giovedì 18 novembre 2010

Il Papa chiede «liberate Bibi» (Vincenzo Faccioli Pintozzi)

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Il Papa: “sia restituita piena libertà ad Asia Bibi” (AsiaNews)

Appello del Papa per la liberazione "al più presto" di Asia Bibi, la donna pakistana condannata a morte in base alla legge sulla blasfemia

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Il Papa: “Oggi nella Chiesa c’è una primavera eucaristica: quante persone sostano silenziose dinanzi al Tabernacolo, per intrattenersi in colloquio d’amore con Gesù!” (Sir)

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Intervista con Shimon Peres, presidente di Israele. I rapporti con la Santa Sede? «Dai tempi di Gesù a oggi non abbiamo mai mantenuto relazioni migliori» (30 Giorni)

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Anche il Papa chiede «liberate Bibi»

di Vincenzo Faccioli Pintozzi

Sia restituita «la piena libertà ad Asia Bibi».
È l'appello lanciato ieri da Benedetto XVI che, al termine dell'udienza generale in Vaticano ha detto che «la comunità internazionale segue con grande preoccupazione la difficile situazione dei cristiani in Pakistan, spesso vittime di violenza o discriminazione». Il Papa ha quindi espresso "vicinanza spirituale"ad Asia Bibi e ai suoi familiari e chiesto la liberazione della donna. «Prego - ha concluso - per quanti sono in situazioni analoghe e perchè la loro dignità umana e i loro diritti fondamentali siano pienamente rispettati». Prima dell'appello, nel discorso rivolto alle 40mila persone presenti in piazza san Pietro, Benedetto XVI ha detto che la Chiesa sta vivendo una "primavera eucaristica", con tante persone, anche giovani che «sostano silenziosi davanti al tabernacolo per intrattenersi con Gesù».

È il "meraviglioso sviluppo" del culto eucaristico per il quale la Chiesa è particolarmente debitrice a Santa Giuliana di Cornillon o di Liegi, la suora vissuta tra il 1191e il 1258 ala quale Benedetto XVI ha dedicato la sua riflessione per l'udienza generale. L'appello del pontefice ha consolato la comunità cristiana del Pakistan, dove il due per cento della popolazione non è di fede musulmana e si sente sempre di più nel mirino dei terroristi. Il vescovo di Islamabad-Rawalpindi, monsignor Anthony Rufin, ha dichiarato ieri nel pomeriggio che «questa condanna può essere fermata, perché il governo del Pakistan sa di avere addosso l'attenzione della comunità internazionale e ha paura di fare una cattiva impressione ». Parlando all'agenzia dei vescovi cattolici italiani, il presule si dice convinto che i problemi tra le minoranze religiose e i musulmani «si creano soprattutto nei villaggi, dove le persone sono povere e meno istruite e non sanno come rispondere o tacere di fronte ai provocatori. Paradossalmente, spesso le autorità usano la legge sulla blasfemia per proteggere le persone dai fondamentalisti che vogliono ucciderli». Questa soluzione, ovviamente, «non soddisfa certo la società civile, che si batte per la libertà religiosa e i diritti umani». Peter Jacob, segretario della Commissione nazionale per la giustizia e la pace dei vescovi pakistani, aggiunge: «Non siamo soddisfatti di come il governo sta affrontando la legge sulla blasfemia. Anche perché dovrebbe istituire al più presto, su richiesta dell'Onu, una Commissione nazionale per i diritti umani». Nel frattempo, si moltiplicano gli appelli e le iniziative per salvare la donna. A livello globale, sono oltre 200mila le persone che si sono mobilitate per chiedere al governo pakistano di sospendere la condanna e liberare la Bibi. L'agenzia del Pontificio Istituto Missioni Estere, AsiaNews, ha lanciato una campagna che in un giorno ha raccolto più di 1500 adesioni. Fra i commenti inviati si legge che "Asia Bibi è innocente. Salvarla non deve essere un atto politico, ma un obbligo morale verso tutti i cristiani perseguitati". Centinaia i messaggi provenienti da Spagna e America Latina, ma anche da Vietnam e Cina. In Pakistan, nonostante gli evidenti rischi, diverse organizzazioni tra cui Giustizia e Pace hanno organizzato manifestazioni e iniziative per chiedere la liberazione della donna. Ieri a Nankana (Punjab) centinaia di donne, cristiane e musulmane hanno manifestato davanti agli uffici governativi chiedendo il suo rilascio immediato. Saman Wazdani, musulmana e attivista per i diritti umani, ha dichiarato: «Le donne del Pakistan si stanno muovendo. Il Caso di Asia Bibi ha fatto pressione sulle nostre coscienze per chiedere l'abrogazione della legge sulla blasfemia». La Conferenza degli Ulema del Pakistan (Conference of the Jamiat Ulema Pakistan - Jup), che rappresenta circa il 30 per cento dei partiti religiosi, ha affermato la sua totale opposizione alla cancellazione della legge sulla blasfemia. Gli ulema considerano la legge "intoccabile" e minacciano proteste anche violente in caso di eventuali modifiche o correzioni.

© Copyright Liberal, 18 novembre 2010

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