giovedì 13 maggio 2010

Il Papa: la missione profetica di Fatima non è conclusa. Dio ha il potere d'infiammare i cuori più freddi e tristi (Radio Vaticana)


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Il Papa: "Si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa. Qui rivive quel disegno di Dio che interpella l’umanità sin dai suoi primordi: «Dov’è Abele, tuo fratello? […] La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!» (Gen 4, 9). L’uomo ha potuto scatenare un ciclo di morte e di terrore, ma non riesce ad interromperlo…" (Omelia)

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Il Papa: la missione profetica di Fatima non è conclusa. Dio ha il potere d'infiammare i cuori più freddi e tristi

Stamani, nella terza giornata del suo viaggio apostolico in Portogallo, il Papa ha celebrato la Messa nella Solennità della Beata Vergine di Fatima sulla spianata del Santuario a lei dedicato. 500 mila i pellegrini giunti per l’occasione nella cittadina portoghese. Benedetto XVI, nella sua omelia, ha affermato che la missione profetica di Fatima non è conclusa: l’invito di Maria alla conversione e alla penitenza conserva tutta la sua urgenza. L’amore misericordioso di Gesù – ha aggiunto – è la nostra speranza. Dio ha il potere d'infiammare i cuori più freddi e tristi. Linea al nostro inviato Roberto Piermarini:

La splendida e toccante immagine della Vergine, su un cuscino di fiori ha attraversato la grande spianata di Fatima portata a braccio dai soldati dei tre rami delle Forze armate portoghesi, tra lo sventolio frenetico di migliaia di fazzoletti agitati dai pellegrini provenienti da tutto il Portogallo e da vari Paesi europei. La loro fede ha sfidato il freddo ed i continui scrosci di pioggia per stringersi intorno al Papa venuto come pellegrino ai piedi della Vergine. Presente al rito anche il presidente della Repubblica Cavaco Silva.

All’omelia il Papa ha spiegato i motivi del suo pellegrinaggio a Fatima: per pregare con Maria per la nostra umanità afflitta da miseria e sofferenze e per affidare alla Madonna l’intima confessione che “amo” Gesù, che la Chiesa e i sacerdoti lo “amano” e desiderano tenere fissi gli occhi in Lui, mentre si conclude questo Anno Sacerdotale, e per affidare alla materna protezione di Maria i sacerdoti e tutte le persone consacrate. I pastorelli si sono innamorati di Dio in Gesù – ha affermato il Papa – grazie alle apparizioni della Vergine Maria, ma questo non vuole essere un evento esclusivo avvenuto 93 anni fa, Dio stesso può raggiungerci oggi, offrendosi alla nostra visione interiore. “La nostra speranza – ha detto il Papa – ha un fondamento reale, poggia su un evento che si colloca nella storia e al tempo stesso la supera: è Gesù di Nazareth”:

“A fé em Deus abre ao homem o horizonte de uma esperança certa...

“La fede in Dio - ha detto - apre all’uomo l’orizzonte di una speranza certa che non delude; indica un solido fondamento sul quale poggiare, senza paura, la propria vita; richiede l’abbandono, pieno di fiducia, nelle mani dell’Amore che sostiene il mondo”.

Benedetto XVI è poi tornato a parlare della vita dei Pastorelli per mostrare come la vicinanza a Dio porta a una vita più fraterna, più gioiosa, più comunitaria. “La Madonna infatti li ha aiutati ad aprire il cuore all’universalità dell’amore”, come la beata Giacinta instancabile nella condivisione con i poveri e nel sacrificio per la conversione dei peccatori. “Soltanto con questo amore di fraternità e di condivisione – ha detto il Papa – riusciremo ad edificare la civiltà dell’Amore e della Pace”. Questo non è solo una pagina chiusa di storia. E’ una sfida per la generazione presente, una sfida per il mondo di oggi. La missione profetica non si è conclusa, ha detto il Papa:

“Com a família humana pronta a sacrificar os seus laços mais sagrados...

