martedì 12 gennaio 2010
Il Papa: salvaguardia del creato dovere morale e impegno globale (Cardinale)
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Il Papa: salvaguardia del creato dovere morale e impegno globale
Nell’udienza agli ambasciatori problemi e speranze del pianeta
DA ROMA GIANNI CARDINALE
La difesa dell’ambiente, ma soprattutto la tutela della dignità dell’uomo. La crisi economica e il proliferare delle armi nucleari.
Il fenomeno del terrorismo e quello dell’immigrazione. La difesa dei cristiani perseguitati a la tutela delle radici cristiane dell’Europa. Questi i temi principali toccati da Benedetto XVI nel corso del tradizionale incontro d’inizio d’anno al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede. L’evento ha avuto luogo ieri mattina in Vaticano, nella suggestiva cornice della Sala Regia del Palazzo apostolico. Di fronte ai rappresentanti diplomatici provenienti da ogni parte del mondo, il Pontefice ha svolto una ampia panoramica sulla situazione del nostro pianeta. E lo ha fatto – come ha sottolineato l’Osservatore Romano in un editoriale del direttore - «con un’ampiezza di vedute che in genere non si riscontra tra i leader internazionali » e «con un realismo che non nasconde i problemi».
Benedetto XVI ha ribadito che la salvaguardia del creato non risponde ad una «esigenza estetica », ma «anzitutto a un’esigenza morale».
E si è augurato che dopo il sostanziale fallimento del vertice sui cambiamenti climatici di Copenaghen, il 2010 possa portare «un accordo per affrontare tale questione in modo efficace».
Netto poi il Papa nel ricordare che non è possibile «separare», o addirittura «contrapporre» la salvaguardia dell’ambiente a quella della vita umana, «compresa la vita prima della nascita». E che quindi la terra «può sufficientemente nutrire tutti i suoi abitanti». Purché «l’egoismo non porti alcuni ad accaparrarsi i beni destinati a tutti!».
Ecco quindi l’auspicio per una «corretta gestione delle risorse naturali dei Paesi». In Africa soprattutto. E quello per lo sradicamento dell’agricoltura legata alla produzione di droga in Afghanistan e in alcuni paesi latinoamericani.Il Papa ha quindi preso di petto la questione delle spese militari. Confidando nella riuscita della Conferenza di esame del trattato di non proliferazione nucleare, in programma a maggio a New York, ha auspicato decisioni che portino «a liberare il pianeta dalle armi nucleari ». E ha «deplorato» la produzione e l’esportazione di armi che contribuisce a perpetuare conflitti come quelli in atto in Darfur, Somalia e Repubblica de- mocratica del Congo.
Accorato poi l’appello ai terroristi «affinché abbandonino la strada della violenza e aprano il loro cuore alla gioia e alla pace».
Fermo il richiamo alle autorità civili che devono affrontare l’«esodo» di quanti abbandonano la propria terra per povertà e fame: li invita ad «agire con giustizia, solidarietà e lungimiranza». Una speciale menzione ricevono i «cristiani in Medio Oriente», che sono costretti a lasciare la terra «in cui si è sviluppata la Chiesa dei primi secoli». Per loro – ribadisce il Papa – è stato convocato in autunno un Sinodo speciale.
Un denso passaggio è dedicato a quei Paesi, «soprattutto occidentali», dove si diffondono «negli ambienti politici e culturali, come pure nei mezzi di comunicazione, un sentimento di scarsa considerazione e, talvolta, di ostilità per non dire disprezzo verso la religione, in particolare quella cristiana». Al «relativismo» che rischia di degenerare in una «laicità» concepita in termini di «esclusione, o meglio, di rifiuto dell’importanza sociale del fatto religioso», il Papa contrappone una «laicità positiva »: il quotidiano «La Croix» ha notato come il Papa in questo caso abbia preferito questa locuzione, cara al presidente francese Nicolas Sarkozy , piuttosto che quella di «sana laicità». Deciso poi il giudizio negativo sulle leggi e i progetti che – in «alcuni paesi europei e del continente americano » – «colpiscono il fondamento biologico della differenza fra i sessi». Chiaro il riferimento alle assemblee legislative che hanno approvato norme che autorizzano 'matrimoni' tra persone dello stesso sesso.
Sottolineati alcuni segnali positivi nello scenario mondiale – come il riavvicinamento tra Colombia ed Ecuador, o l’intesa tra Croazia e Slovenia, o l’accordo tra Armenia e Turchia, il Papa leva anche la sua voce a favore della sicurezza dello Stato di Israele, del riconoscimenti di una «patria sovrane e indipendente» per il popolo palestinese, e del carattere peculiare della città di Gerusalemme.
Forte e chiaro l’appello contro le persecuzioni dei cristiani. Il Papa cita esplicitamente l’Iraq, il Pakistan e la recente strage di cristiani copti egiziani. Il Papa conclude il suo intervento con una serie di auspici che riguardano l’Iran, il Libano, l’Honduras, la Guinea e il Madagascar.
© Copyright Avvenire, 12 gennaio 2010
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