiamento.
La stragrande maggioranza dei casi di cui si dibatte oggi sono avvenuti molti anni fa.
Ciò non li rende meno gravi e non assolve i vescovi dalla colpa di insabbiamento, ma occorre pur dire che con il tempo la situazione è migliorata.
La Chiesa oggi non tollera né tanto meno incoraggia questi crimini.
Essendo formata da esseri umani e dunque da peccatori, è verosimile che non potrà mai liberarsene totalmente, tuttavia ha fatto e sta facendo molto.
Trasparenza e chiarezza. Questo chiede Benedetto ai vescovi. In gioco è la credibilità della Chiesa, specie in un’epoca in cui i mass media possono modificare portata e dimensioni dei fenomeni. In occasione dei viaggi negli Stati Uniti e in Australia, dove molti giornali erano in agguato contro di lui puntando proprio sui casi di pedofilia fra i sacerdoti, il papa seppe guadagnarsi rispetto denunciando «misfatti che costituiscono un così grave tradimento della fiducia», affermando che i preti pedofili vanno portati di fronte alla giustizia e dicendo che per le vittime ci vuole «compassione e cura». Parlò anche di “priorità urgente” nel «promuovere un ambiente più sicuro e sano ». È sempre più convinto che questa sia la strada da seguire.

© Copyright Europa, 19 marzo 2010 consultabile online anche qui.

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