venerdì 21 maggio 2010

Il segreto di Fatima: l'apostasia nella Chiesa? (Francesco Agnoli)


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Su segnalazione di Eufemia ed Alessia leggiamo:

Il segreto di Fatima: l'apostasia nella Chiesa?

Di Francesco Agnoli

Fatima è un luogo che mi è caro: un luogo di preghiera, in cui si respira un’aria particolare e si avverte la presenza del Mistero. Qui, nel 1917 la Madonna apparve a tre pastorelli mentre il paese era sotto un governo fieramente nemico di Cristo. Pochi mesi dopo, in Russia, sarebbe scoppiata la Rivoluzione Bolscevica. Tra le cose che la Madonna predisse ai tre veggenti c’era anche questa: la Russia spargerà i suoi errori nel mondo. Per Lucia la Russia era una signora da convertire; per il mondo un paese poco interessante, marginale, in cui tutto sembrava scorrere lentamente, da secoli, senza novità. Ma la Madonna non sbagliava…
Oltre a parlare della Russia, del rosario, dell’inferno, Ella diede un terzo segreto, scritto da Lucia nel 1944 e consegnato nel 1957 al sant’Ufficio. Pio XII non lo lesse. Il primo papa a farlo fu Giovanni XXIII, che però ritenne di non rivelarlo; come avrebbe fatto anche Paolo VI, che lo lesse nel 1965. Da allora in tanti si sono chiesti: perché ciò che la Madonna ha rivelato, la gerarchia ecclesiastica nasconde?
Di qui una illazione dominante: che il segreto riguardasse una imminente crisi della Chiesa, l’apostasia predetta da san Paolo. Come si sa, il segreto avrebbe dovuto essere rivelato dopo il 1960, perché allora sarebbe stato più chiaro. Il cardinal Silvio Oddi, che era stato segretario di Giovanni XXIII, un giorno gli disse: “Beatissimo padre, c’è una cosa che non le posso perdonare”. “Che cosa?”, rispose il papa. “Di aver tenuto il mondo in sospeso durante tanti anni” e di non aver rivelato, nel 1960, il segreto che tutti aspettavano. Il papa gli rispose due volte: “Non parlarmene”.
Perché? L’idea che si fece allora Oddi, come tanti altri importanti uomini di curia, tra cui il cardinal Ottaviani, era che il segreto riguardasse proprio una grande crisi della Chiesa.
Credo, disse Oddi, che “preannunciasse un qualcosa di grave che la Chiesa avrebbe fatto…Forse il segreto dice che negli anni Sessanta, nonostante le migliori intenzioni, la Chiesa avrebbe fatto qualcosa le cui conseguenze sarebbero state molto dolorose…”. Ma “se fosse davvero così - concludeva-, questo segreto è già noto perché la crisi della Chiesa è sotto gli occhi di tutti” (30 Giorni, n.4, 1991).
A questo punto si possono fare alcune ipotesi: Giovanni XXIII era il papa dell’ottimismo. Non voleva sentire parlare “profeti di sventura” e immaginò più volte che la modernità avrebbe visto una “nuova primavera” della Chiesa, grazie al Concilio. Si può capire che il terzo segreto, se è quello previsto da Oddi, non doveva fargli piacere. Lo stesso si può dire di Paolo VI, che però arrivò a dire, nel 1969: “La Chiesa si trova in un’ora di inquietudine, di autocritica; si direbbe anche di autodistruzione…”.
Non aveva dichiarato, s. Pio X nella Pascendi, dieci anni prima di Fatima, che i nemici della Chiesa “si celano nel seno stesso della Chiesa”? E Pio XII non aveva detto di temere i “novatori”, che volevano smantellare la liturgia e la teologia bimillenaria della Chiesa? Alla morte di Paolo VI, diventò papa Albino Luciani, col nome di Giovanni Paolo I.
Il patriarca di Venezia aveva avuto un colloquio con Lucia, su richiesta esplicita di quest’ultima, l’11 luglio 1977. Dopo quell’incontro, come sappiamo da molte testimonianze, Luciani uscì sconvolto, cambiato. Il papa del catechismo ai piccoli e della possibile riforma dello Ior di Marcinkus e poi di De Bonis, sarebbe morto dopo 33 giorni di pontificato, in circostanze non proprio chiarissime.
Arriviamo così all’anno 2000, quando il terzo segreto viene “rivelato”. Il cardinal Sodano spiega che si riferirebbe a fatti già avvenuti, conclusi, passati. Giovanni Paolo II afferma che la profezia della Madonna riguarderebbe il suo attentato del 1981. Eppure qualcosa non torna: il testo pubblicato dal Vaticano parla di un papa ucciso, non ferito. E poi che relazione ci sarebbe tra la richiesta della Madonna di rivelare il segreto dopo il 1960 e i fatti del 1981? Che risonanza ha avuto, nella storia della Chiesa, quel singolo fatto? E perché aspettare, dopo il 1981, altri 19 anni?
Infine è arrivata la rivelazione di Benedetto XVI in Portogallo: il papa ha legato il segreto di Fatima e l’attuale “passione della Chiesa”, insistendo sul fatto che i peggiori nemici della Chiesa sono al suo “interno”. Ha poi alluso alla pedofilia, ma, quale che sia il segreto, è inevitabile riconoscere che essa non è una causa, ma un effetto: della perdita di fede, di devozione, di senso della liturgia, che infesta la Chiesa dagli anni Sessanta. Gli anni del Concilio e del post Concilio.
Ha dichiarato Martin Mosebach, autore di uno splendido testo, L’eresia dell’informe (Cantagalli), a difesa della liturgia di sempre: “Dobbiamo chiederci come mai nei collegi cattolici siano avvenuti reati sessuali ad opera di sacerdoti proprio negli anni immediatamente successivi al Concilio Vaticano II. Non si può allora non giungere all’amara conclusione che l’esperimento di “aggiornamento”, di adeguamento della Chiesa al mondo è clamorosamente fallito. Dopo quel Concilio la maggior parte dei preti si tolse l’abito sacerdotale, smise di celebrare quotidianamente la Messa e di leggere il breviario. La teologia post-conciliare fece di tutto per dimenticare l’immagine del sacerdote trasmessa dalla tradizione”.
La strada allora non è un Vaticano III, come vorrebbero i nemici interni della Chiesa, sempre sponsorizzati dai nemici esterni (vedi preti come Kung, Mancuso, Gallo, o cardinali come Martini, onnipresenti sulla stampa), ma una Trento II. Non aggiornamento ma ritorno alle radici.

