mercoledì 10 novembre 2010

Il difficile nuovo corso dello Ior e una considerazione: ognuno deve assumersi le proprie responsabilità senza usare il Papa come scudo (Bevilacqua)

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Vaticano, i bertoniani parlano di complotto

di Andrea Bevilacqua

In Vaticano si sentono accerchiati. È in particolare il presidente dell'Istituto per le Opere di Religione, Ettore Gotti Tedeschi, a spingere sulla tesi del complotto nel tentativo di uscire dall'angolo nel quale la magistratura l'ha messo: Gotti Tedeschi e un altro importante dirigente della stessa banca vaticana sono indagati per violazione del decreto legislativo 231 del 2007 che è la normativa di attuazione della direttiva Ue sulla prevenzione del riciclaggio.
La tesi di Gotti Tedeschi è questa: se siamo indagati è perché qualcuno dentro le mura leonine ci vuole fare fuori.
Noi siamo il nuovo corso, siamo la nuova linea della totale trasparenza, mentre dentro il Vaticano non tutti hanno i medesimi princìpi: «Qualcuno non è contento che io oggi sia qui», ha detto Gotti Tedeschi quando ha fornito la sua versione dei fatti davanti ai pm.
Chi sono i nemici del nuovo corso? Anzitutto chi c'era prima di Gotti Tedeschi allo Ior. E dunque l'ex presidente di scuola ambrosiana Angelo Caloia. O almeno così pare. Non a caso, tre giorni fa, è stata la Repubblica a rivelare che Caloia avrebbe chiesto all'Osservatore Romano la pubblicazione di un editoriale nel quale si difendeva l'operato dello Ior sotto la gestione precedente a quella di Gotti Tedeschi. In caso contrario Caloia avrebbe pubblicato la sua verità su un altro quotidiano. Fino a oggi il giornale vaticano non ha soddisfatto la richiesta di Caloia ma non è detto non lo faccia in futuro.
La curia romana negli ultimi anni è stata profondamente cambiata. Gotti tedeschi appartiene al nuovo corso. È lui un fedelissimo del cardinale segretario di stato Tarcisio Bertone. È lui una delle pedine che probabilmente maggiormente danno fastidio a coloro che fanno parte della vecchia guardia. Nelle finanze vaticane c'è un altro personaggio, legato a Bertone, ad aver subito negli ultimi mesi diversi attacchi da parte della magistratura. Si tratta di Giuseppe Profiti, oggi presidente del Bambin Gesù di Roma e a lungo vicepresidente del Galliera. Il Tribunale di Genova lo ha condannato a sei mesi per lo scandalo di Mensopoli. Profiti non è un personaggio qualunque. È stato lui, recentemente, a prendere il posto che era del cardinale Camillo Ruini nel cda dell'Università Cattolica. Una scelta, quest'ultima, poco digerita dalla vecchia guardia della finanza bianca milanese, che vede nell'avanzata dei bertoniani un nuovo potere che cerca di imporsi. Ma davvero è la vecchia guardia vaticana a mettere il bastone tra le ruote del lavoro dei bertoniani? In Vaticano circola anche un'altra tesi. Questa: l'azione della magistratura contro Profiti e Gotti Tedeschi è giustificata. Le colpe della «malagestione» non sono solo in chi fino a qualche anno fa conduceva le finanze vaticane, ma anche in una certa approssimazione di chi le conduce ora.
Ognuno, insomma, deve assumersi le proprie responsabilità senza usare il Papa come scudo.

© Copyright Italia Oggi, 10 novembre 2010 consultabile online anche qui.

Bollo, controbollo, sottoscrivo e sposo l'ultima frase.
Il nuovo corso deve imporsi senza se e senza ma denunciando, se necessario, eventuali ostacoli.

R.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Giustissimo, Raffa.
Ma attenzione al classico escamotage difensivo "Tutti colpevoli, nessuno è colpevole". Occorre stare ai fatti.
Chi ha firmato l'ordine di giroconto è ormai noto, e non è Gotti Tedeschi.
Alberto

Raffaella ha detto...

Vero :-)