lunedì 24 maggio 2010

Il Papa: cattolici di tutto il mondo in preghiera per la Chiesa in Cina per chiedere a Dio il dono dell'unità e della perseveranza per i fedeli cinesi


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Il Papa: cattolici di tutto il mondo in preghiera per la Chiesa in Cina per chiedere a Dio il dono dell'unità e della perseveranza per i fedeli cinesi

Tre anni fa, firmando la Lettera ai cattolici cinesi, Benedetto XVI fissava al 24 maggio di ogni anno la Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina, nella memoria liturgica della Beata Vergine Maria, Aiuto dei cristiani. Anche ieri, al termine della preghiera del Regina Coeli, il Papa ha ricordato come i fedeli che sono in Cina preghino “affinché l'unità tra di loro e con la Chiesa universale si approfondisca sempre di più”, invitando poi i cattolici nel resto del mondo a unirsi a questa preghiera. Nel suo servizio, Alessandro De Carolis mette in risalto i significati di questa Giornata:

Da 150 anni, dal bel tempio di mattoni rossi in cui si fondono elementi occidentali e altri locali, la Madonna di Sheshan veglia su Shangai e sulle sorti della Chiesa in Cina. A lei, Benedetto XVI ha affidato tre anni fa, nell’ormai famosa Lettera indirizzata ai fratelli nella fede del Paese asiatico, il primo degli obiettivi che abita il suo cuore di Pastore universale: l’unità. Un obiettivo riecheggiato anche ieri, al Regina Coeli di Pentecoste, nel quale si possono cogliere, in cifra, tutte le altre considerazioni già ben sottolineate dal Pontefice tanto nella Lettera del 2007, quanto nel Compendio del documento pubblicato nel 2009.

E’ un traguardo complesso quello dell’unità della Chiesa in Cina, perché “veramente difficili” sono le circostanze, osserva lucidamente Benedetto XVI, nelle quali i cattolici cinesi hanno spesso dovuto manifestare la propria fedeltà al Vangelo, proclamato “con coraggio”. Ma è da questo scenario “di forti contrasti” che deve emergere l’unità, cioè quel filo spirituale invisibile e potente, che lega ogni vescovo agli altri e tutti assieme al Papa, in “una comunione visibile e concreta”. Padre Angelo Lazzarotto, delle Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime), riflette così sul cammino compiuto rispetto alla meta:

“E’ un cammino lento e difficile. Il Papa non se lo nasconde. Il problema è proprio perché chi comanda in Cina ha nei confronti della religione una visione distorta o perlomeno limitata. Non lascia spazio – a chi crede, quindi alle varie religioni, ma specialmente ai cristiani – nella vita pubblica. Proporre i valori cristiani della persona, della libertà, del bene comune è una cosa importante e questo è ancora difficile in Cina. Il Papa, nella lettera che scrisse ai cattolici in Cina, ricordava che bisogna chiedere anzitutto il dono della perseveranza nella testimonianza da questi nostri fratelli, 'certi – diceva il Papa rivolgendosi direttamente a loro – che le vostre sofferenze saranno premiate, anche se talvolta tutto possa sembrare un triste fallimento'”.

Quest’anno Chiesa e Cina, per via delle celebrazioni che lo riguardano, hanno un importante punto di incontro attorno alla figura di padre Matteo Ricci, la cui opera in Cina esemplifica ciò che l’evangelizzazione può portare quando è unita al dialogo e al rispetto. Significativo allora è il fatto che, proprio l’11 maggio scorso, l’Università Fudan di Shanghai abbia inaugurato l’Istituto del Dialogo Xu – Ricci, intitolato al gesuita maceratese e a Paolo Xu Guangqui, il primo cattolico di Shanghai e collaboratore di padre Ricci.

Nella circostanza, 70 docenti cinesi e stranieri hanno dato vita a un colloquio sul dialogo interreligioso, mentre anche il Museo di Shanghai è stato teatro della presentazione dell’edizione digitale del “Grand Ricci”, un dizionario di francese-cinese. Il dialogo resta dunque la via aurea, ribadisce padre Lazzarotto: “Per celebrare insieme la Giornata di preghiera, quest’anno i cattolici cinesi, che sono nelle varie città d’Italia, si sono ritrovati a Macerata, una settimana fa, proprio per pregare nel ricordo di questo fondatore della missione moderna in Cina. Credo sia importante ricordare che ognuno ha una responsabilità nella preghiera. Gesù ha pregato che siano uniti tutti i suoi discepoli, perché il mondo creda. Oggi la Cina ha bisogno di questa testimonianza, in modo particolare”.

