venerdì 19 marzo 2010

Il vescovo Pacomio tenta in tutti i modo di giustificarsi: "Fraintese le mie parole". Si rende conto del danno arrecato al Papa?


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Cari amici, abbiamo letto tutti le incredibili parole del vescovo Pacomio.
Pare che egli abbia in tutti i modi cercato di giustificarsi scrivendo alla Stampa, diramando note ed ora facendosi pubblicare su Avvenire.
Ma andiamo con ordine
.

Clicca qui per leggere l'intervista a questo vescovo.

Sulla Stampa del 16 marzo esce questo siparietto:

Lettera del vescovo di Mondovì

Sono dispiaciuto che Giacomo Galeazzi, mentre ero in visita pastorale, abbia utilizzato la telefonata fatta a me, virgolettando certamente suoi pensieri, non le mie parole; se ha registrato la telefonata, le mie espressioni non corrispondono né al linguaggio né ai contenuti espressi nello scritto di pag. 10 su La Stampa di sabato 13 marzo. Non mi permetterei mai di parlare del Papa, denominandolo ripetutamente con soltanto il suo cognome e nome anagrafico; né direi ciò che può o non può fare attraverso una intervista telefonica.
Preciso che: 1) Ho detto che il Papa è il supremo legislatore; ben inteso anche se ogni battezzato è soggetto di diritti e doveri umani e cristiani. Inoltre non posso essere presentato come esperto in Diritto canonico, se non con la competenza dei normali studi teologici che ogni bravo sacerdote attua. Se ho qualche competenza è in altro settore delle scienze teologiche. 2) Non ho mai detto che il Papa debba rendere conto a chicchessia. 3) La grande competenza teologica oltre al servizio rigoroso e diligente del Santo Padre è motivo di gratitudine nel Signore, da parte di tutta la Chiesa. 4) Di fronte ai fatti capitati di cui non ho né conoscenza, né ho potuto leggere dai giornali in modo documentato, ho affermato che resta da pregare e da valutare in che modo responsabilmente si possono verificare i dati stessi e assumerne le decisioni, in ottemperanza alle leggi ecclesiastiche e civili. Si riascoltino gli interrogativi del giornalista. 5) Non intendo difendermi dalle interviste: essendo in regione incaricato per le comunicazioni sociali, volentieri mi rendo disponibile ad ogni forma di dialogo, ma richiedo onestà e correttezza nel riproporre quanto dico.
LUCIANO PACOMIO

Come mia consuetudine, ho trascritto alla lettera il contenuto registrato della conversazione telefonica con un vescovo unanimemente considerato tra i più autorevoli dell’episcopato italiano.
GIACOMO GALEAZZI

© Copyright La Stampa, 16 marzo 2010

In tutta franchezza, caro Monsignore, non credo proprio che un giornalista confermerebbe di avere riportato integralmente il contenuto di una telefonata registrata se cio' non fosse vero. Inoltre si puo' sapere perche' ha aspettato martedi' per dare la sua versione dei fatti? Poteva farlo sabato e invece ha taciuto e chi tace...

Oggi su Avvenire leggo:

Il vescovo Pacomio: travisate le mie parole

Chiara Genisio

Nota del presule dopo la pubblicazione di un’intervista su un quotidiano: nei virgolettati i pensieri del giornalista