“Con la famiglia umana pronta a sacrificare i suoi legami più santi sull’altare di gretti egoismi di nazione, razza, ideologia, gruppo, individuo, è venuta dal Cielo la nostra Madre benedetta offrendosi per trapiantare nel cuore di quanti le si affidano l’Amore di Dio che arde nel suo. In quel tempo erano soltanto tre, il cui esempio di vita si è diffuso e moltiplicato in gruppi innumerevoli per l’intera superficie della Terra, in particolare al passaggio della Vergine Pellegrina, i quali si sono dedicati alla causa della solidarietà fraterna. Possano questi sette anni che ci separano dal centenario delle Apparizioni affrettare il preannunciato trionfo del Cuore Immacolato di Maria a gloria della Santissima Trinità”.

Al termine dell’Eucarestia il Papa ha benedetto ed ha rivolto una parola di speranza per i malati. Una speranza che non rende inutile la sofferenza che se vissuta con Cristo, serve per la salvezza dei fratelli. Cristo – ha detto – più che spiegarci le ragioni della sofferenza, ha preferito chiamare ciascuno a seguirlo prendendo la propria croce:

“Vem comigo. Toma parte com o teu sofrimento nesta obra de salvação...

“Vieni con me. Prendi parte, con la tua sofferenza, a quest’opera di salvezza del mondo, che si realizza mediante la mia sofferenza, per mezzo della mia Croce. Man mano che abbracci la tua croce, - ha detto il Papa - unendoti spiritualmente alla mia Croce, si svelerà ai tuoi occhi il significato salvifico della sofferenza. Troverai nella sofferenza la pace interiore e perfino la gioia spirituale”. Infine, in più lingue, ha rivolto un saluto ai vari gruppi di pellegrini presenti a Fatima:

“Cari fratelli e sorelle, da Fatima, dove la Vergine Maria ha lasciato un segno indelebile del suo amore materno, invoco la sua protezione su di voi, sulle vostre famiglie, specialmente su quanti sono nella prova. Vi benedico di cuore!”

Un tiepido sole e un grande arcobaleno hanno fatto da sfondo alla celebrazione, simbolo dell’alleanza che la Vergine Maria, con la sua apparizione ha rinnovato a tutta l’umanità.

Ascoltiamo le testimonianze di alcuni fedeli presenti sulla spianata del Santuario di Fatima. Le ha raccolte per noi Roberto Piermarini:

D. – Con che spirito siete venuti qui a Fatima per questa Messa di Benedetto XVI?

R. – Con uno spirito pieno di gioia, pieno di allegria, condividiamo questo evento con il Santo Padre e gli stiamo vicini in questo posto, dove è venuto prima Giovanni Paolo II, e dove vogliamo ringraziare per tutti i doni e le grazie che riceviamo.

D. – Cosa rappresenta per voi la Madonna di Fatima?

R. – Per noi rappresenta la Madre, Colei che ci accompagna ogni giorno nella nostra vita e ci consola. La Madre Consolatrice nelle afflizioni, ma anche Colei che ci dà molta gioia e la sicurezza che è sempre con noi e che ci accompagna.

D. – Con noi è una giovane che è presente qui alla Messa del Papa…

R. – Io ho già fatto altri pellegrinaggi, ma per me è sempre una gioia poter seguire il Santo Padre. Questi pellegrinaggi ci donano molta pace, anche per accettare quella che è la nostra vita e la nostra storia. Torniamo, quindi, nelle nostre case, nelle nostre famiglie con allegria.

D. – Con che spirito siete venuti qui a Fatima per questa Messa con Benedetto XVI?

R. – Per arrivare ci abbiamo impiegato quasi tre giorni, perché siamo venuti con la nave da Napoli. Sicuramente lo spirito è quello di penitenza, come dice Benedetto XVI: penitenza per i cristiani e soprattutto in questo periodo abbastanza critico per la Chiesa.

D. – Qual è il messaggio per la vostra vita viene dalla Vergine di Fatima?

R. – Sicuramente una chiamata alla conversione, ad un cambiamento di vita radicale al quale ci invita sia il Santo Padre, sia anche questo luogo. E’ la prima volta che sono qui e devo dire che si vive uno spirito di preghiera forte, si tocca con mano. Io sono qui con la mia famiglia e siamo tutti contenti di essere qui ad ascoltare la voce del Santo Padre e il messaggio di Fatima.

