sabato 11 settembre 2010
Se Sarkozy va a Canossa in Vaticano (D'Andrea). Sarà l'occasione anche per scusarsi con il Papa per le sparate di Minc?
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Se Sarkozy va a Canossa in Vaticano
Controffensiva diplomatica per ricucire lo strappo dovuto alle critiche per i rimpatri rom
Paolo D'Andrea
Mentre Benedetto XVI si accinge a incontrare la regina Elisabetta, David Cameron e la nuova leadership politica del Regno Unito, anche a Parigi c'è chi prepara il terreno per ottenere in tempi brevi una nuova photo-opportunity insieme al Papa. L'altro ieri il segretario generale dell'Eliseo, Claude Guéant, ha confermato al giornale cattolico la Croix che sono in corso contatti tra la diplomazia francese e la Santa Sede per fissare la data di una prossima, imminente visita a Roma di Nicolas Sarkozy.
Il presidente francese punta ad essere ricevuto in udienza entro la metà di ottobre. E se il progetto andasse in porto, l'udienza papale concessa in fretta e furia - per i tempi del protocollo vaticano - al leader d'Oltralpe non potrebbe certo essere rubricata nella categoria dei convenevoli da cerimoniale.
Lo scenario da tener presente è quello dell'appannamento d'immagine subito dal sarkozismo con la vicenda delle espulsioni dei Rom, censurata l'altro ieri anche dell'Europarlamento. Agli occhi della leadership francese, la visita del presidente al vescovo di Roma rappresenta un vettore portante della controffensiva diplomatica studiata per uscire dall'angolo. Ma nelle mosse di Parigi si coglie anche una smania nervosa che rischia di annebbiare gli sguardi e aggrovigliare vieppiù i nodi irrisolti.
Lo si è visto nel modo irrituale con cui è stata fatta filtrare l'indiscrezione sulla futura eventuale trasferta vaticana di Sarkozy. Martedì scorso, voci ufficiose pilotate dall'Eliseo avevano fatto intendere che la richiesta di rendez-vous proveniva dal Vaticano: a «desiderare» l'incontro con Sarkozy sarebbe soprattutto papa Ratzinger.
Secondo tali boatos il pontefice sentirebbe l'urgenza di rassicurare a viva voce il Capo di stato francese in merito alle «false interpretazioni» attribuite alle parole da lui pronunciate dopo l'Angelus del 22 agosto, quando Benedetto XVI lesse in francese un richiamo a «accogliere le legittime diversità umane» registrato in tutto il mondo come una presa di distanze rispetto alla politica sarkozista nei confronti dei Rom. Il fatto è che la fantasiosa ricostruzione dei desiderata papali proveniente da Parigi non è piaciuta Oltretevere. Come è noto, il Papa non ha l'abitudine di convocare i capi di Stato in Vaticano. Le richieste d'udienza papale provengono ordinariamente dalle diplomazie dei diversi Stati, e di solito la procedura, lunga e complessa, richiede dai quattro ai sei mesi di tempo prima che l'incontro sia messo in agenda. Le voci fatte circolare dagli ambienti diplomatici parigini sono state interpretate nei Palazzi vaticani come un blitz, un goffo tentativo di forzare la mano attribuendo oltretutto all'interlocutore vaticano una impazienza che invece è evidentemente da attribuire alla presidenza francese.
Quest'estate, sulla questione del rimpatrio dei Rom, si è notevolmente appannato il feeling tra Sarkozy e la Chiesa di Francia. Numerosi rappresentanti della compagine ecclesiale hanno espresso il loro disaccordo sulla strada imboccata dal governo sul fronte dell'immigrazione.
Ma a far rumore è stata soprattutto l'infelice sparata dell'economista Alan Minc, stretto collaboratore di Sarkozy, che dopo le parole di Benedetto XVI all'Angelus del 22 agosto ha pensato bene di zittire Ratzinger ricorrendo all'argomento che un Papa tedesco «che ha reinstallato un vescovo revisionista» non può permettersi di dare lezioni in tema di politica verso i Rom e gli immigrati, essendo anche lui - in quanto tedesco - erede del nazismo.
Lo stesso Sarkozy martedì scorso ha confidato a alcuni deputati dell'Ump l'intenzione di discutere col Papa delle reazioni di alcuni ecclesiastici critici verso i provvedimenti governativi sui Rom. «L'abito lilla» avrebbe detto in quell'occasione il presidente francese «non autorizza alle sparate». Il riferimento era rivolto alla tonaca violacea di Robert Le Gall, l'arcivescovo di Tolosa che nei giorni scorsi ha richiamato i cattolici a essere solidali con i Rom.
Come appare evidente, è Sarkozy a sentire il bisogno di un incontro con il Papa, e non il contrario. La presidenza francese ha anche l'urgenza di inviare un segnale all'elettorato cattolico, nei confronti del quale sta perdento terreno dal 2007. Secondo un sondaggio Ifop, citato da la Croix, la percentuale di cattolici praticanti soddisfatti dell'azione di governo di Sarkozy è calata dal 61 per cento al 47 per cento nel volgere di un solo anno, dall'agosto 2009 all'agosto 2010. Inoltre, sul tavolo di un'eventuale visita del presidente francese in Vaticano potrebbe essere messa a tema anche l'eclisse dell'influenza francese negli organigrammi d'Oltretevere. Risale allo scorso novembre la relazione allestita da un gruppo parlamentare di studio sui rapporti tra Francia e Santa Sede per documentare un certo declino della componente francese negli equilibri interni della Curia romana. In realtà, si assiste al tramonto anagrafico dei vecchi leoni della stagione post-conciliare, come i cardinali Roger Etchegaray e Paul Poupard. L'unico francese ancora a capo di un dicastero vaticano è Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso.
Mentre il còrso Dominique Mamberti, che pure occupa la carica di "ministro degli esteri" vaticano, non è finora riuscito a imporre il proprio profilo, stretto all'angolo dal protagonismo pigliatutto del cardinale Tarcisio Bertone.
© Copyright Il Secolo d'Italia, 11 settembre 2010
Prima il Vaticano dovrebbe pretendere le scuse e poi, forse, prendere in considerazione l'ipotesi di una udienza. Le affermazioni di Minc non possono essere liquidate senza alcuna presa di posizione forte.
R.
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1 commento:
Spero solo non si presenti con Carla Bruni...
magari col velo nero.O Tempora ,o mores!
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