martedì 9 novembre 2010

Un futuro di amicizia. L'Osservatore Romano ospita un commento di Renzo Gattegna che poi commenteremo...

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Inghilterra: dichiarazione dei cinque vescovi anglicani dimessi

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VIAGGIO APOSTOLICO DEL SANTO PADRE A SANTIAGO DE COMPOSTELA E BARCELLONA (6 - 7 NOVEMBRE 2010): LO SPECIALE DEL BLOG (Raccolta di articoli, notizie e testi dei discorsi e delle omelie)
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Leggiamo e poi commentiamo in un successivo post:

«Sotto il cielo di Roma» ha rilanciato il dibattito tra ebrei e cattolici

Un futuro di amicizia

A proposito del dibattito sulla fiction televisiva Sotto il cielo di Roma pubblichiamo una riflessione del Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.

di Renzo Gattegna

La trasmissione televisiva delle due puntate della fiction Sotto il cielo di Roma ha rilanciato l'animato dibattito che è in corso da circa cinquant'anni sul comportamento tenuto dal Papa Pio xii nei confronti del nazismo in generale e in particolare durante l'occupazione di Roma nel periodo 1943-1944.

È un dibattito che rimane aperto sia in sede scientifica, fra gli storici, sia fra coloro che sono favorevoli o contrari alla sua beatificazione, ma credo sia opportuno tenere nettamente separati i due contesti.

Sulla causa di beatificazione, procedura interna della Chiesa cattolica, gli ebrei non vogliono intervenire, anche perché certamente i più interessati a una verifica incontrovertibile di tutto ciò che riguarda la vita e le opere del Papa sono gli stessi promotori e sostenitori della sua beatificazione.

Riveste invece grande interesse per gli ebrei l'accertamento della verità storica su tutti i fatti avvenuti dal 1938 al 1945, periodo nel corso del quale sono stati messi in atto prima la discriminazione, poi la persecuzione e infine lo sterminio.

Sarebbe di fondamentale importanza proseguire e completare il lungo e difficile lavoro di ricerca negli archivi, di studio e di valutazione che certamente non può essere svolto in tempi brevi, né può essere trattato con rigore scientifico da una fiction televisiva che, per sua stessa natura, è una «finzione» o quantomeno una narrazione soggettivamente trasfigurata dall'ispirazione e dalla sensibilità degli autori.

Nel corso del dibattito sorto in questi ultimi giorni sono state espresse significative convergenze nel considerare l'opera dignitosa sul piano artistico, ma volutamente e dichiaratamente agiografica della figura del protagonista e, mi permetto di segnalare, ricca di molte inesattezze storiche: su quest'ultimo aspetto è emersa una diversificata gamma di opinioni, tutte ampiamente argomentate, tanto che a questo punto, piuttosto che proseguire nel sostenere teorie contrapposte, sarebbe più utile riprendere il percorso che è stato intrapreso negli ultimi decenni.

È utile ricordare che un nuovo clima e nuovi costruttivi rapporti si sono instaurati tra ebrei e cattolici dopo il concilio Vaticano ii: la promulgazione della dichiarazione Nostra aetate, l'allacciamento delle relazioni diplomatiche tra lo Stato di Israele e la Santa Sede, i viaggi di tre Pontefici in Israele, le visite di due Papi alla Sinagoga di Roma e infine, proprio finalizzata alle ricerche storiche sul periodo degli anni Trenta e Quaranta, la costituzione della commissione bilaterale composta di esperti incaricati di studiare la nuova documentazione, non ancora conosciuta, che sta emergendo dagli archivi vaticani.

Al fine di proseguire con le iniziative dedicate alla reciproca comprensione e all'amicizia, un gesto utile, necessario e certamente apprezzato sarebbe una aperta dichiarazione di rinuncia da parte della Chiesa a qualsiasi manifestazione di intento rivolto alla conversione degli ebrei, accompagnata dall'eliminazione di questo auspicio dalla liturgia del Venerdì che precede la Pasqua.

Sarebbe un segnale forte e significativo di accettazione di un rapporto impostato sulla pari dignità e sul reciproco rispetto, condizioni queste indispensabili per un futuro di amicizia e solidarietà, le stesse di cui tanti cattolici dettero prova quando, a rischio della propria vita, salvarono migliaia di ebrei dalla deportazione nei campi di sterminio.

(©L'Osservatore Romano - 10 novembre 2010)

5 commenti:

Maria R. ha detto...

....mi pare il solito copione....
e siamo alle solite "ingratitudini": che problema c'è, se preghiamo per la conversione degli Ebrei?

Se io fossi ebrea, e fossi convinta di essere arrivata alla verità, il sillogismo dovrebbe essere questo:
che preghino pure, se sono nel giusto rimarrò dove sono, se no, cambierò strada.

Chi ha sempre il dente avvelenato, è perché in fondo sa di avere torto.
Lo dicono anche gli psichiatri, che si alza la voce quando ci si rende conto di perdere potere.

La chiarezza cristiana non deve andare a scapito della verità e per di più, davanti a tanta ingratitudine, non basteranno nemmeno cento secoli (non anni!) di studio negli archivi, per "riabilitare" Pio XII!

Capperi, avessero parlato tanto dopo le parole di Berlusconi! Invece niente, lì nessuno aveva interesse....

Anonimo ha detto...

Comunque, anche se Renzo Gattegna non ne vuole sentir parlare, continuerò a pregare per la conversione degli ebrei: in effetti ho tanti amici ebrei che vorrei tanto fossero salvati e ritrovare con me in paradiso per adorare la Santissima Trinità.

SdC

laura ha detto...

caro Anonimo, tu prega pure, ma dipende anche da loro. Sant'Agostino dice "Qui creavit te sine te, non servabit te sine te" e se loro non accettano, cosa vuoi fare?

Abelardo ha detto...

L'osservatore romano è diventato lo specchio della massoneria e degli ebrei.
Ai tradizionalisti non si concede un trafiletto...agli ebrei intere pagine!
Vian vattene via!

Anonimo ha detto...

Gli ebrei,fatte salve alcune eccezioni che confermano la regola, come dice la Bibbia nel vecchio testamento, rimangono "un popolo di dura cervice" Purtroppo!.