venerdì 9 aprile 2010

Joseph Ratzinger non insabbiò il caso dei Legionari e ora deve decidere come chiuderlo (Rodari)


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su segnalazione di Eufemia legggiamo:

B-XVI non insabbiò il caso dei Legionari e ora deve decidere come chiuderlo

di Paolo Rodari

Che Joseph Ratzinger abbia fatto di tutto per non insabbiare la vita privata del fondatore dei Legionari di Cristo Marcial Maciel Degollado, sia gli abusi sessuali commessi su alcuni suoi discepoli sia la vicenda della figlia avuta da una relazione con un’amante, è cosa assodata.
Lo ha spiegato ieri padre Federico Lombardi rispondendo alle accuse di insabbiamento avanzate in merito dal quotidiano tedesco Stern: “E’ stata proprio la presenza di Ratzinger alla testa della Congregazione per la dottrina della fede a far avanzare il procedimento a carico del fondatore dei Legionari” ha detto Lombardi. E ancora: la pressione di Ratzinger è il motivo per il quale si è “accertata con sicurezza” la colpa di Maciel.
Come chiaro è anche il fatto che quanto ha scritto nelle scorse ore il National catholic register, e cioè che Degollado “inviava flussi di denari dentro la curia romana con lo scopo di comprare il sostegno per il suo ordine e difendersi dalle accuse degli abusi”, non corrisponde pienamente alla realtà: i Legionari hanno sì mandato del denaro in Vaticano ma, come tutti gli ordini e le congregazioni religiose, l’hanno inviato per contribuire all’Obolo di San Pietro e non per altri fini. Ciò che semmai ancora oggi resta in discussione è un’altra questione: che fine faranno i Legionari? Resisteranno alle colpe del loro fondatore oppure no?
Dentro la chiesa due linee con visioni opposte prevalgono: coloro che ritengono che la Legione debba sopravvivere al fondatore senza particolari scossoni ma semplicemente facendo cadere nella “dimenticanza” la sua figura.
E coloro, invece, che ritengono che vada dato un segnale forte, soprattutto in questi giorni in cui i casi di preti pedofili trovano ampio spazio sui media. E cioè che la Legione cambi completamente organi dirigenti e anche il proprio nome. Un tabula rasa per ricominciare, insomma. Magari affidandosi per i primi anni a un commissario esterno.
Queste due differenti visioni sono presenti anche tra i cinque vescovi che sono stati incaricati dal Vaticano di svolgere una visita apostolica tra la Legione per valutare il da farsi. La visita apostolica è giunta al termine e nelle prossime settimane i cinque dovranno cercare di offrire al segretario di stato vaticano Tarcisio Bertone una propria proposta. Si attende, insomma, soltanto un loro rapporto finale.
Tra i cinque il vescovo più convinto della necessità di “un nuovo inizio” è Ricardo Watti Urquidi, vescovo di Tepic in Messico. Meno critico è invece Charles Chaput, arcivescovo di Denver. Ancora indecisi sembrano essere Giuseppe Versaldi, vescovo di Alessandria, Ricardo Ezzati Andrello, arcivescovo di Concepción in Cile e Ricardo Blázquez Pérez, arcivescovo di Valladolid. Tra questi, quello più in grado di influenzare Bertone è senz’altro il salesiano Versaldi.
Benedetto XVI non ha particolari preconcetti sui Legionari. Senz’altro nei loro confronti non subisce il fascino che era di Karol Wojtyla e soprattutto di don Stanislao Dziwisz. Ma nemmeno ha una visone negativa della congregazione. Del resto per la Legione parlano i numeri. Nonostante le malefatte del padre fondatore, sono poche le case di formazione nel mondo che possono vantare 800 sacerdoti e 2.500 seminaristi maggiori e minori.

Pubblicato sul Foglio venerdì 8 aprile 2010

© Copyright Il Foglio, 9 aprile 2010 consultabile online anche qui, sul blog di Rodari.

Un segnale forte e' necessario!
R.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Un segnale fortissimo! Che le colpe dei singoli non ricadano sulla comunità!
Altrimenti ciao ciao coerenza!
Matteo Dellanoce

Bastardlurker ha detto...

Tanto per la cronaca.

Padre Maciel non ha mai subito un processo canonico.

Quando era vivo almeno, lo fanno adesso che è morto.

Raffaella ha detto...

Il processo canonico fu istruito ma ad esso si rinuncio' non per mancanza di prove ma per l'eta' del reo. Io sarei andata avanti comunque, ma la Chiesa non ragiona con i parametri dei tribunali laici.
R.

Bastardlurker ha detto...

Se si mettono insieme i fatti si dovrebbe avere il coraggio di ammettere che il sistema sanzionatorio da parte della Chiesa nei confronti dei sacerdoti pedofili non funziona.

Negli Stati Uniti le cose sono migliorate dopo la batosta degli inizi degli anni duemila.

Il protocollo del Usccb, la conferenza episcopale degli Usa, per la protezione dei minori prevede l'obbligo di denunciare alle autorità civili i casi di abuso.

Invece di preoccuparsi di fantomatici complotti basterebbe far applicare a tutte le conferenze episcopali il "Charter for the Protection of Children and Young People"

http://www.usccb.org/ocyp/charter.pdf

Raffaella ha detto...

Non sono migliorate solo negli Usa ma ovunque. Le norme del 2001 sono state la chiave di volta per la svolta nell'approccio alla pedofilia.
Se necessario, ovviamente, possono essere modificate.
R.

Anonimo ha detto...

Il complotto è dimostrato dal fatto che il terremoto mediatico è iniziato ora, dopo che da alcuni anni il sistema ha cominciato a funzionare, non prima. E che destinatario della campagna mediatica è proprio chi ha determinato il cambiamento e sta progressivamente migliorando il sistema sanzionatorio. Chi accusa il Papa fa proprio il gioco dei pedofili e di chi la ha coperti. Infatti negli ambienti laici le coperture continuano più o meno come prima. Non è così difficile da capire.
Alberto

Anonimo ha detto...

Quanto poi all'obbligo di denuncia alle autorità civili, può darsi che abbia una sua utilità ma non è certo decisivo. Nessuno aveva mai impedito alle vittime o ai Vescovi di denunciare. Se un Vescovo violava l'obbligo di procedere canonicamente avrebbe a maggior ragione violato anche quello di denunciare civilmente. La mossa decisiva è stata di spostare la competenza alla CDF. Poi nessuna norma risolve il problema se non si recupera il rigore morale della sessualità nel suo vero e tradizionale senso cattolico, che è quello che è andato quasi smarrito anche in tanti ambienti cattolici nella seconda metà del '900

Alberto