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Una giornata vissuta con intensità
Tra le pagine vive di una storia di fede
dal nostro inviato Mario Ponzi
Costruita l'unità d'Europa, ora si tratta di costruire il cittadino europeo.
Cominciando con l'armonizzare la coscienza umana con la trascendenza. Assicurando poi sul piano sociale aiuti alla famiglia, fondata sull'unione tra un uomo e una donna, e protezione alla vita umana, dalla nascita al suo termine naturale. Un obiettivo al quale Benedetto xvi si dedica dall'inizio del pontificato, sulla scia di quanto fece Giovanni Paolo ii a partire dal novembre del 1982, quando proprio dalla Spagna lanciò il suo appello all'Europa affinché riscoprisse quelle radici cristiane iscritte nel suo stesso dna.
Papa Ratzinger, tornato in Spagna per la seconda volta, si è trovato di fronte a un'Europa unita, nella quale, non esistono più muri di pietra, ma si innalzano barriere altrettanto innaturali, che rischiano di produrre lo stesso effetto della divisione. Ecco perché nel corso delle due dense giornate trascorse a Santiago de Compostela e a Barcellona, ha ripetuto che il futuro è nell'incontro e non nello scontro, che rinnovamento non vuol dire rinunciare alla radici, che la continuità è possibile nel dialogo tra fede e ragione, fede e arte, verità e libertà.
Non è stata tanto la situazione della Spagna a dettare le parole del Papa — come hanno voluto ritenere molti media spagnoli — quanto piuttosto la sfida del laicismo, che a volte diviene «aggressivo»; certamente anche in Spagna, ma nello stesso modo che in Francia, in Germania e nell' Europa tutta e più in generale nel mondo.
«Dio è con gli uomini» ha ripetuto domenica mentre parlava ai fedeli raccolti nella Sagrada Familia, tempio maestoso divenuto testimonianza concreta di come sia possibile tradurre nel linguaggio umano l'amore di Dio per l'uomo e dell'uomo verso Dio. In questo contesto la dedicazione dell'incompiuta di Antoni Gaudí è stata il momento più significativo e coinvolgente della visita appena conclusa.
Il Papa è rientrato domenica sera in Vaticano con ancora negli occhi e nel cuore, le mille emozioni vissute nell'abbraccio di una Comunità che, stretta attorno al successore di Pietro, si è scoperta ancor più parte di una Chiesa universale.
È stata una giornata di grazia perché nel gesto della dedicazione compiuto dal Papa, la Chiesa che è in Catalogna ha intuito l'avvicinarsi del momento profetizzato «dall'architetto di Dio», come il suo biografo ha definito Gaudí. «San Giuseppe completerà il tempio» disse un giorno riflettendo sulle innumerevoli difficoltà che via via si presentavano alla realizzazione del progetto. Ora è stato un Papa di nome Giuseppe — Joseph Ratzinger — a consacrarlo e a celebrarvi la prima messa.
Per il Papa si è trattato di una giornata speciale, iniziata con un momento straordinario come può essere la celebrazione della prima messa in un tempio risultato dell'impresa di un popolo umile e generoso; un popolo credente che cerca di realizzare «lo spazio di Dio» — come ha detto il Pontefice — per andarlo a cercare sicuro di trovarlo.
Una giornata speciale anche perché si è conclusa con l'attenzione dinanzi alla sofferenza umana, in una casa di accoglienza anch'essa dedicata a Dio. Una volta ospitava bambini con gravi handicap; oggi invece accoglie soprattutto adulti malati «perché — è la constatazione amara di un assistente — i bambini disabili non li fanno nascere più». In quel momento acquistavano tutta la loro forza le parole pronunciate dal Papa nella basilica dedicata alla Sacra Famiglia: «La Chiesa si oppone a qualsiasi forma di negazione della vita umana».
Tra questi due momenti la cronaca della visita a una città che vive il contrasto tra spinta secolarista e l'intimità di una fede naturale, spontanea, pronta a emergere laddove ci siano gli stimoli giusti. Al Papa hanno fatto festa inattesa anche sabato a notte inoltrata, davanti all'arcivescovado. Poi si sono riversati lungo le strade il mattino successivo. Un'accoglienza calorosa, manifestata anche con lettere di adesione sottoscritte e pubblicate. Così hanno, fatto per esempio, decine e decine di intellettuali spagnoli. In un documento hanno ringraziato il Pontefice «per aver voluto visitare la nostra terra — si legge tra l'altro — in un momento difficile, provocato da una crisi economica e sociale che affonda le sue radici in una profonda crisi morale». E poi hanno espresso gratitudine a Benedetto xvi per il suo «straordinario magistero e per la sua instancabile difesa della dignità umana». Lo firmano professori universitari, direttori di banca, dirigenti pubblici, uomini e donne del mondo economico, politico e sociale.
