giovedì 1 luglio 2010

Il Papa nomina Mons. Koch a ecumenismo e dialogo con gli ebrei. Sostituisce il card. Kasper (Izzo)


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PAPA: MONS. KOCH AL POSTO DI KASPER A ECUMENISMO E EBREI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 1 lug.

Benedetto XVI ha nominato il vescovo di Basilea Kurt Koch presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell'unita' dei cristiani e della Commissione per il dialogo con l'ebraismo. Sostituisce il card. Walter Kasper, che lascia per ragioni di eta'.
Teologo 60enne, Koch e' stato elevato a dignita' arcivescovile.
Dopo l'uscita di scena, ieri, del card. Giovanni Battista Re, curiale di lungo corso (e' stato per dieci anni sostituto della Segretria di Stato e poi altri dieci prefetto della Congregazione dei vescovi), lascia cosi' dopo 11 anni anche un altro co-protagonista del Pontificato Wojtyliano: il 77 enne Walter Kasper, che con onesta' intellettuale, nei giorni scorsi, ha tracciato un bilancio in chiaroscuro della sua guida del dicastero per l'unita' dei cristiani, ammettendo che dopo "un fallimento" registrato all'inizio del mandato nei rapporti con gli ortodossi, e che ha rappresentato "la peggiore esperienza ecumenica che abbia mai avuto", gli ci sono voluti "5 anni di pazienti negoziati" per ricucire i rapporti con i cristiani d'Oriente.
"Errori o meglio imprudenze nel modo di formulare la verita' - ha continuato il card.
Kasper - sono stati commessi nei rapporti con le Chiese protestanti anche da parte nostra".
In positivo, Kasper ha segnalato sostanzialmente "una solida rete di rapporti umani con cristiani delle altre confessioni che potra' resistere anche a eventi meno favorevoli e sono una base sicura per ulteriori passi in avanti". Ed una grande acquisizione che trasmette al successore: "ho imparato che l'ecumenismo - ha detto - non si fa alla scrivania. L'unita' della Chiesa non puo' essere pianificata ne' fabbricata".
Il card. Ouellet, chiamato ieri a sostituire Re al dicastero dei vescovi, per un anno nel 2001 era stato il vice di Kasper ma le loro linee erano tropo divergenti e Giovanni Paolo II dovette promuoverlo arcivescovo di Quebec e rimuoverlo dal dicastero.
Lo "scontro" coincise con la pubblicazione dell'Istruzione "Dominus Iesus" con la quale l'allora card. Joseph Ratzinger - attirandosi le proteste dell'ebraismo e dello stesso Kasper - ricordo' alla Chiesa Cattolica che il dialogo non puo' prescindere dall'annuncio del Vangelo perche' solo in Cristo ci sono verita' e salvezza. Dovette intervenire il Papa che fece suo il documento contestato, ma poi diede soddisfazione a Kasper allontanando Ouellet.
Non sarebbe andata cosi' con mons. Koch, il 60enne vescovo di Basilea da oggi alla testa del Pontificio Consiglio per l'unita' dei cristiani e della Commissione per il dialogo con l'ebraismo. Il suo motto episcopale e' infatti "In ogni cosa Cristo ha il primo posto", tratto dalla lettera di San Paolo ai Colossesi. Non che il nuovo capo dicastero rifiuti il dialogo e la convivenza: con gli altri vescovi svizzeri, mons. Koch si e' opposto - infatti - alla legge che impedisce la costruzione di minareti nel Paese, invitando gli elvetici a respingere il provvedimento nel referendum del novembre 2009.
Dalla parte di Benedetto XVI si sono schierati l'anno scorso sia Ouellet che Koch, difendendolo dagli attacchi che anche nella Chiesa ha subito dopo la revoca della scomunica ai quattro vescovi lefebvriani, causate in apparenza dalle inaccettabili dichiarazioni negazioniste di uno di loro, ma in realta' espressione di una posizione di fatto contrapposta alla lettura ratzingeriana del Concilio come continuita' e non come rottura e al recupero della sacralita' della liturgia cattolica.

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1 commento:

Anonimo ha detto...

Bell'articolo di Domenico Delle Foglie su Più Voce: "Il peggio deve venire? Il Papa fermo come Roccia".
http://www.piuvoce.net/newsite/sussurriegrida.php?id=506
Maria Pia