martedì 2 novembre 2010

L'attacco ai Cristiani di Bagdad. Una comunità che rischia l'esilio (Riccardi)

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MANIFESTAZIONE DI VITTIME DELLA PEDOFILIA FRA CASTEL SANT’ANGELO E PIAZZA SAN PIETRO (31 OTTOBRE 2010). L'INCONTRO CON PADRE LOMBARDI E LA LETTERA DI QUEST'ULTIMO. LA MALAFEDE E LE BUGIE DEI MEDIA NELLA RACCOLTA DI NOTIZIE ED ARTICOLI

Ieri pomeriggio manifestazione di vittime della pedofilia fra Castel Sant’Angelo e Piazza San Pietro. Al termine ha avuto luogo un incontro fra una Delegazione e il P.Lombardi (Radio Vaticana)

Il Papa: «Dio non esclude nessuno, né poveri né ricchi» (Galeazzi)

Accorato appello del Papa per il Medio Oriente dopo l'attentato di ieri a Baghdad: all'Angelus Benedetto XVI parla del dono della santità (Radio Vaticana)

Il Papa: "La santità, imprimere Cristo in se stessi, è lo scopo di vita del Cristiano...La separazione dagli affetti terreni è certo dolorosa, ma non dobbiamo temerla, perché essa, accompagnata dalla preghiera di suffragio della Chiesa, non può spezzare il legame profondo che ci unisce in Cristo" (Angelus)

Pedofilia: la storia di un "femminiello" salvato da un prete. Salvatore Izzo recensisce il libro "Ladro di luce"

Ecco come Repubblica stravolge quanto accaduto ieri sera alla manifestazione

Padre Lombardi consegna agli organizzatori del "Reformation Day" una lettera personale durante l'incontro ieri a Roma. "Il vostro grido di oggi è un incoraggiamento a fare di più" (Testo originale e integrale)

Precisazione: è stata l'Agi, con Salvatore Izzo, a rendere note le dichiarazioni di Padre Lombardi che smentivano le contestazioni

Dalla parte di Ruby, dalla parte di Sarah: il bellissimo editoriale di Lucio Brunelli (per meditare!)

PRENOTA DA SUBITO LA COPIA DEL LIBRO INTERVISTA DEL SANTO PADRE
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L'ATTACCO AI CRISTIANI DI BAGDAD. UNA COMUNITA' CHE RISCHIA L'ESILIO

Andrea Riccardi

L'attacco di ieri mostra come nemmeno la preghiera è sicura a Bagdad innanzi a un terrorismo barbaro che vergognosamente usa motivazioni religiose.
Due domeniche fa è finito a Roma il sinodo dei vescovi cattolici mediorientali con un appello ai cristiani per vivere con i musulmani. L’emigrazione cristiana è stato il maggior problema discusso. L’Iraq è la realtà più grave. Dopo tanti attentati, i cristiani si sentono ostaggio di una situazione impossibile. Si consuma una minoranza antica tra paura e sofferenze. Erano intorno a un milione in Iraq e sono calati quasi della metà. Attraverso i giochi perversi dell’immaginario islamista, i cristiani iracheni sono assimilati agli occidentali (nonostante siano lì da prima dell’islam). Colpirli fa notizia. Il tempo porta alla consunzione di questa comunità sotto i nostri occhi.
Dopo la guerra, è stata proposta una homeland cristiana nella piana di Ninive, vicino a Mosul. L’amministrazione Bush la caldeggiava. L’homeland è un’idea ricorrente tra i cristiani d’Oriente, che nel 1918 chiesero invano ai vincitori un loro Stato dopo tante stragi. Vari vescovi cattolici hanno ribadito che i cristiani debbono vivere con i musulmani: la «piana di Ninive», dicono, sarebbe un ghetto tra i più forti curdi e arabi. I politici cristiani sono divisi. I vescovi non brillano per intesa. Manca un sussulto progettuale che provi a individuare una via in una situazione impossibile. Quando si colpisce chi prega e viene uccisa una bambina (così sembra), come pensare un futuro insieme? C’è il martirio dei monaci trappisti di Notre Dame de l’Atlas restati in Algeria (noti per il bel film Uomini di Dio. Ma è diverso per le famiglie e i bambini. La maggioranza musulmana, non ostile ai cristiani, non può proteggerli. Non manca molto all’ultimo ritiro americano e la questione cristiana si pone drammaticamente. Che possono fare la comunità internazionale, la Chiesa, i musulmani, la rissosa politica irachena? Se non possono niente, l’emigrazione resta la triste soluzione. Sarebbe una vera sconfitta, dopo tanto parlare di diritti umani. Una sconfitta di tutti dopo che da due millenni i cristiani vivono in quella terra. Una vittoria del totalitarismo terrorista e islamista.

© Copyright Corriere della sera, 1° novembre 2010 consultabile online anche qui.

3 commenti:

Andrea ha detto...

Ridicolo che sia "una vittoria del totalitarismo terrorista e islamista", o anche il frutto dell' "odio anticristiano di gruppi fanatici" (Geninazzi).
Certo, c'è chi gode e "pensa di rendere culto a Dio" massacrando i Cristiani, ma ... che cosa è cambiato in Oriente negli ultimi decenni?
E' nato uno Stato ebraico, che vuole essere riconosciuto come tale, che si glorifica come "unica democrazia della regione". Che cosa succede in tale democrazia ai Musulmani e ai Cristiani?

Fabiola ha detto...

Intanto, in Israele, l'esercito non ha ancora fatto saltare in aria cristiani nel Santo Sepolcro o freddato preti sugli altari.
Mi accontento di poco?
Forse sì.
Ma mi è, ormai, insopportabile questo voler attribuire ogni responsabilità, ultima, penultima o terzultima, ad Israele per qualsiasi tragedia accada nell'universo mondo.
Forse hanno ragione quelli che sostengono che è certo più prudente evocare un capro espiatorio come Israele, piuttosto che fare i conti con "il totalitarismo terrorista e islamista". E' un po' come talora accade da noi: è sempre colpa della Chiesa cattolica.

Andrea ha detto...

No, cara Fabiola, per due motivi:
1- in Israele lo Stato e l'esercito trattano i Cristiani e i Musulmani da sotto-uomini. I toni al recentissimo Sinodo erano espliciti.
2- dal punto di vista STORICO (SENZA valutazioni morali): i Cristiani caldei esistono, nella loro Patria, dai tempi apostolici, certo fra tribolazioni e oppressioni.
Solo ora sno a un passo dall'esilio di massa. Un motivo ci sarà !