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Il Papa: “Dio perdona
Anche i pubblici peccatori possono riscattarsi”
GIACOMO GALEAZZI
CITTA’ DEL VATICANO
Anche il pubblico peccatore ha la possibilità di riscattarsi», afferma il Papa in piazza San Pietro. In Curia nessuna «voce autorizzata» commenta il caso Ruby, mentre Benedetto XVI e il ministro per la nuova evangelizzazione Rino Fisichella richiamano principi generali.
A Radio Vaticana Fisichella ricorda che la «coerenza» è la dote necessaria per poter essere «impegnati in politica» e che «dalla coerenza discende anche la credibilità».
Serve coerenza «con quei principi fondamentali che la coscienza è chiamata, poi, a giudicare e a esprimere».
Quindi, «anche davanti alle situazioni più difficili, al politico è chiesto un impegno di coerenza con quanto è l’espressione ultima del suo servizio di responsabilità». Inoltre, «la credibilità è quella connotazione attraverso la quale una persona gioca tutta quanta se stessa, gioca la sua vita e dice che l’impegno che sta svolgendo lo ritiene anche una vocazione». All’Angelus, il Pontefice evidenzia che «Dio non esclude nessuno, né poveri né ricchi» e non si lascia condizionare dai nostri pregiudizi umani, «ma vede in ognuno un’anima da salvare». E «le ricchezze, per gli stolti sono un alimento per la disonestà, per i saggi invece sono un aiuto per la virtù; a questi si offre un’opportunità per la salvezza, a quelli si procura un inciampo che li perde». Ma per la vicenda della ragazza marocchina al premier sono rivolti i nuovi strali di «Famiglia Cristiana». Per il settimanale dei Paolini «il bene sommo è quello del minore, su questo deve riflettere l’opinione pubblica, come ribadisce il monito del cardinale Bagnasco sul ruolo degli adulti». Un atto d’accusa durissimo: «Con i minori non si gioca e, soprattutto, con i minori non si bara. I ragazzi, chiunque essi siano, non sono proprietà degli adulti, né gli adulti si possono permettere di comprare i loro affetti e di blandire le loro debolezze. Se un minore è in difficoltà deve essere aiutato rispettando la regola che la legge prevede».
Famiglia Cristiana sottolinea che «in Italia, dopo anni di discussione, è stata approvata un’ottima legge sull’affido. Ruby, minorenne, andava protetta. Invece andò in altro modo e la ragazza venne prelevata da un consigliere ministeriale presso la presidenza del Consiglio dei ministri. E’ scritto negli atti dell’inchiesta. A chi è stata affidata, come la legge prevede?». Infatti, «per avere in affidamento un minore bisogna, secondo la legge, sottoporsi a esami di assistenti sociali e delle istituzioni competenti.
La legge è chiara e severa. Prevede un tutore, che di solito è un funzionario dello Stato e non un “consigliere ministeriale” o consigliere regionale». Insomma, «il bene sommo che la legge garantisce è quello del minore, ma quella sera il bene del minore è finito all’ultimo posto nella filiera degli accadimenti. Cosa è prevalso? Perché è stato permesso di portare via la ragazza, nonostante l'affidamento in comunità già disposto da un magistrato?».
Il settimanale dei Paolini stigmatizza che «non c’è più alcuna regola, nessuna salvaguardia del diritto delle persone a essere considerate soggetti e non oggetti in balia di interessi contrapposti». Perciò «Ruby è stata trattata come un oggetto e non come una ragazza in difficoltà dalla vita già grama». Dunque, non si può minimizzare, anzi su tutto ciò dovrebbe riflettere il Paese, lasciando perdere il resto, «meditando anche sulle parole del cardinale Angelo Bagnasco alla festa dell’Azione Cattolica in piazza San Pietro su “un mondo degli adulti” chiamato a essere di esempio per i ragazzi e a dire “parole vere e alte”».
© Copyright La Stampa, 1° novembre 2010
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