sabato 20 marzo 2010

Il siluro di Pacomio su Benedetto XVI: accuse così gravi non si erano mai lette da parte di un vescovo italiano nei confronti di un Papa (Bertoncini)


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Il siluro del vescovo di Mondovì

PRIMO PIANO
Di Marco Bertoncini

Si tratta di monsignor Pacomio, membro della Commissione episcopale dottrina della fede

Ipotizza la processabilità del Papa per gli scandali tedeschi

Accuse sottili, e sarebbe perfino da dire perfide, come quelle apparse sabato scorso su La Stampa, pronunciate da un vescovo italiano nei confronti del pontefice non si erano mai lette.
A parlare è stato il vescovo di Mondovì, mons. Luciano Pacomio, membro della Commissione episcopale per la dottrina della fede istituita presso la Conferenza episcopale italiana. Mons. Pacomio ha poi cercato di precisare le sue dichiarazioni, scrivendo una lunga lettera al quotidiano torinese, ma le due righe di risposta del suo intervistatore, il vaticanista Giacomo Galeazzi, sono impietose: «Ho trascritto alla lettera il contenuto registrato della conversazione telefonica».

Vediamo, allora, alcune fra le impietose risposte del presule.

Alla domanda sulla possibilità che il papa sia «chiamato a rispondere della propria condotta quand'era arcivescovo di Monaco», mons. Pacomio specifica con chiarezza: «Per il diritto canonico sì», anzi «Joseph Ratzinger è chiamato ora a rendere conto». L'essere stato eletto papa «non lo esime dal dover rendere conto della sua condotta» tenuta a Monaco. «Il problema è accertare se da arcivescovo Joseph Ratzinger fosse a conoscenza o no dello scandalo», «Il punto è verificare se abbia avuto o meno la responsabilità di una omissione, di un mancato avviso, di una decisione non presa». Si noti che sempre il vescovo denomina il pontefice come Joseph Ratzinger, mai una volta come Benedetto XVI. Non dev'essere casuale la scelta, anche se mons. Pacomio, nella sua lettera, tenta di asserire che non si permetterebbe mai di chiamarlo «ripetutamente con soltanto il suo cognome e nome anagrafico»; ma, come detto, c'è la registrazione a smentirlo.
L'intervistatore non gli chiede, né mons. Pacomio pensa da parte sua ad esprimersi, sul luogo processuale in cui Benedetto XVI dovrebbe essere chiamato a rispondere della condotta tenuta quand'era arcivescovo.
Però il vescovo monregalese è esplicito: «Deve essere lo stesso Joseph Ratzinger a chiarire la sua posizione rispetto al presidente della conferenza episcopale tedesca». Bontà sua, mons. Pacomio afferma di ritenere che Ratzinger «non fosse a conoscenza degli abusi perpetrati a Monaco», però «può essere sottoposto alla giustizia ecclesiastica per un'autentica, comprovata omissione».
Addirittura accenna al fatto che «è previsto anche per il papa l'istituto delle dimissioni volontarie», pur se, bontà sua, «non è ovviamente questo il caso».
Dunque, sarebbe ipotizzabile un processo contro l'ex arcivescovo di Monaco? E chi lo chiamerebbe in giudizio? Chi lo processerebbe? All'«esperto di diritto canonico», come lo definisce La Stampa (l'interessato nella sua lettera smentisce di essere tale), sarebbe forse il caso di ricordare che nel libro del Codice di diritto canonico, dedicato ai processi il primo canone che si legge suona: «La prima Sede non è giudicata da nessuno». L'originale latino (Prima sedes a nemine iudicatur) conta sulle spalle non anni, bensì una sfilza di moltissimi secoli. Possibile che il polemico mons. Pacomio ignori questo radicato principio?

© Copyright Italia Oggi, 20 marzo 2010 consultabile online anche qui.

Non ho letto alcuna presa di distanza della Cei dalle gravissime offese di questo prelato. Chi tace acconsente e devo presumere che tutti i vescovi italiani (da Bagnasco in giu'...) condividano le affermazioni di cui sopra.
Ne traggo le debite conseguenze per il futuro, anche prossimo
.
R.

9 commenti:

Piero ha detto...

Buon giorno, Raffaella!
Prima sedes a nemine iudicatur: come recita l'articolo.
Ho l'impressione che la sezione per gli affari legali della C.E.I., e non soltanto il mons. Pacomio, abbiano seri problemi a respirare la cattolicità.
Ti auguro buon fine di settimana.
Piero

euge ha detto...

La CEI è un baraccone da fiera. Come dissi tempo fa speravo illudendomi che con la venuta di Bagnasco l'andazzo cambiasse in meglio invece, mi rendo conto che la cosa è peggiorata di molto. Mons. Pacomio si dovrebbere dimettere per quelle accusa infamanti contro Benedetto XVI la sua lettera di precisazione se così si può definire, vale come il due di coppe quando regna bastoni.
La Cei tacendo, si rende complice di questo Mons. e dimostra che da Bagasco in giù nella CEI Benedetto XVI ha solo dei nemici. I fatti sono sotto gli occhi di tutti. D'ora in poi tutto ciò che dirà la CEI per me sarà insignificante; ascolterò solo le parole del Pontefice!

Anonimo ha detto...

Carissima Raffa, se ti riferisci all'8 per mille, pensiamoci bene. Non solo perché son soldi che altrimenti finiscono in tasche anche peggiori, ma anche perché - ne sono convinto - se vedono la diminuzione delle entrate ne daranno la colpa al Pontefice! Come si accennava qualche giorno fa occorre semmai esaminare quali strumenti si possono utilizzare per manifestare pubblicamente la volontà di dirottare le somme all'Obolo di San Pietro. Così sì che forse comincerebbero a capire da che parte stanno i veri cattolici. Proviamo tutti insieme a studiare il problema.
Alberto

Raffaella ha detto...

Ciao Alberto, ogni tanto lancio questa minaccia velata e pepata, ma non ho intenzione di privare la Chiesa dell'otto per mille per due motivi: il primo e' per aiutare i parroci buoni e volenterosi, il secondo per non far ricadere la colpa sul Papa.
Questa mia decisione vale sicuramente per quest'anno, ma una cosa e' certa: sara' una decisione presa di volta in volta e non piu' automatica.
R.

Anonimo ha detto...

...io sono tentato davvero di non rinnovarlo!

Luigi

Anonimo ha detto...

e l'abbonamento ad Avvenire..?

Caterina63 ha detto...

Si direbbe che siamo alla follia....da quando in qua un figlio mette alle sbarre il genitore sole perchè altri dicono che....???

il vescovo Pacomio risponde esclusivamente sulle SUPPOSIZIONI, mette in gioco le sue opinioni e tralascia completamente il Diritto Canonico...

La posizione del Vescovo Pacomio mi appare come quella di un manicheo MORALISTA che mette in gioco NON se stesso, ma il Pontefice...ossia, si gioca su gli altri, sul Papa, non su se stessi...

Ad oggi NON ho sentito nessun giornalista e neppure nessun Vescovo interprellato dire: "HO INTERVISTATO IL PRETE ACCUSATO..."
e su questi dire le cose come stanno, appare così evidente pertanto il diabolico tentativo di ridurre il tutto ad una accusa al Pontefice e al voler screditare la Santa Chiesa...

Anonimo ha detto...

L'abbonamento a Avvenire io l'ho sospeso...preferisco informarmi su BLOG 3!!!...:-)

mdeledda ha detto...

Pacomio non è un pastore di anime ma di pecore.