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2 commenti:

sonny ha detto...

Ciao Raffella. Sono riuscita a sintonizzare il canale portoghese RPT. Stanno facendo un lavoro incredibile! Anche Raiuno stamattina ha fatto un lavoro incredibile......chiudendo la S. Messa con un po' di anticipo!(Sigh)
Grazie a Telepace.

Anonimo ha detto...

Intanto al Kirchentag di Monaco sono aspettate ben 100.000 persone, tra protestanti e cattolici coccolati da tutti i buoni. Il Papa gli ha mandato questo messaggio non proprio di lode. Eufemia
Dalla Radio Vaticana.
Messaggio del Papa al Kirchentag: la Chiesa è luogo di speranza nonostante la zizzania al suo interno
Anche nei momenti di tribolazione, la Chiesa resta luogo della speranza: è quanto scrive Benedetto XVI nel messaggio inviato ai partecipanti al Kirchentag, la Giornata ecumenica delle Chiese, apertasi ieri a Monaco di Baviera, sul tema “Affinché abbiate la speranza”. Nonostante la zizzania presente tra quanti sono chiamati al servizio del Signore, sottolinea il Papa, il Signore ci purifica e ci indica la via della fede. Il servizio di Alessandro Gisotti:

“La Chiesa è veramente luogo di speranza?”: Benedetto XVI muove da questo interrogativo nel suo messaggio al Kirchentag. Una domanda, riconosce, che si è fatta più urgente in questi mesi in cui “siamo stati confrontati costantemente con notizie che vorrebbero toglierci la gioia della Chiesa, oscurarla come luogo di speranza”. Come fecero i servi del padrone nella parabola del Regno dei Cieli, scrive il Papa, anche noi ci chiediamo da dove venga la zizzania. Una zizzania, prosegue, che “esiste proprio in mezzo alla Chiesa e tra coloro che il Signore in modo particolare ha chiamato al suo servizio”. Eppure, rassicura, “la luce di Dio non è tramontata, il frumento buono non è stato soffocato dalla semina del male”. Anzi, afferma, “se osserviamo non soltanto quanto vi è di oscuro, ma anche quello che è luminoso nel nostro tempo, vediamo come la fede renda le persone pure e buone e le educhi all’amore”.

La Chiesa, ribadisce il Papa, è dunque luogo di speranza, “perché da essa continua a venire a noi la Parola di Dio che ci purifica e ci indica la via della fede”. Il Signore, soggiunge, “continua a donarsi nella grazia dei Sacramenti” e “questo non può essere oscurato né distrutto dal nulla”. Di questo, si legge ancora, “dobbiamo gioire nei momenti di tribolazione”. Tuttavia, è il monito del Papa, parlare della Chiesa come “luogo della speranza che viene da Dio” implica allo stesso tempo “un esame di coscienza”, verificando se siamo disposti ad estirpare la zizzania che è in noi.

Ma che cos’è la speranza, si chiede ancora Benedetto XVI? “Mentre riflettiamo su tutto quello che possiamo e dobbiamo fare – constata – ci rendiamo conto che le cose più grandi non le possiamo fare”. Esse, annota il Papa, “possono venire a noi soltanto come un dono: l’amicizia, l’amore, la gioia, la felicità”. Anche la vita, prosegue, “non possiamo darcela da soli”. Oggi, aggiunge, “quasi nessuno parla più della vita eterna, che una volta era il vero oggetto della speranza”. Senza speranza, infatti, vediamo che la vita “inevitabilmente diventa egoista e alla fine rimane insaziata”. Ecco allora che comprendiamo la vera fonte della speranza: è Gesù Cristo. “Noi – scrive il Papa – non siamo stati lasciati soli. Dio è vivo”, “possiamo rivolgerci a Lui e Lui mi ascolta”. Noi “possiamo conoscere Dio” e “Lui conosce noi”. Questa, conclude il Papa, è “la nostra speranza e la nostra gioia”.