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CINA - VATICANO

A Sheshan e in tutta la Cina si prega per l’unità e le vocazioni sacerdotali

di Zhen Yuan

Nella Giornata mondiale di preghiera per la Chiesa in Cina, voluta da Benedetto XVI, cattolici ufficiali e sotterranei pregano per una maggiore unione fra le comunità e per una presta soluzione al rapporto fra Cina e Vaticano. Ancora di più, chiedono forza per i giovani vescovi e per i fedeli per evangelizzare il continente, sempre più assetato di Dio.

Shanghai (AsiaNews) – Quest’oggi, nella festa di Nostra Signora Aiuto dei cristiani, i cattolici cinesi hanno pregato per la Chiesa in Cina, secondo l’indicazione che Benedetto XVI ha dato nella sua Lettera del 2007, di celebrare una Giornata mondiale di preghiera per la Chiesa in Cina il 24 maggio, giorno della festa di Nostra Signora di Sheshan (Shanghai).

Questa mattina, a Sheshan, mons. Giuseppe Xingwenzhi, ausiliare di Shanghai, ha guidato una processione dalla chiesa a metà collina, fino alla basilica sulla cima, dove ha celebrato una messa. Mons. Xing era insieme a altri 3 mila cattolici per pregare per tutti i sacerdoti e per i cattolici della Cina, come anche per le vittime dei disastri e per l’Expo, che è tuttora in corso nella grande metropoli.
P. Li Fangyuan, rettore della basilica di Sheshan ha confermato oggi ad AsiaNews di aver celebrato stamattina alle 6.30 una messa con preghiera per la Cina, sperando di vedere “una via d’uscita” per le relazioni intracclesiali.
A Xiamen (Fujian) , il neo-vescovo mons. Cai Bingrui ha dichiarato che tutti i suoi sacerdoti hanno pregato nelle messe per la Chiesa in Cina. “Sono ottimista – afferma -
sulla Chiesa in Cina, perché è benedetta” da questa decisione del papa di designare una Giornata speciale per pregare con questa intenzione. “Oltretutto – continua – ho molta devozione verso Nostra Signora di Sheshan. Io ho studiato nel seminario teologico di Sheshan e come seminaristi siamo andati spesso a pregare in basilica, aiutando anche i pellegrini durante i mesi dei pellegrinaggi”.
Nella Cina centrale, Teresa, una cattolica laica, ha dichiarato ad AsiaNews che lei continua a pregare perché i vescovi della Cina – dei quali molti sono giovani e nuovi – possano essere forti.
Nel nord ovest del Paese, p. Joseph, un sacerdote sotterraneo, ha detto che questa mattina i suoi sacerdoti hanno pregato con altri cattolici della Chiesa non ufficiale, In alcuni casi è seguita l’adorazione e la benedizione con Santissimo Sacramento. Alcuni hanno tentato di andare in pellegrinaggio a Sheshan, nonostante il grande numero di controlli per la sicurezza e il traffico.
Personalmente, p. Joseph ha pregato per l’unità fra le divise comunità cristiane in Cina e per una vicina normalizzazione dei rapporti fra Cina e Vaticano, oltre che per la crescita di vocazioni sacerdotali in numero e in qualità.
P. Pietro di Zhengding (Hebei), anch’egli sacerdote sotterraneo, ha pregato per l’unità della Chiesa e per l’evangelizzazione della Cina, ma anche per il ritorno del suo vescovo, mons. Giulio Jia Zhiguo, che è scomparso nelle mani della polizia da mesi.
“Per me – confida - la Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina, voluta dal santo Padre, è un modo per donarci un sostegno spirituale”. Anche un seminarista dell’Hebei ha detto che l’intenzione più forte per oggi è l’unità della Chiesa e una “maggiore comprensione, e non divisione, fra le comunità”.
Mons. Han Zhihai di Lanzhou (Gansu), ha molta fede nella Madre che aiuta e protegge la Chiesa in Cina. Egli ha pregato perché la Chiesa in Cina “abbia più libertà, più vocazioni sacerdotali e ci siano presto miglioramenti nei rapporti fra Cina e Vaticano”.
Proprio ieri mons. Han ha amministrato la cresima a 130 adulti e ragazzi. Altri 400 cattolici in altre parrocchie aspettano di ricevere il sacramento in questi giorni.

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