martedì 9 novembre 2010

Il Papa ai vescovi italiani: la liturgia apre alla vita buona del Vangelo (Muolo)

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Il Papa: la liturgia apre alla vita buona del Vangelo

«Nella famiglia si plasma il volto di un popolo»

DAL NOSTRO INVIATO AD ASSISI

MIMMO MUOLO

È all’interno della famiglia «che si plasma il volto di un popolo». Per questo «è quan­to mai opportuna» la scelta dei vescovi i­taliani di «chiamare a raccolta intorno alla re­sponsabilità educativa tutti coloro che hanno a cuore la città degli uomini e il bene delle nuo­ve generazioni». E di porre questa «alleanza» accanto alla famiglia, al fine di riconoscerne e sostenerne «il primato educativo». Lo scrive il Papa nel messaggio inviato ieri all’Assemblea dei vescovi italiani riuniti ad Assisi e letto in au­la dal nunzio in Italia, monsignor Giuseppe Ber­tello.
Il compito che attende la Chiesa in Italia nel prossimo decennio, fa notare Benedetto XVI, è reso «tanto più urgente in una cultura che conosce l’eclissi di Dio e l’offuscarsi della di­mensione dell’interiorità, l’incerta formazio­ne dell’identità personale in un contesto plu­rale e frammentato, le difficoltà di dialogo tra le generazioni, la separazione tra intelligenza e affettività». Questi elementi, prosegue il te­sto, «sono il segno di una crisi di fiducia nella vita e influiscono in maniera rilevante sul pro­cesso educativo». Di qui l’invito del Pontefice a «cogliere le domande e i desideri dell’uo­mo », rinnovando «l’impegno a operare con disponibilità all’ascolto e al dialogo» e «met­tendo a disposizione di tutti la buona notizia dell’amore paterno di Dio».
Soprattutto, scrive papa Ratzinger, va tenuto conto mentre «l’uomo contemporaneo ha in­vestito molte energie nello sviluppo della scienza e della tecnica», tale progresso «è av­venuto spesso a scapito dei fondamenti del cristianesimo, nei quali si radica la storia fe­conda del Continente europeo: la sfera morale è stata confinata nell’ambito soggettivo – si legge nel Messaggio – e Dio, quando non vie­ne negato, è comunque escluso dalla co­scienza pubblica». Eppure, prosegue Bene­detto XVI, la persona cresce nella misura in cui fa esperienza del bene e impara a distin­guerlo dal male, al di là del calcolo che consi­dera unicamente le conseguenze di una sin­gola azione o che usa come criterio di valuta­zione la possibilità di compierla».
Come si può, dunque, «invertire la rotta»? «Non è sufficiente - scrive il Pontefice - un generico richiamo ai valori, né una proposta educati­va che si accontenti di interventi puramente funzionali e frammen­tari. C’è bisogno, invece, di un rap­porto personale di fedeltà tra sog­getti attivi, protagonisti della rela­zione, capaci di prendere posizio­ne e di mettere in gioco la propria libertà». Occorre, in sostanza, quel­la «alleanza educativa» di cui si di­ceva prima, al centro della quale deve collocarsi la famiglia.
Benedetto XVI ricorda nel suo Messaggio an­che la figura di San Francesco di Assisi e la in­dica come modello per la Chiesa di oggi. So­prattutto in merito alla liturgia, tema al centro dell’Assemblea Cei di questi giorni, chiamata ad esaminare la terza edizione tipica del Messale Romano. «La santità dell’Eucaristia esige che si celebri e si adori questo Mistero consapevo­li della sua grandezza, importanza ed efficacia per la vita cristiana, ma esige anche purezza, coerenza e santità di vita da ciascuno di noi», sottolinea il Papa, esortando perciò a «valoriz­zare la liturgia quale fonte perenne di educa­zione alla vita buona del Vangelo».

© Copyright Avvenire, 9 novembre 2010

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