giovedì 29 luglio 2010

Cara Europa ti scrivo...sulle radici cristiane del continente (Umberto Broccoli)


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Sulle radici cristiane del continente

Cara Europa ti scrivo

di Umberto Broccoli

Cara mia vecchia Europa, ti scrivo questa mia da laico, profondamente laico. E ribadisco queste mie convinzioni, proprio perché non vorrei creare equivoci. Di nessun tipo. Quanto si discute nelle aule delle tue istituzioni sulle radici cristiane di questo nostro vecchio caro continente! E, come sempre, tante posizioni. "L'Europa nasce cristiana ed è giusto ribadirlo", scrive chi desidera ricordare la presenza della Chiesa in Europa. "È inutile ribadirlo, si sa" replica chi fa derivare il pensiero da quel "libera Chiesa in libero Stato" così caro alla tua cultura della fine del xix secolo.
Mia cara vecchia Europa. Se non ci sono gli argomenti di discussione, è necessario trovarli. Sembra quasi indispensabile trovare un problema nuovo per ogni soluzione. E sempre da laico mi chiedo, quale è il senso di una discussione del genere. È fin troppo evidente il legame fra te (mia cara vecchia Europa) e il cristianesimo. Nelle tue città storiche, le chiese sono tra i monumenti principali. E noi ragioniamo sulla cultura degli antichi, perché (in silenzio, pazienza e fatica, nel tuo lungo medioevo) monaci cristiani hanno copiato e ricopiato testi provenienti dalla antichità. Siamo diventati europei di una stessa cultura, grazie anche a quelle mani, un po' ruvide, invecchiate, con le dita irrigidite dallo scrivere. Mani di monaci abituati alla zappa e al pennino. Mani di monaci lontane dal mondo, ma così vicine al mondo, al punto da trascriverne scrupolosamente ogni parola pronunciata, da lasciare in eredità alla tua cultura. E tu ti sei formata in quella cultura, mia cara vecchia Europa. Nella cultura nata nelle aule silenziose dei tuoi monasteri.
E quando giriamo nelle tue città da turisti, visitiamo i tuoi musei, pieni di opere d'arte volute da uomini di chiesa. Chiamavano presso di sé gli artisti. Magari peccatori, spesso dissoluti, come Caravaggio. E chiedevano loro di dipingere la fede. Loro, gli artisti, ci provavano e ci riuscivano dichiarandosi laici, andando poi a spendere in osterie e case di malaffare la ricompensa per un quadro. Ma ci riuscivano: evidentemente quello spirito ideale era in loro, anche nelle osterie e nelle case di malaffare.
Da quelle mani laiche e mortali, abituate a tenere scalpello e pugnale, sono derivate le opere d'arte della tua cultura, mia cara vecchia Europa. Ancora una volta le mani del lavoro, all'origine della tua storia: il lavoro dei monaci religiosi, e il lavoro degli artisti chiamati dai monaci e dai religiosi. E, ovunque, le tracce di questo lavoro: nelle tue città, nelle tue chiese, nei tuoi palazzi, nelle strade. In quadri, sculture, statue, via via fino alle piccole edicole di campagna con rappresentazioni di santi e madonne. Non c'è un posto, uno solo (mia cara vecchia Europa) che non richiami alla memoria le tue origini cristiane. Per cui mi chiedo, di che cosa si sta parlando.
E forse lo so. Perché prendere di petto la religione, prima o dopo fa notizia. Del resto, noi cittadini d'Europa e del mondo, ancora parliamo di chi prese di petto quel tale, all'incirca duemila anni orsono. Lo prese di petto e lo inchiodò in alto, ben visibile. Ne parliamo ancora e per far parlare di sé basta cercare di riportarlo giù. Hai visto quante altre parole spese su chi ha deciso di riportare quel tale giù dalla croce, duemila anni dopo che era stato inchiodato su quella croce?
Come è volubile il nostro carattere umano, mia cara vecchia Europa! Duemila anni fa, il mondo fece a gara per chiedere quella crocifissione e di mettere quella croce in alto, ben visibile, come segno di una punizione umana e oggi si fa di tutto per riportare quella croce in basso, lontano dagli occhi di chi potrebbe ricordare quell'uomo morto per un'idea, per vedere un mondo migliore, costruito sull'uguaglianza e sull'amore per il prossimo.
Come è strano l'essere umano, mia cara vecchia Europa. Perché si corre sempre dopo? Chi voleva a terra quell'uomo non poteva parlare ieri, duemila anni fa? E perché, solo oggi, dopo duemila anni si chiede di riportare a terra quel crocifisso?
Siamo strani e volubili, mia cara vecchia Europa. E troppo spesso ci battiamo per un'idea. Senza averne.

(©L'Osservatore Romano - 29 luglio 2010)

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