Un « caso » giornalistico si è consumato nei giorni scorsi tra monsignor Luciano Pacomio, vescovo di Mondovì e delegato della Conferenza episcopale piemontese per le Comunicazioni sociali e il giornalista de «La Stampa» Giacomo Galeazzi. La questione è inerente a un’intervista apparsa sul quotidiano torinese lo scorso sabato ( pag. 10) dal titolo « Nessuna immunità. Nella Chiesa tutti uguali. Il Pontefice chiarirà, sono certo che era all’oscuro».
Il vescovo di Mondovì interpellato telefonicamente, mentre era in visita pastorale, accompagnato da tre padri vincenziani, ha risposto brevemente alle domande del giornalista che vertevano sulla responsabilità oggettiva del Papa nei confronti dei casi di pedofilia accaduti in Germania. Monsignor Pacomio, in una lettera indirizzata al direttore del giornale, e pubblicata quasi integralmente il 16 marzo, ha espresso il suo rincrescimento per come le sue parole siano state travisate sia nella forma che nel contenuto. «Sono dispiaciuto – scrive – che il dottor Giacomo Galeazzi abbia utilizzato la telefonata fatta a me, virgolettando certamente i suoi pensieri, non le mie riflessioni. Se ha registrato la telefonata, non corrisponde né al linguaggio né partitamente ai contenuti espressi nello scritto sul giornale. Non mi permetterei mai di parlare del Papa, denominandolo ripetutamente soltanto col suo cognome e nome anagrafico. Né direi ciò che può o non può fare attraverso intervista telefonica » . Ha inoltre precisato, punto per punto, le inesattezze compresa quella che non è esperto di diritto canonico. Galeazzi, a margine della rettifica pubblicata, con poche parole, ha confermato la sua versione. Da parte sua monsignor Pacomio ha inviato una ulteriore nota al direttore Mario Calabresi in cui ribadisce che alla telefonata intercorsa con il giornalista erano presenti i tre padri vincenziani, tutti disposti a confermare che « i due terzi dell’articolo sono eccedenti alle parole da me dette » . Nota che al momento « La Stampa » non ha pubblicato.

© Copyright Avvvenire, 19 marzo 2010

Spero che Mons. Pacomio si renda conto del danno enorme recato alla Persona del Santo Padre!
Le scuse sono necessarie cosi' come l'assunzione di responsabilita' da cui sarebbe bene trarre le dovute conseguenze.
Ad oggi le uniche dichiarazioni di un vescovo italiano (a parte gli ottimi Fisichella e Ruini) sono quelle di Mons. Pacomio e questo mi sembra, perdonatemi, francamente vergognoso.
La Cei ha deciso di tacere? Bene! Ne prendiamo atto e anche noi ne traiamo le conseguenze.
Anche se uscisse una dichiarazione in questo momento sarebbe troppo tardi
.
R.

14 commenti:

Anonimo ha detto...

Suggerirei a Mons. Pacomio di scrivere una lettera di scuse al Santo Padre e, immediatamente dopo, di fare il bel gesto di dimettersi. Alla CEI di vergognarsi.
Alessia

mariateresa ha detto...

è una vergogna e sono d'accordo con te. Comunque alla verginità giornalistica non credo. E siccome c'è sempre il rischio di essere fraintesi (sic) è meglio immergere la lingua nella formalina come negli istituti di medicina legale.
Ed è lunare il tempo che ci è voluto per chiarire.Ma siamo matti? Chi va a aleggere una smentita giorni dopo? Sono ridicoli.
Pur con tutta la sua scienza teologica non sarebbe male che il vescovo Pacomio si riconvertisse in agricoltore diretto: ora et labora.

Maria R. ha detto...

Bhè, fra un pò si ricorrerà anche in questi casi, alle intercettazioni telefoniche....mah, concordo con Raffaella, la tempistica (comunque siano andate le cose!) non è delle migliori (anche per la Cei).

Oggi, FINALMENTE!, nella mia parrocchia è stato ricordato il Papa :) Il nostro sacerdote over 80 (eh, tempra vecchia, di quella "buona";), durante l'omelia ha detto di pregare per il Papa, che in questi giorni sta ricevendo tante spine dai nemici della Chiesa, che vogliono strappare la fede dal suo interno.
Alla fine sono andata a ringraziarlo di persona, perché è stato un gesto veramente fatto col cuore (e si vedeva che c'era vera commozione e dolore per le bruttezze di questi giorni).

Andrea ha detto...

Quando finiremo di essere soggetti al "sacro" prestigio dell'ambiente
nord-occidentale? Quando ameremo Cristo, e i "piccoli" stritolati da ambienti simili (vedi gli studi della Pellicciari), più dei piedestalli umani

Anonimo ha detto...

