martedì 12 gennaio 2010

E' la dignità dell’uomo il baluardo della pace e dell'ambiente: i commenti al discorso del Papa al Corpo diplomatico (Radio Vaticana)


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E' la dignità dell’uomo il baluardo della pace e dell'ambiente: i commenti al discorso del Papa al Corpo diplomatico

La difesa della vita è il presupposto per la salvaguardia del Creato e della pace: questo, in sintesi, il messaggio che il Papa ha consegnato ieri alla comunità internazionale, nel suo tradizionale discorso d’inizio anno al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede. Proprio su questa relazione tra ecologia umana e protezione dell’ambiente, Alessandro Gisotti ha intervistato Ernesto Olivero, fondatore del Sermig - Arsenale della Pace:

R. - L’aria che io respiro è buona, mi dà vita. Ma se l’aria che io respiro la violento, prima o poi qualche cosa capita anche al mio respiro. E il mio respiro incomincia dagli alberi, comincia dal rispettare il verde, comincia dal non sprecare nulla…

D. - Dunque: l’uomo e il creato in sintonia?

R. - Facciamo parte della stessa avventura di Dio che ci ha messo su pascoli erbosi e noi, a volte, il pascolo erboso lo riempiamo di cemento, lo riempiamo di speculazione… Quindi è sempre un inno ad amare l’uomo, e se qualcuno prende troppo, lo toglie a qualcun altro.

D. - E infatti, alla base delle crisi economiche come dello sfruttamento dell’ambiente, ha detto il Papa, c’è l’egoismo, il non riconoscersi fratelli. Il Papa richiama tutti alla centralità della dignità della persona umana…

R. - Certo. E’ l’avidità che ha accecato tante situazioni. E questa crisi, quando è iniziata, mi faceva dire ai miei giovani: “C’è una bellezza che bussa alla porta dell’uomo; se noi non sappiamo riconoscere che questa crisi è dovuta all’avidità, al pensare soltanto a noi stessi, noi saremo raggirati all’ennesima potenza”. Il Papa ci ricorda che questa crisi può essere un’opportunità per cambiare registro.

D. - Chiaramente, il Papa si rivolge a tutti…

R. - Esatto. Il Papa ha la forza, perché il cristiano quando parla non parla soltanto a se stesso, parla all’umanità: il cristiano ha conosciuto una Buona novella, una bella storia vera, quindi non è una favola. E la vuole raccontare con le parole, con i gesti, con la testimonianza, a tutto il mondo.

D. - La Chiesa, maestra di umanità …

R. - Sì, la Chiesa, poi, deve diventare maestra e testimone. Questo, però, dipende da ciascuno di noi che si dice cristiano di esserlo veramente e di testimoniarlo con il silenzio, con la propria vita, con il proprio impegno là dove vive. Non sempre accade, e quindi questo è un esame di coscienza che io come cristiano devo fare.

D. - Nel discorso al Corpo diplomatico, il Papa ha anche esortato a rispettare la libertà religiosa. Il pensiero, ovviamente, va ai tanti cristiani - pensiamo all’Egitto, alla Malesia - che anche in questo periodo di Natale sono stati vittime della violenza…

R. - Noi, in Europa, avremmo una grande possibilità - e non la stiamo sfruttando bene - di far capire che la libertà religiosa dev’essere in ogni angolo del mondo. Noi giriamo il mondo per la nostra solidarietà e ci accorgiamo che non è così: deve diventare veramente una libertà, e quindi l’Europa dovrebbe essere maestra di indicazione.

D. - Il Papa ribadisce ancora una volta l’urgenza di liberare il mondo dalle armi: un obiettivo profetico che è proprio all’origine dell’istituzione del Sermig, dell’Arsenale della pace...

R. - La pace è il bene più prezioso che possa esistere nella vita di ogni donna e di ogni uomo, e la guerra quindi è la cosa peggiore che possa esistere per ogni donna e per ogni uomo. Noi ci siamo ritrovati, grazie alla Parola di Dio, grazie ad Isaia, ad incontrare il sogno di Dio, cioè che le armi bisogna tramutarle in strumenti di lavoro.

Quindi, le parole del Papa sono un inno a Isaia che ci preannuncia che la vera pace è lì. Sempre nel discorso al Corpo diplomatico, Benedetto XVI ha esortato la comunità internazionale a mettere la dignità della persona umana alla base delle relazioni internazionali. Un appello quanto mai opportuno ed attuale: a sottolinearlo è il prof. Antonio Papisca, docente di Relazioni internazionali dell'Università di Padova, intervistato da Alessandro Gisotti:

R. - Dalla parte del Pontefice sta il nuovo diritto internazionale, che si radica nella Carta delle Nazioni Unite e nella Dichiarazione universale dei diritti umani. Qui c’è un nuovo diritto internazionale: bisogna essere obbligati, dobbiamo sentirci obbligati al rispetto della persona umana, tutti gli Stati e tutti i governi. Questo tema e, quindi, il valore della dignità umana che si incarna nella persona è un principio che fa parte di quel superiore grado dell’ordinamento di cui parla il Papa nella Caritas in veritate, riprendendo un tema caro a Papa Wojtyla.

D. - L’orizzonte della Santa Sede, del Papa è davvero universale? Ecco, peraltro, recentemente la Santa Sede ha anche allacciato relazioni piene con la Russia…

R. - Possiamo parlare di un multilateralismo virtuoso e fecondo. Secondo me, bisogna insistere molto sul tema, anche questo molto caro all’attuale Pontefice, della famiglia umana e che lui sviluppa - per così dire - “a cerchi concentrici”: parte dalla persona nelle sue relazioni con altri per arrivare poi alla famiglia, per arrivare poi alla famiglia umana. Bisogna allora anche rinnovare nel linguaggio ed aggiornare anche il significato di certe espressioni come ad esempio “comunità internazionale”: cos’è? E’ il club degli Stati? La comunità internazionale è l’insieme delle persone umane, membri dell’unica famiglia umana e i cui diritti fondamentali sono riconosciuti dal vigente diritto internazionale.

D. - Un tema particolarmente caro al Pontefice è quello della salvaguardia del creato, sottolineando ancora una volta l’importanza della fraternità e della famiglia umana…

R. - Nel messaggio per il primo gennaio, Giornata mondiale per la pace, si riprendono dei temi che ritroviamo ancora una volta nella Caritas in veritate, e cioè il tema del governo di un mondo sempre più interdipendente, sempre più globalizzato. L’ambiente naturale creato - che è un dono - deve essere gestito, deve essere governato: ma con quale legge? Ancora una volta, ritorna un dato di fatto: noi abbiamo già una legge buona e giusta ed è il diritto internazionale per i diritti umani.

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