giovedì 21 gennaio 2010

Ebrei e Cattolici ora sono più vicini (Francesco Antonio Grana)


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Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:

Ebrei e cattolici ora sono più vicini

FRANCESCO ANTONIO GRANA

Attesa, commovente, storica.
La visita di Benedetto XVI alla Sinagoga di Roma è destinata a rinsaldare i legami, a volte rafforzati, a volte indeboliti, tra i cristiani e i loro “fratelli maggiori” ebrei, come li chiamò ventiquattro anni or sono Giovanni Paolo II.
Le polemiche della vigilia sono stemperate dal grido “Viva il Papa”, che riscalda il cuore di Benedetto XVI qualche attimo prima di varcare l’ingresso del Tempio Maggiore degli ebrei di Roma. L’incontro con l’anziano rabbino, Elio Toaff, ormai prossimo ai novantacinque anni, e la standing ovation per i superstiti della Shoah, con un rappresentante dei deportati che ha consegnato al Papa una lettera sono tra le immagini di questa visita che rimarranno indelebili nella memoria.
Non mancano spunti polemici. Nel suo intervento di saluto, il presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, punta il dito contro i silenzi di Pio XII sulla Shoah. Mentre il rabbino capo, Riccardo Di Segni, si limita ad affermare che il silenzio dell’uomo non sfugge a Dio. Ma Benedetto XVI va oltre, sottolineando l’azione di soccorso, spesso nascosta e discreta, che la Sede Apostolica svolse in favore degli ebrei durante gli anni della Seconda guerra mondiale.
Non è un dibattito storico o revisionista. E lo si intuisce molto chiaramente dal discorso di Benedetto XVI teso a sottolineare il patrimonio comune che lega la Chiesa cattolica al popolo ebraico. Tutto nacque, come ha ricordato il Papa, dal Concilio Vaticano II, che “ha dato un decisivo impulso all’impegno di percorrere un cammino irrevocabile di dialogo, di fraternità e di amicizia”, che si è approfondito e sviluppato con passi e gesti importanti e significativi.
“La Chiesa - ha sottolineato Ratzinger - non ha mancato di deplorare le mancanze di suoi figli e sue figlie, chiedendo perdono per tutto ciò che ha potuto favorire in qualche modo le piaghe dell’antisemitismo e dell’antigiudaismo”. Benedetto XVI si sofferma sul “dramma singolare e sconvolgente della Shoah”, condannando “ideologie terribili che hanno avuto alla loro radice l’idolatria dell’uomo, della razza, dello Stato e che hanno portato ancora una volta il fratello ad uccidere il fratello”. Se davanti allo sterminio del popolo dell’Alleanza molti rimasero indifferenti, tanti altri, “anche fra i Cattolici italiani - ha ricordato il Papa -, sostenuti dalla fede e dall’insegnamento cristiano, reagirono con coraggio, aprendo le braccia per soccorrere gli ebrei braccati e fuggiaschi, a rischio spesso della propria vita, e meritando una gratitudine perenne”.
Tra i vari di campi di collaborazione che vedono protagonisti gli ebrei e i cristiani, Benedetto XVI ne ha sottolineati tre: l’impegno per risvegliare l’apertura alla dimensione trascendente, testimoniando l’unico Dio, la protezione della vita contro ogni ingiustizia e sopruso, riconoscendo il valore di ogni persona umana, conservare e promuovere la santità della famiglia, cellula essenziale della società.
“Cristiani ed ebrei hanno una grande parte di patrimonio spirituale in comune - ha concluso il Papa -, pregano lo stesso Signore, hanno le stesse radici, ma rimangono spesso sconosciuti l’uno all’altro. Spetta a noi, in risposta alla chiamata di Dio, lavorare affinché rimanga sempre aperto lo spazio del dialogo, del reciproco rispetto, della crescita nell’amicizia, della comune testimonianza di fronte alle sfide del nostro tempo, che ci invitano a collaborare per il bene dell’umanità in questo mondo creato da Dio, l’Onnipotente e il Misericordioso”.

© Copyright L'Avanti, 21 gennaio 2010

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