"Un vescovo unanimemente considerato tra i più autorevoli dell’episcopato italiano". Così scrive Galeazzi: mi pare molto ottimista (magari perché si parla di un vescovo piemontese): se non altro perché non sono pochi a ricordare le sue numerose "conversioni" dagli anni '70 in poi alla ricerca di una posizione confortevole: d'altronde monsignore non pi pare abbia mai avuto grandi idee da proporre, e questo gli ha indubbiamente facilitato rapidi riposizionamenti. Tutto nella norma, quindi.
don Guglielmo

Anonimo ha detto...

E' proprio vergognoso che abbia aspettato solo ora a smentire l'intervista. Ciò conferma la verità di quanto scritto dal giornalista. Certo presenti le scuse al Papa e subito dopo le dimissioni. Siamo stufi di vescovi mezze calzette. Quanto a santità e capacità e fede il popolo italiano è molto più avanti dei suoi pastori. I pastori seguano così l'esempio del gregge e imitino il Santo Padre, grande per fede, pietà e intelligenza.

sam ha detto...

Mariateresa grazie per aver riportato il buonumore in questa faccenda.
L'ultima me la segno... :-D

Ma perchè, Raffella cara, io non riesco in nessun modo ad aprire la pagina dell'intervista?

Raffaella ha detto...

Ciao Sam, hai installato Acrobat sul pc?
Vediamo se trovo un altro link...
:-)

Raffaella ha detto...

Ecco un altro link:

http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=search&currentArticle=QG2RE

sam ha detto...

Acrobat sì, ma è il sito di finesettimana che è inaccessibile, eppure non esce alcun avviso di protezione strano... boh... Forse è il Signore che mi protegge, conoscendo bene i miei difetti, per non farmi arrabbiare troppo....

euge ha detto...

cara Alessia sono d'accordo con te! Su Mons. pacomio non c'è altro da aggiungere si qulificato attraverso le sue parole!

sam ha detto...

Grazie Raffaella.
Era meglio non averlo.
:-(
Mi pare che sto Monsignore non avesse l'intenzione di colpire il Papa, ma che nemmeno si sia reso conto di cosa stesse dicendo: volendo far la figura del competente, ha fatto la figura del 'deficiente', in senso etimologico.
Il fatto è che lui non era un tecnico canonista chiamato a rilasciare un'intervista sull'imputabilità degli ecclesiastici in generale, ma parlava da delgato della comunicazione della CEI in una vicenda molto concreta, in cui il Papa viene messo proditoriamente sotto accusa dai nemici della Chiesa!!!!
E quel che ha detto, in questa luce, diventa gravissimo, perchè pare accettare la messa sotto processo del Papa nel ruolo di imputato! Addirittura si arriva a parlare, seppure in termini ipotetici, di "dimissioni" e di una sorta di impeachment... (!!!!!!!!!!!!!!)
e questo non lo fa un laicista dell'UAAR o un Kung, ma un Vescovo italiano che parla a nome e per conto della CEI (!!!!!!!!!!!!!!) ...
Si rende conto di che razza di arma ha dato in mano agli avversari?!
Mi devo trattenere perchè è Quaresima e conto fino a cento....

Adesso, io sono abbastanza convinta che Mons.Pacomio non avesse l'intenzione di colpire il Santo Padre e quindi che non ci sia dolo, ma colpa grave per imperizia e imprudenza certamente sì. Visto che è delegato responsabile della comunicazione della CEI, ne risponda e si dimetta.
Un'alternativa potrebbe essere la dimissione in massa di tutta la CEI, che avrebbe dovuto immediatamente smentirlo e rimuoverlo per comprovata incapacità e incompetenza comunicativa e invece mi pare non abbia nemmeno sentito il bisogno di prendere le distanze dal suo "comunicatore".
Ha ragione Mariateresa.
Tutti a fare gli agricoltori e a ritemprarsi lo spirito in qualche monastero di montagna o in qualche missione africana. Ci guadagnerebbero di certo in salute...

Anonimo ha detto...

Mons. Pacomio? Andate a chiedere ai preti di Mondovì cosa pensano di lui.....ne scoprirete delle belle!!!!

gemma ha detto...

avete ragione ad essere arrabbiati ma la richiesta di dimissioni è un'arma abusata che lascerei ad altri