venerdì 6 agosto 2010

A scuola dai chierichetti. Un'esperienza per educare alla fede (Lucetta Scaraffia)


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Un'esperienza per educare alla fede

A scuola dai chierichetti

di Lucetta Scaraffia

Nell'antica e bellissima chiesa del Crocefisso di Todi, dove in questo periodo estivo vado a messa la domenica, il parroco celebra aiutato da almeno quattro chierichette e chierichetti, fieri delle loro belle tuniche bianche ornate di rosso, composti e seri anche se in genere molto giovani, intorno ai dieci anni. Uno dei più assidui è un ragazzino più piccolo degli altri, vivacissimo, che fatica a stare fermo nei momenti in cui il servizio glielo impone, sempre il primo a correre qua e là se c'è da prendere qualche oggetto liturgico, ma concentrato nel suo importante compito, che prende molto sul serio. È un esempio vivente di come un bambino possa capire l'importanza del suo ruolo di assistente del sacerdote durante la messa, e un esempio per noi fedeli adulti di come si possa seguire con attenzione ogni fase della liturgia. Possiamo distrarci noi, quando lui così piccolo e vivace non si perde un momento della celebrazione?
In occasione dell'incontro di Roma si è parlato di nuovo dei chierichetti. Termine che preferisco a quello, più corretto, di "ministrante" perché sono affezionata a questo antico modo di chiamare i ragazzi che assistono il sacerdote, così come mi piace tanto l'espressione, un tempo diffusa, "servir messa", perché anche con queste parole la Chiesa cattolica ha intessuto la tradizione culturale di tante generazioni che ci hanno preceduto. Fare il chierichetto costituisce un modo intenso e responsabile di vivere la propria identità cristiana, un'esperienza che non ha eguali, ben diversa dalla lettura delle Sacre scritture o dalla frequentazione del catechismo, anch'essi senza dubbio momenti centrali di una educazione cattolica. Ma servire messa vuol dire assistere da vicino, anzi collaborare direttamente al mistero centrale della nostra fede, ed esservi attenti significa farsi responsabili della riuscita di quel miracolo costante che è ogni celebrazione liturgica.
E si sa che per i ragazzini la partecipazione concreta, l'esperienza, hanno un peso molto maggiore che non il solo apprendimento o la sola lezione morale. Lo sapeva anche una grande educatrice come Maria Montessori, che arrivò a far costruire per i suoi allievi degli oggetti liturgici e degli altari in miniatura, suscitando molte perplessità nella Chiesa. Si possono ben capire i problemi che poneva questa singolare forma di educazione alla vita religiosa, ma è interessante che la pedagogista avesse colto l'importanza per i più giovani di questo modo privilegiato di avvicinarsi alla sfera del sacro.
Fare il chierichetto è sempre stato percepito, infatti, come un servizio ma insieme come un privilegio perché porta al cuore della celebrazione liturgica, nello spazio dell'altare, a contatto diretto con l'eucaristia. L'esclusione delle bambine da tutto questo, per il solo motivo di appartenere al sesso femminile, è sempre pesata molto e ha significato una disuguaglianza profonda all'interno dell'educazione cattolica, che per fortuna è stata cancellata ormai da qualche decennio. Anche se forse molti parroci si sono rassegnati alle chierichette solo in assenza di ragazzi disponibili, per le giovani superare questa frontiera è stato molto importante, e così infatti è stato compreso: lo dimostra la presenza di una maggioranza femminile al decimo raduno dei ministrantes che si è appena svolto alla presenza del Papa.
Per le ragazze entrare nello spazio dell'altare ha significato la fine di ogni attribuzione di impurità al loro sesso, ha significato la possibilità di vivere anch'esse questa esperienza formativa di straordinaria importanza nell'educazione religiosa, ha significato un'attenzione diversa alla liturgia e un avvicinamento alla fede nell'accostarsi al suo stesso cuore.
E questi ragazzi allegri, festanti e fieri del loro ruolo, che sono andati a Roma per portare a Benedetto XVI il loro affettuoso entusiasmo sono stati, non certo nell'intenzione ma di fatto, una risposta concreta e positiva alle accuse, vere e false, che la Chiesa si è vista lanciare in questi mesi.
E la conferma che un ruolo antico, quello del chierichetto che aiuta il sacerdote nella liturgia, costituisce ancora un'esperienza decisiva per l'educazione alla fede.

(©L'Osservatore Romano - 7 agosto 2010)

2 commenti:

Vatykanista ha detto...

Don Zuhlsdorf critica la Scaraffia :

http://wdtprs.com/blog/2010/08/whither-losservatore-romano/

Ildefonso ha detto...

La tradizione della chiesa che vorrebbe soltanto uomini nel presbiterio non è uno scherzo. E invece in questo articolo viene trattata come un'ingiustizia, come nei casi in cui gli anticlericali criticano la chiesa del passato.
La permissività odierna su questo tema è uno dei tanti segnali della crisi che colpisce la liturgia della chiesa da anni a questa parte.


Sarebbe bene non continuare a eslatare queste deviazioni. Smettiamo di seguire il cattivo esempio dato dalla descrizione mediatica di questo evento