giovedì 1 luglio 2010
Preti pedofili: nove domande (scomode) all’avvocato Lena. Ignazio Ingrao a cui vanno i complimenti per l'iniziativa
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Su segnalazione di Sonny leggiamo:
Preti pedofili: nove domande (scomode) all’avvocato del Papa
E’ già stata ribattezzata “la guerra dei Jeff”, lo scontro dinanzi ai tribunali di tre Stati americani (Oregon, Kentucky e California) tra l’avvocato delle vittime dei sacerdoti pedofili, Jeff Anderson, e il legale del Papa, Jeff Lena. Anderson, 62 anni, sempre in tv e sui giornali, è deciso a portare il Papa in tribunale. Lena, il suo rivale, 51 anni, di origine italiana, schivo e riservato è invece l’avvocato senza volto: dal 2002 difende la Santa Sede in molti processi ma non si è mai lasciato fotografare o riprendere neppure una volta. Panorama.it lo ha intervistato in esclusiva dopo la decisione della Corte Suprema Usa di respingere il ricorso sull’immunità della Santa Sede dalla giurisdizione americana.
1. La decisione della Corte Suprema di non pronunciarsi sull’immunità della Santa Sede potrebbe spingere altre vittime e chiamare in causa la Santa sede direttamente per casi di abusi sessuali?
E’ possibile. L’avvocato Anderson potrebbe tentare di introdurre nuove cause. Tuttavia gli avvocati americani sanno perfettamente che il rigetto di una petizione dalla Corte Suprema non è indicativo di una disapprovazione nel merito di una posizione legale. Infatti, il governo degli Stati Uniti, nella relazione inoltrata da Solicitor General (Avvocato Generale dello Stato ndr) alla Corte Suprema, chiarisce in termini legali che la posizione della Santa Sede è corretta. Il fatto che la Corte Suprema degli Stati Uniti abbia poi deciso di non prendere in esame il caso è legato unicamente ai criteri interni adottati dalla Corte e non al merito delle posizioni delle parti. Normalmente, infatti, la Corte prende in esame un caso quando le varie corti di appello non sono in accordo l’una con l’altra Il compito della Corte Suprema è quello di unificare la legge delle diverse corti di appello degli Stati Uniti. La ragione più frequente per la quale la Corte Suprema non prende in esame il caso è che le altre Corti di appello non hanno espresso diversi pronunciamenti sul medesimo argomento.
Nei giorni scorsi, Anderson ha dichiarato che la Corte Suprema ha mostrato “coraggio” nel prendere tale decisione. L’affermazione dà la falsa impressione che la Corte suprema abbia deciso la questione nel merito. Ma rifiutare l’accettazione di un caso per le considerazioni che abbiamo esposto non è una decisione nel merito, come sa Anderson.
Forse è anche importante ricordare che questo era un appello da una decisione del Nono Circuito delle Corti di Appello che era già molto favorevole a noi. Grazie a quella decisione, noi abbiamo eliminato l’eccezione dell’ “attività commerciale” come base per la giurisdizione, abbiamo stabilito che tutte le accuse di frode, cospirazione e negligenza erano illegittime e che gli atti e le decisioni delle diocesi e degli ordini religiosi non possono essere imputati alla Santa Sede.
In altre parole, dopo il parere del Nono Circuito, depositato 18 mesi fa, abbiamo già potuto ridurre ad uno i problemi aperti su questo caso: se il prete in questione (Andrew Ronan, sacerdote dell’Ordine dei Frati Servi di Maria) fosse un impiegato della Santa Sede e se avesse commesso l’abuso in questione nello svolgimento delle sue funzioni. Tutte le altre ipotesi sono state rigettate.
Ma come emerge chiaramente dalla documentazione sul sacerdote, conservata dai Frati Servi di Maria (e ora nelle mani di Anderson), Ronan non era un impiegato della Santa Sede. Comunque tale questione, di natura legale e fattuale, non è stata ancora presentata dinanzi alla Corte. Sarà affrontata nella prossima fase della causa.
Perciò una domanda importante da porre all’avvocato del ricorrente è: “Come intendete provare che Ronan fosse un impiegato della Santa Sede?”. Ma finora nessun giornalista ha posto ad Anderson questa domanda, o almeno nessuno ha riferito la sua risposta.
2. Ci sono già nuove cause che chiamano la Santa Sede e il Papa a rispondere?
L’unico caso che è stato presentato è il famoso caso Murphy, presentato due mesi fa nella Corte federale del Wisconsin. Ma fino a questo momento non ci sono ulteriori sviluppi al riguardo. Proprio oggi Anderson tiene una conferenza stampa per annunciare un altro caso relativo ad un prete salesiano di nome Miani.
Pare, però dal sito web di Anderson che gli atti di abuso in quel caso sono avvenuti negli anni ’60, mentre la Santa Sede (sempre secondo suo sito web) forse è venuta a sapere qualcosa solo 35 o 40 anni dopo.
3. Ora riprenderà la causa in Oregon. Quali saranno i prossimi passi? Presenterà una memoria alla Corte distrettuale? Incontrerà il giudice?
I prossimi passi e i tempi del processo dipendono principalmente da come il giudice deciderà di procedere. Il primo argomento per la difesa è affrontare con la corte distrettuale il punto centrale della causa: il sacerdote Ronan era un impiegato della Santa Sede? Noi affermiamo, con decisione, che non lo era.
