lunedì 27 settembre 2010

Alla Gran Guardia (Verona) si sono ritrovate alcune delle persone vittime di abusi da parte di sacerdoti (L'Arena)

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«La pedofilia dei preti sia crimine contro l'umanità»

IL CASO.

Alla Gran Guardia si sono ritrovate alcune delle persone vittime di abusi in età infantile

Domolo: «Tutta la comunità internazionale deve fare i suoi passi» Una vittima: «Non è una questione di fede, ma un fatto di civiltà»

La fede non c'entra. «Chi ce l'ha se la tiene e sicuramente può aiutarlo ad andare avanti», hanno ribadito. Chi parlando alla platea, chi comunicando nel linguaggio dei gesti ma tutti hanno fatto fatica, traditi dalla commozione e da un imbarazzo mitigato solo dal fatto che stavano parlando di un orrore che aveva coinvolto buona parte dei presenti e che finalmente, dopo anni di silenzio, il coraggio di descrivere toccamenti, carezze sconce, prepotenze e abusi sessuali compiuti da sacerdoti rappresentava la liberazione da un incubo. Non la soluzione dei loro problemi, ma il desiderio di trovare il corretto alveo in cui far rientrare un'adolescenza danneggiata, quel danno che ieri è stato raccontato davanti a una platea ridotta, quaranta forse cinquanta persone, allestita in una delle sale della Gran Guardia.
«La forza che da parlare davanti agli altri è quello che è mancato prima quando non abbiamo potuto emettere un grido. I sordomuti non hanno coraggio di parlare, il problema dei sordi è la comunicazione. Io vengo da Milano, ero in collegio, la mia liberazione è stato un maestro laico udente, non un prete», ha spiegato con il linguaggio dei gesti un signore di Milano. Una ferita che per qualcuno non si rimarginerà mai, ma parlarne in pubblico è liberatorio e a far loro coraggio ieri c'erano gli ingrandimenti degli articoli apparsi sui giornali e relativi alle denunce e alle inchieste sugli abusi sessuali compiuti dai sacerdoti in altri Paesi.
Il coraggio di parlarne e la consapevolezza che in Italia, nonostante la durezza di papa Benedetto XVI nel condannare gli episodi di pedofilia avvenuti all'ombra dei campanili, solo ora qualcosa si sta muovendo.
Ma per quello che riguarda gli ex allievi sordi del Provolo di anni ne sono passati tanti. E la denuncia, pubblica, su quel che accadde fra le mura dell'istituto tra qualche giorno si concretizzerà in una commissione paritetica formata da sordi e rappresentanti della Curia che avrà il compito di raccogliere le testimonianze di chi fu abusato da sacerdoti (alcuni ancora in vita) e fratelli laici. Poi le relazioni verranno inviate a Roma, al Vaticano.
Non c'entra la fede, c'entra la dignità, la negazione dell'adolescenza e i problemi legati agli abusi fatti da chi per quei bambini era una guida, da un uomo con la tonaca. L'associazione che riunisce gli ex allievi dell'Istituto per sordi Provolo ha promosso il primo incontro in Italia lo ha fatto raccogliendo la richiesta di due famiglie di Brescia (i genitori di due bimbe di sei anni abusate da un sacerdote) che hanno chiesto la collaborazione e il sostegno della onlus. Di questa e non di altre perchè nel gennaio 2008 rese pubblici i racconti di violenze sessuali ripetute e continuate subiti dai bimbi sordi ad opera di fratelli laici e sacerdoti che formavano il corpo degli educatori.
Lo hanno fatto ieri, i bambini di una volta sono uomini fatti, qualcuno con i capelli bianchi, ma uno dopo l'altro si sono avvicinati al microfono e guardando negli occhi il pubblico hanno rotto quel silenzio fatto di vergogna e paura, esternato quella sofferenza che per anni si è coricata con loro e che per qualcuno si è tradotta con la rinuncia ad avere figli per timore che potessero diventare vittime di abusi.
«La comunità internazionale deve fare i suoi passi per chiedere la dichiarazione di crimine contro l'umanità per gli abusi sessuali da parte dei sacerdoti» spiega Salvatore Domolo, autosospesosi da prete nel 2005, «sbattezzato» lo scorso anno, con una memoria di abusi sessuali subiti da un parroco tra gli 8 e gli 11 anni. È il referente del gruppo «La colpa» che ha partecipato all'incontro in Gran Guardia e il sostenitore di una dichiarazione internazionale perchè, ha sottolineato, uno degli aspetti della pedofilia dei sacerdoti è non solo la vastità numerica «negli Usa i casi conclamati sono circa 5.000, in Italia è più difficile, per il momento un centinaio, ma per questo incontro abbiamo ricevuto una cinquantina di e-mail» ma anche «la vastità geografica: finora ha parlato il Nord del mondo, cosa succederà quando i Paesi del Terzo Mondo avranno il coraggio di uscire allo scoperto?». E a ciò si aggiunge «la complicità attiva della Chiesa che sapeva tutto e spostava le pedine, il prete pedofilo era spedito a Roma e il caso era risolto. Non c'è stato solo l'abuso ripetuto, non è che si sia vigilato poco: è che abbiamo fatto di tutto perchè si nascondesse».F.M.

© Copyright L'Arena, 26 settembre 2010

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