martedì 12 ottobre 2010

Mons. Fisichella: un nuovo dicastero per riportare il messaggio di Cristo nei cuori di chi non lo comprende più (Radio Vaticana)

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Mons. Fisichella: un nuovo dicastero per riportare il messaggio di Cristo nei cuori di chi non lo comprende più

Un dicastero che non è una risposta “burocratica” alla scristianizzazione oggi diffusa in Europa e in altre zone che già conoscono il Vangelo, ma la risposta del Papa per riportare il messaggio di Cristo nei cuori di chi non lo comprende più. E’ questo in sintesi l’obiettivo che si pone il neo-dicastero della Nuova Evangelizzazione, così come lo ha presentato questa mattina in Sala Stampa vaticana il suo presidente, l’arcivescovo Rino Fisichella, che ha risposto a lungo alle domande dei giornalisti. Il servizio di Alessandro De Carolis:

Non c’era bisogno di un dicastero per una Nuova Evangelizzazione quasi a sancire il fallimento di quella tradizionale. C’era il bisogno urgente di ripensare i modi di essere “sempre e dovunque” – come recita l’incipit del Motu Proprio di Benedetto XVI – da parte della Chiesa nel mezzo di società che patiscono l’eclissi del senso di Dio. Con chiarezza, mons. Fisichella ha tracciato la genesi spirituale del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione, definita una “intuizione profetica” di Benedetto XVI, inserita nel solco aperto dai suoi immediati predecessori fino al Vaticano II e aderente alla fase storica del mondo:

“Viviamo un tempo di gradi sfide, che incidono non poco nei comportamenti di intere generazioni, dovute al fatto della conclusione di un'epoca con l'ingresso in una nuova fase per la storia dell'umanità. A tanti elementi positivi, che consentono di vedere un impegno più coerente nella vita di fede – dovuto anche ad una conoscenza più profonda dei suoi contenuti - corrispondono non di rado forme di 'distacco dalla fede' come conseguenza di una diffusa forma di indifferenza religiosa, preludio per un ateismo di fatto”.

Chiese di antica tradizione che “risentono” del “deserto interiore” nel quale arranca l’uomo del 21.mo secolo, specie nelle aree dove il Vangelo vive da secoli, se da non millenni. In questo confronto, ha affermato mons. Fisichella, si svilupperà il lavoro del dicastero, da oggi nelle sue piene funzioni:

“L'obiettivo appare da subito come una grande sfida che viene a porsi per la Chiesa intera nel dover riflettere e trovare le forme adeguate per rinnovare il proprio annuncio presso tanti battezzati che non comprendono più il senso di appartenenza alla comunità cristiana e sono vittima del soggettivismo dei nostri tempi con la chiusura in un individualismo privo di responsabilità pubblica e sociale”.

“Nuova Evangelizzazione”, ha proseguito il presule, non vuole né essere “una formula uguale per tutte le circostanze” – perché ogni zona del mondo ha mentalità, cultura e ambiente a sé – e nemmeno una “formula astratta”, e questo è sancito dal modo in cui il nuovo Pontificio Consiglio si muoverà, cioè in sinergia con gli altri dicasteri di Curia e con i vescovi locali:

“Noi avremo i contatti con le Conferenze episcopali e quindi con le Conferenze episcopali dovremo essere capaci di trovare le forme per sostenere l’azione pastorale che già è in atto. Debbo dire che in diversi Paesi, comunque, ci sono già un pullulare di iniziative da diversi anni, che tendono proprio a questo tema della nuova evangelizzazione”.

Tre saranno le piste di lavoro principali: la “sistematizzazione” del magistero dedicato all’evangelizzazione, la promozione del Catechismo della Chiesa cattolica, che nel 2012 festeggerà il 20.mo di pubblicazione, e l’uso a fini apostolici dei media vecchi e nuovi. Ai giornalisti che paventavano il rischio che il nuovo dicastero possa configurarsi come una sovrastruttura di tipo burocratico rispetto agli organismi esistenti, mons. Fisichella ha replicato:

“Papa Benedetto XVI non credo sia l’uomo della burocrazia. Papa Benedetto XVI è l’uomo dell’annuncio, è l’uomo che con profonda intelligenza teologica e cultura ha saputo individuare questo spazio per impegnare la Chiesa in maniera concreta a servizio della missione che la Chiesa possiede da sempre”.

Insistenti le domande sulla “geografia” di competenza del dicastero. Il suo presidente ha spiegato che se “forse” l’Europa guida la classifica del continente più “scristianizzato”, in realtà ciò che si farà sarà quello di commisurare il grado di lontananza dalla vita ecclesiale al contesto socioculturale in cui esso si manifesta. Sarà questo a regolare l’azione del dicastero, per cui se il Vecchio continente sarà considerato soprattutto in rapporto alla secolarizzazione, in America Latina, per esempio, verrà valutato più da vicino il fenomeno delle sette religiose. In ogni caso, ha concluso mons. Fisichella, il dicastero è una reazione a questo stato di cose:

“Io credo che questo sia il segnale che il Papa ha dato di non rimanere in silenzio per il distacco di molti fedeli dalla Chiesa. Se siamo stati in silenzio, forse, davanti a queste situazioni di assunzione passiva degli effetti del secolarismo, adesso è il momento di riprendere, invece, la nostra parola forte e coraggiosa, perché siamo araldi del Vangelo”.

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