4. Quali saranno i tempi di decisione della Corte distrettuale dell’Oregon?
Dipenderà da giudice.
5. Il giudice potrebbe comunque chiamare il Papa a testimoniare?
A questo riguardo vanno chiariti due aspetti. In primo luogo è illegale dal punto di vista del diritto internazionale e del diritto degli Stati Uniti chiamare il Papa a testimoniare.
In secondo luogo il pontefice non ha alcuna informazione rilevante da fornire alla Corte su questo caso.
Voler chiamare il Papa a testimoniare è solo un modo per sollecitare l’attenzione su questo caso. Non ha alcuna rilevanza legale.
6. La vittima e l’Ordine dei Frati servi di Maria, accusati in questo processo in Oregon, stanno cercando anche un accordo extragiudiziale (transazione in denaro) per chiudere il caso?
Il sacerdote in questione è deceduto da anni. Ma l’ipotesi dell’accordo extragiudiziale va presa in considerazione per l’Ordine forse. Per quanto ne so, la maggior parte di questi casi si conclude con un accordo. E, da questo punto di vista, è evidente che la vittima potrebbe cercare un risarcimento monetario dalla provincia dai Frati. Non so se questo accordo è stato ricercato o se le parti ne stanno parlando perché non riguarda la Santa Sede. Ma è chiaro che potrebbe essere tentato se le parti vogliono trattare. Se questa causa non fosse motivata dal desiderio di infrangere l’immunità della Santa sede, come ha detto Anderson, il caso sarebbe chiuso da anni con un accordo tra la vittima e l’Ordine responsabile. Invece questo caso è utilizzato per raggiungere altri scopi.
7. Ha dichiarato che la relazione del Solicitor General (Avvocato Generale degli Stati Uniti, ndr) dà ragione alla Santa Sede. Perché la Corte Suprema non ne ha tenuto conto?
Quando la Corte Suprema decide di accettare un caso non lo fa per ragioni di merito ma considerando gli altri criteri che ho accennato prima. Il Solicitor General è stato completamente d’accordo con la Santa Sede nel merito del caso e questo è, certamente, molto importante in prospettiva. Ma la Corte Suprema deve poi prendere la sua decisione. Ed è uno sfortunato malinteso il fatto che la gente creda che il rifiuto della Corte ad accogliere una petizione esprima un giudizio di merito al riguardo. Non è affatto così.
8. Entro la fine dell’anno si chiuderà la causa in Kentucky? Ci sono già state anche richieste di risarcimento? A quanto ammontano?
Fino a questo momento non c’è stata richiesta di denaro in entrambi i casi. Tutto ciò che è stato discusso riguarda la questione di giurisdizione. E per la Santa Sede non mi sembra neanche il caso di discuterne perché la Santa Sede è totalmente estranea ai fatti contestati.
Non si può sapere quando il caso si chiuderà perché tale decisione deve essere assunta dal giudice, così come non si può sapere quanto tempo ci vorrà per trattare tali questioni dinanzi alla corte. E’ importante sapere anche che le questioni di merito in questo caso non sono state ancora discusse di fronte alla Corte di prima istanza. Così come il fatto che il sacerdote Ronan in Oregon non era impiegato della Santa Sede attende ancora di essere presentato. Le cause più importanti richiedono tempo ed è fondamentale che i giudici abbiano tempo di considerare i casi attentamente.
9. Ha letto le dichiarazioni dell’avvocato Anderson alla stampa italiana e vuole fare qualche commento?
L’avvocato Anderson, al quale va riconosciuto di aver avuto un ruolo importante nel denunciare casi di abusi negli Stati Uniti in passato, tuttavia ha la spiccata tendenza ad esagerare nelle sue interviste con i media e in particolare nelle sue dichiarazioni alla stampa straniera (la stampa italiana in particolare).
Ciò che stupisce è che Anderson, essendo un avvocato americano, sa bene che queste sue dichiarazioni non sono corrette. Ma lui le rilascia ugualmente alla stampa straniera sapendo che questa non conosce il sistema legale vigente in America. La verità è che lo stesso Anderson è in possesso da anni di informazioni che mostrano come solo l’Ordine religioso al quale apparteneva il sacerdote dell’Oregon – e non la Santa Sede – conoscevano e decidevano in merito ai trasferimenti del sacerdote. La verità è che nessuna deposizione del cardinale Sodano, del cardinale Bertone o del Papa stesso potrà essere raccolta in questo caso. La verità è che Anderson dovrà dimostrare che il sacerdote sotto accusa era un impiegato della Santa Sede, cosa che non riuscirà a fare.
La verità è che tutte denunce per frode, negligenza e cospirazione che Anderson sta ancora descrivendo alla stampa sono già state respinte dalla Corte diversi anni fa.
Sfortunatamente il signor Anderson, nel suo zelante entusiasmo, non ha mai avvertito il bisogno di rivelare alla stampa questi aspetti fondamentali. E spesso i giornalisti, felici di sentirlo parlare, non si fermano a chiedergli le domande che potrebbero davvero sollecitare la verità.
Da questo atteggiamento è nata la disinformazione che ha inquinato la stampa nel corso dell’intera settimana.
http://blog.panorama.it/italia/2010/07/01/preti-pedofili-nove-domande-scomode-allavvocato-del-papa/
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