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Sul viaggio di Benedetto XVI da oggi a Cipro il macigno della tragedia
A conferma di quanto sia fragile e indifesa la vita dei religiosi e dei cristiani mediorientali, stretti tra il fondamentalismo islamico e l'autoritarismo di molti Stati
Elisa Pinna
CITTÀ DEL VATICANO
Sul viaggio che Papa Benedetto XVI comincerà oggi a Cipro pesa come un macigno la morte violenta di mons. Luigi Padovese. Non solo per il dolore e la costernazione che «questo orribile fatto» – come lo ha definito padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede – ha provocato in Vaticano, alla vigilia della partenza. Mons. Padovese, insieme ai patriarchi e ai capi delle comunità cattoliche della regione, avrebbe dovuto raggiungere il pontefice nell'isola mediterranea, concelebrare messa e parlare con lui e con i confratelli della situazione in Medio Oriente. Forse non ci sarebbe stato perché non si sentiva bene e aveva intenzione di annullare il viaggio, secondo quanto riferito da una suora sua assistente. Ora però il suo posto vuoto peserà come un macigno: è infatti la conferma di quanto sia fragile e indifesa la vita dei religiosi e dei cristiani mediorientali, stretti tra il fondamentalismo islamico, l'autoritarismo di molti Stati, le tensioni derivanti dall'occupazione israeliana dei territori palestinesi. Tutti temi trattati dal documento di base del prossimo Sinodo vaticano dedicato in ottobre al Medio Oriente, l'Instrumentum Laboris, che Benedetto XVI consegnerà ufficialmente ai capi delle Chiese cattoliche domenica nella messa collettiva a Nicosia.
Con la morte di mons. Padovese e i venti di violenza che di nuovo soffiano dopo il blitz israeliano contro i pacifisti diretti a Gaza, diviene più drammatico e urgente il messaggio di fondo del testo: un'esortazione – a quanto si è appreso – all'Occidente e al mondo democratico perché prenda coscienza che la presenza dei cristiani nell'area non è una ricchezza solo per la Chiesa cattolica ma anche per quanti hanno a cuore un futuro di democrazia e pluralismo in Medio Oriente. A Cipro stessa, il Papa si troverà in una situazione di tensione: l'isola, indipendente dal 1960 e abitata da greco-ciprioti (maggioritari) e turco ciprioti (cospicua minoranza) fu invasa nel 1974 dalle truppe di Ankara in risposta a un tentativo di colpo di Stato di militari che volevano inglobare il paese nella Grecia dei colonnelli. Da allora, circa un terzo dell'isola, nella parte nord, è occupato dai turchi, mentre a sud la Repubblica greco-cipriota è uno Stato riconosciuto internazionalmente e, dal 2005, membro della Ue. Ogni tentativo di riunificare le due realtà in un quadro federale è fallito. Alla soluzione del problema è peraltro legato l'ingresso della Turchia nella Ue, argomento su cui la Santa Sede preferisce lasciare la parola ai politici.
© Copyright Gazzetta del sud, 4 giugno 2010
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