lunedì 25 ottobre 2010

Legionari. Il passato che non vuole passare. Gli eredi e custodi dell'indegno fondatore Maciel non accettano di lasciare i posti di comando (Magister)

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Legionari. Il passato che non vuole passare

Gli eredi e custodi dell'indegno fondatore Maciel non accettano di lasciare i posti di comando. Ma il delegato papale De Paolis lancia un ultimatum: o cambiano, o sarà "naufragio" per tutti. Il testo integrale della sua lettera

di Sandro Magister

ROMA, 25 ottobre 2010

Ora che è stato promosso cardinale, l'arcivescovo Velasio De Paolis avrà ancora più autorità nell'attuare il mandato che ha ricevuto da Benedetto XVI per il salvataggio dei Legionari di Cristo, portati sull'orlo della rovina dal loro stesso fondatore Marcial Maciel e dagli uomini della sua cerchia.
Ma le difficoltà che il delegato pontificio sta incontrando sono notevoli. I superiori della congregazione, il più potente dei quali è il vicario generale Luís Garza Medina (nella foto), non rinunciano affatto all'idea di restare ai loro posti di comando, ora e sempre.
A metà settembre De Paolis ha chiesto a Garza di lasciare le principali cariche che detiene, almeno quelle di direttore territoriale per l'Italia, di responsabile delle vergini consacrate del movimento Regnum Christi, di prefetto generale degli studi e di capo della holding finanziaria Integer. Ma Garza ha risposto di no. Tra i due è sceso il gelo.
De Paolis è in carica dal 16 giugno, ma solo da questo ottobre può operare e decidere in pieno, da quando finalmente gli sono stati dati i quattro "consiglieri" che le autorità vaticane gli avevano promesso quattro mesi prima. Uno di loro, Brian Farrel, è un legionario con un importante ruolo nella curia vaticana, fautore di una svolta risoluta nel cammino della congregazione. Altri due, il gesuita Gianfranco Ghirlanda e il giuseppino Agostino Montan, sono canonisti di grande esperienza, ancor più a sostegno di un'azione decisamente riformatrice. Più incline a mediare con i capi dei legionari appare il quarto, Mario Marchesi, in passato professore nel loro ateneo.
Lo scorso 19 ottobre, De Paolis ha indirizzato ai legionari e ai membri del Regnum Christi una lunga e ben costruita lettera, riprodotta integralmente più sotto, dalla quale si ricavano indicazioni abbastanza chiare sul cammino di "ricostruzione" e "rinnovamento" che il delegato pontificio intende percorrere. E sugli ostacoli che incontra.
De Paolis definisce il suo progetto "cambiamento nella continuità", con l'accento sulla prima parola. Da cambiare – scrive – sono "non poche cose". Riguardano la libertà di coscienza, il ruolo dei confessori e direttori spirituali, le forme di controllo sulla vita quotidiana, e altro. Ma il punto su cui egli insiste di più è "il problema dell'esercizio dell'autorità all'interno della Legione", compreso il modo con cui i superiori si rapportano tra loro.
Alla necessità che i superiori cambino il loro modo d'agire De Paolis dedica numerosi passaggi e un intero paragrafo della lettera. Per la prima volta in un documento ufficiale di Chiesa, egli mette nero su bianco la tesi secondo la quale "gli attuali superiori non potevano non conoscere le colpe del fondatore", per cui "tacendole essi avrebbero mentito". Non sottoscrive questa tesi, ma neppure la esclude. Nell'ipotizzare che la loro conoscenza delle nefandezze del fondatore sarebbe avvenuta "tardi e gradualmente", non dice né come né quando. E in effetti è ormai di dominio comune, anche tra le alte autorità vaticane, che Garza e gli altri fedelissimi di Maciel conoscessero e coprissero la sua doppia vita già dai primi anni Novanta, molto prima della sua condanna nel 2006 e della sua morte nel 2008.
Ma nonostante ciò, dalla lettera di De Paolis si ricava che né lui né le autorità vaticane intendano per ora rimuovere con un atto d'imperio i superiori della Legione. Quello che cercano di ottenere è che essi lascino le cariche di loro volontà o almeno cambino da subito il loro atteggiamento, perché – è detto nella lettera – "se ci lasceremo prendere dalla volontà di prevalere, e di imporre le proprie idee contro gli altri, il naufragio è certo".
Sta di fatto che, sinora, di questa auspicata conversione non si vede traccia, nei capi. Facendo muro, essi bloccano l'uscita allo scoperto e la presa d'iniziativa della parte sana della Legione, di quelle decine, centinaia di sacerdoti e novizi che anelano a un rinnovamento della loro vita religiosa, ma continuano a soffrire vincoli e pressioni molto asfissianti, a livello individuale e collettivo.
In ogni caso, se il calcolo dei superiori della Legione era di risolvere tutto in tempi brevi, pochi mesi, e con aggiustamenti minimi, De Paolis con questa lettera cancella ogni loro illusione. Il processo di ricostruzione – scrive – prenderà "il tempo necessario, che si prevede di almeno due o tre anni o anche più". E cita l'esortazione di Dio al profeta Elia: "Su mangia, perché è troppo lungo per te il cammino".
Il delegato pontificio annuncia la costituzione di tre commissioni: la prima per la revisione a fondo delle costituzioni; la seconda per le vittime e le richieste di risarcimento; la terza per i problemi di ordine economico, sinora dominio incontrastato di Garza.
Per il movimento laicale Regnum Christi – che sarà presto indagato da un visitatore apostolico, Ricardo Blázquez, arcivescovo di Valladolid – viene prospettata una maggiore autonomia rispetto alla Legione.
Quanto al carisma specifico dei legionari, la lettera di De Paolis lo individua nell'educazione di sacerdoti e laici, nelle scuole e nelle università, a una cultura cristiana capace di reagire alla cultura diffusa "inficiata di immanentismo e relativismo".
È difficile, se non impossibile, che i superiori della Legione riescano a rovesciare queste linee direttrici. Ma ostacolarle sì. E in assenza di rapidi passi avanti nel cammino di rinnovamento, altri sacerdoti se ne andranno, non "teste calde" come i loro superiori dicono, ma tra i migliori, in aggiunta a quelli che hanno già lasciato, incardinandosi nel clero diocesano. Le nuove vocazioni spariranno, come già si inaridiscono un po' ovunque, ad esempio in Italia, dove quest'anno è entrato un solo novizio.
Stando così le cose, se si vuole dare fiducia e coraggio al corpo sano della Legione di Cristo, il segnale di svolta non può essere che uno ed urgente: la rimozione di quei capi, almeno i maggiori, che devono tutto il loro potere all'uomo che l'ha fondata e insieme inabissata. E ancora continuano a tenerla in prigione.

Clicca qui per leggere il resto del commento di Sandro Magister.

Sono d'accordo al cento per cento con Sandro Magister!
Sposo in pieno l'ultima frase:


"Stando così le cose, se si vuole dare fiducia e coraggio al corpo sano della Legione di Cristo, il segnale di svolta non può essere che uno ed urgente: la rimozione di quei capi, almeno i maggiori, che devono tutto il loro potere all'uomo che l'ha fondata e insieme inabissata. E ancora continuano a tenerla in prigione".

Forza e coraggio! Azione...risolutezza!
R.

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