lunedì 1 febbraio 2010
Angelus del Santo Padre: il commento del Sir
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ANGELUS: VIDEO, SERVIZI, PODCAST E FOTO
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Il Papa: solo la Carità è il distintivo del Cristiano (Izzo)
Il Papa: "L’amore è l’essenza di Dio stesso, è il senso della creazione e della storia, è la luce che dà bontà e bellezza all’esistenza di ogni uomo. Al tempo stesso, l’amore è, per così dire, lo "stile" di Dio e dell’uomo credente, è il comportamento di chi, rispondendo all’amore di Dio, imposta la propria vita come dono di sé a Dio e al prossimo. In Gesù Cristo questi due aspetti formano una perfetta unità: Egli è l’Amore incarnato" (Angelus)
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IL 2009 DI BENEDETTO XVI (SERVIZIO DI RAI VATICANO)
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BENEDETTO XVI: ANGELUS, “LA CARITÀ È IL DISTINTIVO DEL CRISTIANO”
“La 'via' della perfezione” non consiste “nel possedere qualità eccezionali: parlare lingue nuove, conoscere tutti i misteri, avere una fede prodigiosa o compiere gesti eroici”, piuttosto “nella carità – agape – cioè nell’amore autentico, quello che Dio ci ha rivelato in Gesù Cristo”. Anzi, la carità è il dono “più grande”, che “dà valore a tutti gli altri”. Lo ha detto, ieri mattina, Benedetto XVI, prima di recitare l'Angelus da piazza San Pietro, commentando “una delle pagine più belle del Nuovo Testamento e di tutta la Bibbia”, il cosiddetto “inno alla carità” dell’apostolo Paolo. “Alla fine – ha sottolineato il Papa -, quando ci incontreremo faccia a faccia con Dio, tutti gli altri doni verranno meno; l’unico che rimarrà in eterno sarà la carità, perché Dio è amore e noi saremo simili a Lui, in comunione perfetta con Lui”. Per ora, “mentre siamo in questo mondo, la carità è il distintivo del cristiano. E’ la sintesi di tutta la sua vita: di ciò che crede e di ciò che fa”. Per questo, ha chiarito il Santo Padre, all’inizio del suo pontificato, ha voluto dedicare la sua prima enciclica proprio al tema dell’amore: “Deus caritas est”. “Questa enciclica – ha ricordato - si compone di due parti, che corrispondono ai due aspetti della carità: il suo significato e quindi la sua attuazione pratica”.
“L’amore – ha aggiunto Benedetto XVI - è l’essenza di Dio stesso, è il senso della creazione e della storia, è la luce che dà bontà e bellezza all’esistenza di ogni uomo”. Al tempo stesso, “l’amore è, per così dire, lo 'stile' di Dio e dell’uomo credente, è il comportamento di chi, rispondendo all’amore di Dio, imposta la propria vita come dono di sé a Dio e al prossimo. In Gesù Cristo questi due aspetti formano una perfetta unità: Egli è l’Amore incarnato. Questo Amore ci è rivelato pienamente nel Cristo crocifisso”. Il papa ha invitato a pensare ai santi, nei quali “riconosciamo la varietà dei loro doni spirituali, e anche dei loro caratteri umani. Ma la vita di ognuno di essi è un inno alla carità, un cantico vivente all’amore di Dio!”. Il Pontefice ha poi evidenziato come il 31 gennaio si ricordi in particolare san Giovanni Bosco, fondatore della Famiglia salesiana e patrono dei giovani. “In questo Anno sacerdotale - ha concluso - vorrei invocare la sua intercessione affinché i sacerdoti siano sempre educatori e padri dei giovani; e perché, sperimentando questa carità pastorale, tanti giovani accolgano la chiamata a dare la vita per Cristo e per il Vangelo. Maria Ausiliatrice, modello di carità, ci ottenga queste grazie”.
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BENEDETTO XVI: ANGELUS, LEBBRA, DISOCCUPAZIONE E TERRA SANTA
I malati di lebbra, la crisi economica, la pace in Terra Santa. Sono alcuni degli spunti della riflessione di Benedetto XVI, dopo la recita dell'Angelus, ieri mattina da piazza San Pietro. “L’ultima domenica di gennaio – ha ricordato il Papa - è la Giornata mondiale dei malati di lebbra. Il pensiero va spontaneamente a padre Damiano de Veuster, che diede la vita per questi fratelli e sorelle, e che nello scorso ottobre ho proclamato santo”. “Alla sua celeste protezione – ha aggiunto - affido tutte le persone che purtroppo ancora oggi soffrono per questa malattia, come pure gli operatori sanitari e i volontari che si prodigano perché possa esistere un mondo senza lebbra”. Un saluto in particolare all’Associazione italiana Amici di Raoul Follereau. Il Pontefice ha poi ricordato che ieri si celebrava anche la seconda Giornata di intercessione per la Pace in Terra Santa. “In comunione con il patriarca latino di Gerusalemme e il custode di Terrasanta – ha detto -, mi unisco spiritualmente alla preghiera di tanti cristiani di ogni parte del mondo, mentre saluto di cuore quanti sono qui convenuti per tale circostanza”.
“La crisi economica – ha affermato Benedetto XVI - sta causando la perdita di numerosi posti di lavoro, e questa situazione richiede grande senso di responsabilità da parte di tutti: imprenditori, lavoratori, governanti”. “Penso – ha aggiunto - ad alcune realtà difficili in Italia, come, ad esempio, Termini Imerese e Portovesme; mi associo pertanto all’appello della Conferenza episcopale italiana, che ha incoraggiato a fare tutto il possibile per tutelare e far crescere l’occupazione, assicurando un lavoro dignitoso e adeguato al sostentamento delle famiglie”. “Un messaggio di pace – ha poi detto - ci portano anche i ragazzi e le ragazze dell’Azione cattolica di Roma. Qui accanto a me ci sono due di loro, che saluto insieme a tutti gli altri che si trovano nella Piazza, accompagnati dal cardinale vicario, dai familiari e dagli educatori”. Rivolgendosi ai ragazzi, li ha ringraziati “perché, con la vostra 'Carovana della pace' e col simbolo delle colombe che tra poco faremo volare, voi date a tutti un segno di speranza”. Dopo il breve messaggio letto dai due ragazzi presenti nel suo studio, il Papa, insieme con loro, ha liberato le colombe della pace, tra gli applausi dei pellegrini in Piazza San Pietro.
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