giovedì 3 giugno 2010
La lunga battaglia diplomatica di Mons. Padovese per la restituzione al culto cristiano della chiesa di San Paolo a Tarso (Asca)
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TURCHIA: LA BATTAGLIA DI MONS. PADOVESE PER LA CHIESA SAN PAOLO A TARSO
Una lunga battaglia combattuta con le armi della diplomazia, della pazienza e della determinazione: e' quella combattuta per anni da mons. Luigi Padovese - il vicario apostolico in Turchia, ucciso oggi dal suo autista - perche' fosse restituita al culto cristiano la chiesa di San Paolo a Tarso, l'unica della citta' dove ebbe i natali l'Apostolo delle Genti.
Trasformata in un museo dalle autorita' turche, dove i cristiani potevano entrare solo pagando il biglietto ed era loro permesso di celebrare la messa solo prenotando con giorni d'anticipo, grazie alla mediazione del presule la chiesa stava venendo lentamente restituita al culto dei pellegrini che negli ultimi anni sempre piu' numerosi arrivavano nella piccola cittadina turchi, soprattutto dopo l'Anno Paolino voluto da papa Benedetto XVI.
E' di poco piu' di una settimana fa la notizia che le autorita' turche avevano tolto l'obbligo di pagare il biglietto per i pellegrini che volevano pregare nella chiesa e rimosso l'obbligo di prenotazione per le messe all'interno della chiesa-museo.
''Ora - aveva detto mons. Padovese in un'intervista al Servizio di Informazione Religiosa della Cei - si puo' celebrare tranquillamente senza alcun preavviso, quando prima era richiesta una prenotazione previa di almeno tre giorni, portati poi addirittura a dieci con inevitabili problemi organizzativi. Il consiglio ai pellegrini, tuttavia, resta sempre quello di avvisare dell'arrivo per permettere alle suore di allestire la chiesa al meglio''.
Le istituzioni turche avevano anche annunciato, seppure solo verbalmente , senza un formale impegno scritto, di volerla destinare a luogo permanente di culto. ''Siamo ancora a livello di trattativa - aveva spiegato mons. Padovese - la situazione non e' pienamente risolta.
Cio' che di fatto ci interessa non e' tanto la proprieta' della chiesa o che questa venga data in gestione alla chiesa cattolica o alla comunita' ortodossa. Ci interessa soprattutto la possibilita' di celebrare liberamente e con tranquillita' cosicche' tutti i pellegrini possano andare a Tarso sapendo che possono pregare senza essere disturbati e senza nessuna limitazione''. Questo fatto, aggiungeva, ''assume grande importanza per il fatto che con l'Anno Paolino, Tarso e' diventata una meta di pellegrinaggio continuo. Abbiamo gruppi che arrivano quasi quotidianamente e prevedo un sensibile aumento nei prossimi mesi. Tarso, con Antiochia e la Cappadocia, e' rientrata nei grandi percorsi di pellegrinaggio e questo e' un bene anche per la Chiesa che e' in Turchia''.
La piccola comunita' delle suore ''Figlie della Chiesa'' che vive e opera a Tarso, prestando servizio ai pellegrini che arrivano nella chiesa-museo di san Paolo, non a caso stenta a credere alla morte di mons. Padovese. ''Siamo sotto shock - dichiarano -. Non abbiamo perso solo un vescovo, ma un padre, un amico, un sostegno materiale e spirituale. Siamo addolorate non riusciamo ancora a credere che si successa una cosa simile. In questi posti si vive alla giornata, e' imprevedibile''.
''Viviamo una grande tristezza, siamo sotto shock - aggiungono, interpellate dal Servizio di Informazione Religiosa della Cei - e' un dolore per tutta la chiesa di Anatolia e turca. Si e' tanto prodigato perche' le autorita' turche concedessero la chiesa-museo di san Paolo di Tarso come luogo permanente di culto, ottenendo che i pellegrini potessero celebrare tranquillamente senza una lunga prassi di prenotazione. Lui stesso, poi, ci aiutava nell'accoglienza dei pellegrini che arrivavano e continuano ad arrivare da tutto il mondo. La nostra chiesa oggi piange un padre''.
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