© Copyright Il Foglio, 20 maggio 2010 consultabile online anche qui.

6 commenti:

Il papa è il mio padre spirituale ha detto...

Pienamente condivisibile!

Areki ha detto...

Concordo in pieno con l'analisi del Prof Agnoli.
Il segreto di Fatima riguarda la grande apostasia e la crisi della Chiesa.
Basta leggere il libro di Socci e il libro di un avvocato statunitense ....
don Bernardo

Vatykanista ha detto...

http://kansascatholic.blogspot.com/2010/05/benedictines-of-mary-queen-of-apostles_7842.html

" Michelle-ozark crafter said...

I am not catholic but I have always held the utmost respect for nuns. Thank you for these wonderful pictures!

5/18/2010 "

Anonimo ha detto...

Forse appena dopo il '60 era necessario conoscere il contenuto del terzo segreto di Fatima: saremmo forse stati messi sull'avviso, forse sarebbe avvenuto quanto la 'Bianca Signora' sperava avvenisse... (che non si celebrasse il concilio in quel modo?); ma i nostri sommi pontefici hanno pensato diversamente. Dio, al Quale non mancano certamente i mezzi per orientare le decisioni degli uomini, di fatto, ha consentito che avvenisse quanto i Papi hanno fatto: sia benedetteo il nome del Signore!

Ciò detto, sulla scorta di quanto dice F. Agnoli, aggiungo che di tutto quanto ha scritto e della interpretaione che ne ha dato sono convinto da anni. e con me credo molti altri sacerdoti.
ma ora che la 'frittata' è fatta, che fare oltre che pregare..

Giovanni ha detto...

Bello ma...anche Agnoli pur di tirare acqua al proprio mulino camuffa i fatti. Difatti l'interpretazione ufficiale del Vaticano sul segreto di fatima venne redatta proprio dal card. Ratzinger. Ed infatti il Papa è stato il primo a ricordarlo.

Frank ha detto...

Giusto, Giovanni! E non solo: il giovane Ratzinger fu uno dei protagonisti di quel Concilio, dando un contributo fondamentale alla redazione della Dei Verbum, che lui stesso ha poi definito "uno dei documenti più importanti del Concilio Vaticano II". Di certo, e i discorsi in Portogallo l'hanno ribadito, Papa Benedetto non pensa certo che il Concilio sia stato "un esperimento clamorosamente fallito". Spiace vedere che, almeno a giudicare dall'articolo e da questi commenti, tra chi si ritiene seguace di Benedetto XVI ce ne siano troppi che hanno esattamente lo stesso atteggiamento deleterio di certi ambienti progressisti: ascoltano solo ciò con cui sono d'accordo e cercano di relativizzare il resto.