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Qui a Cipro, dove oggi arriverà papa Benedetto XVI, la notizia dell’uccisione di monsignor Luigi Padovese, avvenuta a Iskenderun, in Turchia, cade come un macigno sopra una strada.
La strada è quella, già di per sé difficile e impervia, dei rapporti tra greco-ciprioti e turchi, in quest’isola divisa in due parti dal 1974.
Abbiamo ricevuto la notizia della morte di monsignor Padovese mentre stavamo intervistando l’arcivescovo ortodosso di Nicosia, Chrysostomos II. Si stava ragionando sugli ultimi tragici fatti riguardanti il Medio Oriente, e l’arcivescovo spiegava come Cipro, nonostante tutto, sia un’isola nella quale chi crede nella pace riesce a lavorare. Ma ecco che la notizia in arrivo dalla Turchia rende il quadro molto molto più fosco.
Dopo don Santoro quattro anni fa, adesso è toccato a monsignor Padovese, vicario apostolico per l’Anatolia dal 2004. Un altro delitto, e ancora una vicenda dai contorni tutt’altro che chiari. Quel che è certo è che ogni volta che cristiani e musulmani riescono a riavvicinarsi, qualcuno si mette all’opera per troncare i rapporti, dividere e introdurre nuovi elementi di odio.
Benedetto XVI sta lavorando concretamente per il dialogo. Pensiamo alle lettere che ha ricevuto da alti esponenti del mondo religioso e culturale musulmano e che hanno permesso per la prima volta di intavolare con il Vaticano un discorso di vera collaborazione da parte islamica. Fattivo è anche l’impegno del papa in campo ecumenico, come dimostra il clima molto più disteso con il patriarca di tutte le Russie, l’ottimo rapporto con il patriarca di Istanbul e l’amicizia nei confronti dell’antica Chiesa ortodossa di Cipro. Il viaggio in quest’isola, in occasione della consegna dell’instrumentum laboris (ovvero il documento preparatorio) del sinodo dei vescovi del Medio Oriente (che si terrà nel prossimo ottobre a Roma), dimostra come proprio Cipro, da sempre crocevia di popoli, culture e religioni e dunque luogo strategico nel Mediteranneo, sia considerato un paese di fondamentale importanza dalla Chiesa cattolica, anche se qui i cattolici (maroniti, armeni e latini) sono una piccola minoranza rispetto agli ortodossi.
La divisione esistente nell’isola dal 1974, da quando le truppe turche hanno invaso la parte Nord determinando la nascita di una repubblica riconosciuta in tutto il mondo solo da Ankara, ha portato anche qui elementi di tensione, ma da anni ci sono segni di miglioramento.
L’apertura avvenuta nell’aprile del 2008 in Ledra Street, la strada principale di Nicosia, è stata il simbolo del rinnovamento e della buona volontà. Come una breccia nell’ultimo muro d’Europa, il varco ha consentito di coltivare nuove speranze di unificazione.
Al momento tutto è fermo, perché da parte turca c’è stato un irrigidimento, e proprio di questo stavamo parlando con l’arcivescovo Chrysostomos quando abbiamo saputo dell’uccisione di monsignor Padovese. «Un fatto terribile, un’autentica sciagura per la pace e il dialogo fra le religioni », commenta a caldo il capo della Chiesa ortodossa di Cipro nel suo studio all’interno dell’arcivescovado, dove si sta lavorando agli ultimi preparativi per accogliere al meglio il pontefice.
Costernato è anche George Poulides, ambasciatore della Repubblica di Cipro presso la Santa Sede, che si trova a Nicosia proprio in vista dell’arrivo del papa: «È una cosa terribile. Sono senza parole. Un tremendo passo indietro ». È la stessa costernazione espressa al telefono da padre Claudio Monge, domenicano, responsabile del Centro di documentazione interreligiosa a Istanbul: «Sembra di rivivere passo passo la tragica vicenda di don Santoro. Stesse circostanze, stesso copione».
Dal Vaticano il portavoce padre Federicio Lombardi comunica il dolore e lo sconcerto del papa e precisa che il viaggio a Cipro non subirà variazioni. Anzi, c’è un motivo in più per dimostrare attenzione verso i cristiani in Medio Oriente.
© Copyright Europa, 4 giugno 2010 consultabile online anche qui.
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