martedì 7 settembre 2010

Il Papa: la serenità mozartiana è un un dono della grazia di Dio (Sir)


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BENEDETTO XVI: IL “DONO” DELLA “SERENITA’ MOZARTIANA”

Si chiama “mozart’sche Heiterkeit” (“serenità mozartiana”), e per il Papa “è un dono della grazia di Dio, ma è anche il frutto della viva fede di Mozart, che – specie nella sua musica sacra – riesce a far trasparire la luminosa risposta dell’Amore divino, che dona speranza, anche quando la vita umana è lacerata dalla sofferenza e dalla morte”. Benedetto XVI ne ha parlato questo pomeriggio, al termine del concerto offerto al Santo Padre dall’orchestra di Padova e del Veneto e dal Coro “Accademia della voce” di Torino, diretti dal maestro Claudio Desderi.
“C’è un affetto particolare che mi lega, potrei dire da sempre, a questo sommo musicista”, ha detto Benedetto XVI: “Ogni volta che ascolto la sua musica non posso non riandare con la memoria alla mia chiesa parrocchiale, quando, da ragazzo, nei giorni di festa, risuonava una sua Messa: nel cuore percepivo che un raggio della bellezza del Cielo mi aveva raggiunto, e questa sensazione la provo ogni volta, anche oggi, ascoltando questa grande meditazione, drammatica e serena, sulla morte”.
“In Mozart – la testimonianza del Papa - ogni cosa è in perfetta armonia, ogni nota, ogni frase musicale è così e non potrebbe essere altrimenti; anche gli opposti sono riconciliati e la mozart’sche Heiterkeit, la ‘serenità mozartiana’ avvolge tutto, in ogni momento”.
Benedetto XVI ha poi citato testualmente l’ultima lettera scritta dal compositore austriaco al padre morente, datata 4 aprile 1787, in cui Mozart rivela che l’immagine della morte “non solo non ha per me più nulla di terrificante, ma mi appare addirittura molto tranquillizzante e consolante! E ringrazio il mio Dio di avermi concesso la fortuna di avere l’opportunità di riconoscere in essa la chiave della nostra felicità. Non vado mai a letto senza pensare che l’indomani forse non ci sarò più. Eppure nessuno fra tutti coloro che mi conoscono potrà dire che in compagnia io sia triste o di cattivo umore. E di questa fortuna ringrazio ogni giorno il mio Creatore e l’auguro di tutto cuore ad ognuno dei miei simili”. “È uno scritto – il commento del Papa - che manifesta una fede profonda e semplice, che emerge anche nella grande preghiera del Requiem, e ci conduce, allo stesso tempo, ad amare intensamente le vicende della vita terrena come doni di Dio e ad elevarci al di sopra di esse, guardando serenamente alla morte come alla ‘chiave’ per varcare la porta verso la felicità eterna”. Il Requiem di Mozart, ha concluso Benedetto XVI, “è un’alta espressione di fede, che ben conosce la tragicità dell’esistenza umana e che non tace sui suoi aspetti drammatici, e perciò è un’espressione di fede propriamente cristiana, consapevole che tutta la vita dell’uomo è illuminata dall’amore di Dio”.

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1 commento:

laura ha detto...

E' stato un discorso molto bello, anche se mi ha turbato un po'. Quando ha parlato della serenità con cui Mozart parlava e pensava della e alla morte, ho avuto la sensazione che facesse Suo questo pensiero, come se la vicinanza conb il Signore Gli abbia reso familiare e dolce anche il pensiero di tornare al Padre. Vorrei che restasse sempre con noi e condivido l'augurio iniziale del vescovo : Ad multos annos!