martedì 12 gennaio 2010

Anno Sacerdotale, card. Ruini: I preti sono chiamati ad essere loro per primi dei "credenti sul serio" (Sir)


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ANNO SACERDOTALE: CARD. RUINI ALL’UNITALSI, “I PRETI SIANO CREDENTI SUL SERIO”

“Il fenomeno della secolarizzazione è indubbiamente presente e negli ultimi 50 anni ha prodotto anche una certa crisi del sacerdozio ministeriale, ma la stessa secolarizzazione non è tutto.
Anzi oggi si può dire che la religione non solo non è tramontata, ma anzi conta forse più che in passato”: lo ha detto oggi a Roma, intervenendo al convegno nazionale degli assistenti dell’Unitalsi (Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali) il card. Camillo Ruini, che ha proposto agli oltre 100 assistenti presenti una relazione su “Gesù Cristo, sorgente e centro della vita sacerdotale”.
Ruini ha affermato che “da 150 anni si è assistito a un notevole cambiamento nell’atteggiamento religioso, e tra queste trasformazioni bisogna ammettere anche una crisi della visione del sacerdozio ministeriale, le cui radici sono sia remote, legate alla riforma luterana, sia più prossime, connesse a una inadeguata assunzione del messaggio conciliare”.
“Tuttavia – ha proseguito – una risposta a tale crisi deve partire dagli stessi presbiteri, che sono chiamati ad essere loro per primi dei ‘credenti sul serio’. A differenza che in passato dove il trend di massa era credere in Dio come un dato assodato, in realtà oggi il credere e il non credere è possibile a tutti. Quindi la missione del prete consiste nell’annunciare con serietà e fiducia senza farsi prendere dal pessimismo”.
“Per affrontare con entusiasmo e convinzione il proprio compito di inviati e annunciatori del Vangelo i preti oggi debbono essere uomini di preghiera e anche essere molto preparati sul piano teologico e culturale”: così il card. Ruini ha parlato agli assistenti dell’Unitalsi riuniti a Roma a convegno per riflettere sulla figura del prete e il suo compito, in occasione dell’ “Anno Sacerdotale”. Ruini ha sviluppato la sua riflessione partendo dalla radici teologiche della figura e missione del prete, sottolineando che il “suo (del prete) è un mandato che viene da Dio e non da se stessi o dalla comunità.
Ma proprio in virtù di questa natura sacramentale della sua missione, il prete deve sentirsi in piena comunione con la Chiesa e con i successori degli Apostoli, assumendo responsabilmente i tratti della sua ineliminabile identità”. Il cardinale ha poi affermato che “contrariamente a quanto si possa pensare, oggi molte persone, uomini ma soprattutto donne, sono molto aperti all’annuncio e ciò costituisce un terreno fertile per continuare nella fatica di evangelizzatori. Piuttosto – ha sottolineato – il prete deve sempre ricordarsi che ciò che è e ciò che fa gli è stato ‘dato’ e ‘donato’. A partire da questo il prete è chiamato a riflettere sempre più profondamente sul proprio radicamento cristologico, che costituisce l’unicità del sacerdozio così come la Chiesa lo presenta e istituisce”.

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