In un clima di festa il Pontefice è giunto alla Sagrada Familia verso le 9.30, preceduto dai reali di Spagna che lo hanno accolto sulla soglia dell'ingresso secondario dell'edificio, dove tappeti e drappi nascondevano i segni del cantiere secolare ancora aperto. Il Papa e re Juan Carlos si sono scambiati una cordiale stretta di mano, durata alcuni istanti, prima che il re presentasse la regina consorte Sofia, e poi le altre personalità presenti, tra le quali l'architetto Jordi Bonet, capo del progetto di costruzione della chiesa. In un salottino allestito nella sala museale si è svolto poi il colloquio privato con i reali di Spagna. Erano presenti anche i cardinali Tarcisio Bertone, segretario di Stato, e Lluís Martínez Sistach, arcivescovo di Barcellona.
Alle 10 l'ingresso solenne nella chiesa, gremita da circa settemila persone. Unica l'immagine offerta da questo tempio. C'è poco da aggiungere ai fiumi di parole che, soprattutto in questa occasione, si sono versate per decantarne le meraviglie. Soprattutto all'esterno impressiona vedere le mastodontiche guglie che svettano verso il cielo e gareggiano in altezza con le quattro gigantesche gru che ancora le circondano, retaggio di quasi centoventi anni di lavori. Nelle previsioni, resteranno lì almeno altri venti anni, tanti quanto serviranno a completarli.
Ciò che forse riesce di più a penetrare l'anima è la sensazione di trovarsi come davanti alle pagine di un libro, fatto di pietre, che raccontano ogni giorno, e continueranno a farlo nei secoli, la storia della fede cristiana. Ogni pietra, ogni scultura, la sua forte esteriorità e il suo maestoso interno — che ha visibilmente affascinato Benedetto xvi appena entrato — sono così densi di spiritualità che riescono a rendere palpitante tutta la fede che l'intera opera d'arte esprime e riassume.
L'esterno è come il biglietto da visita della cattolicità della Chiesa: vi sono raffigurati Gesù, Maria, gli apostoli, i santi. Le facciate rappresentano la vita umana di Gesù, dalla nascita alla passione e morte. E all'interno si racconta della Gerusalemme celeste, abitata dall'Agnello, il figlio di Dio. Sorprende poi quanto messo in evidenza dal Papa nell'omelia: la combinazione della modernità con l'essenza dell'architettura religiosa tradizionale, elementi diversi che si fondono armonicamente e danno vita a un'opera unica al mondo.
La cerimonia della dedicazione è stata seguita con intensa partecipazione. Dodici vescovi spagnoli si sono sparsi a raggiera tra i fedeli e hanno unto le colonne mentre il Papa consacrava l'altare con il crisma. Sei suore hanno poi rivestito l'altare per la messa, che il Papa ha concelebrato con i prelati del seguito, alcuni cardinali venuti dall'Italia e dalla Curia romana, con i vescovi spagnoli e oltre 1.500 sacerdoti.
Particolarmente suggestivo il momento in cui il Papa ha consegnato al diacono il primo cero acceso da porre sull'altare. In quello stesso istante il tempio, sino ad allora immerso nella penombra, è stato illuminato da fasci di luce che hanno svelato l'impressionante splendore di questo edificio.
Conclusa la celebrazione Benedetto xvi, attraverso la Porta della Natività è uscito all'esterno e si è rivolto alla folla assiepata tutt'intorno alla chiesa. Ha ribadito la dignità e «il valore primordiale del matrimonio e della famiglia» prima di guidare la recita dell'Angelus. Quindi è rientrato nella chiesa e ha consegnato ufficialmente la bolla dell'erezione del tempio a basilica minore.
La visita pomeridiana al Nen Déu è stato l'atto conclusivo dell'incontro con la città. In serata all'aeroporto si è svolto poi quello «breve ma cordiale», come lo ha definito un comunicato ufficiale dell'Esecutivo spagnolo, con il presidente del Governo José Luís Rodríguez Zapatero, il quale ha assicurato al Pontefice che il suo Governo «riconosce il peso della Chiesa cattolica in Spagna», continuando a garantire la libertà di tutti. Zapatero ha anche assicurato la collaborazione del governo per la celebrazione della prossima giornata mondiale della gioventù a Madrid «così come ha collaborato alla realizzazione della visita che si è appena conclusa».
Salutando infine i reali di Spagna, il Papa, prima di partire, ha ripetuto che con la sua visita ha desiderato «abbracciare tutti gli spagnoli, senza eccezione alcuna, e tanti altri che vivono in mezzo a voi senza essere nati qui».
(©L'Osservatore Romano - 8-9 novembre 2010)
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