mercoledì 10 febbraio 2010
Il caso Boffo, la Segreteria e Benedetto XVI...(Pietro De Marco). Per meditare!
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Il caso Boffo, la Segreteria e Benedetto XVI...
Pietro De Marco
Il comunicato della segreteria di Stato vaticana (non "della Chiesa" come si esprimeva ieri una tv) che nega ogni fondamento a “notizie e ricostruzioni” rivolte a “dimostrare una implicazione nella vicenda (Boffo) del direttore dell’Osservatore Romano”, e “responsabilità addirittura del cardinale segretario di Stato”, va preso seriamente.
Non possiamo pensare che non sia esatta e sincera una così netta dichiarazione relativa alla falsità delle illazioni, per la verità circolate subito, su documenti trasmessi o avallati, o su articoli scritti sotto pseudonimo, ad opera di persone di alta responsabilità ecclesiastica romana, per favorire la caduta di Dino Boffo.
Chi scrive aveva proposto (tra settembre e ottobre 2009, cfr. www.loccidentale.it e www.chiesa.espressonline.it) un cauto scenario a più attori, in cui aveva peso, per l'appunto, anche una plausibile strategia della Segreteria di stato rivolta, con l'ausilio dell'Osservatore Romano, «a decostruire l'equilibrio ruiniano (nel rapporto chiesa-società) e a trovarsi arbitri della situazione italiana». Il quadro aveva anche un suo episodio milanese (Università Cattolica e Fondazione Toniolo). Non ritenevo, però, quella strategia né malvagiamente «immotivata» né «irragionevole», solo errata nei suoi obiettivi, e cinica, come può avvenire a chi calcola troppo sofisticatamente. In qualche misura faccio ammenda. Ma un complicato scenario resta, anche dopo il Comunicato, oltre l'episodio Boffo. Trattandosi di un giudizio su calcoli e mezzi razionali, esprimevo riserve sul progetto e, non secondariamente, sul metodo; e non solo riguardo all'eliminazione di Boffo ma ad altre iniziative. Da tempo, infatti, la Segreteria di Stato mostra di voler condurre una «sua» politica, interponendosi, anche su materie sensibili, tra episcopati e governi. Se la Segreteria di Stato intende affermare che posizioni di rilevanza nazionale non competono ai vescovi questo è nelle sue facoltà. Ma colpisce che scelga di giocare occasionalmente le sue partite ora «da sinistra» ora «da destra». Osserva il Comunicato che è in corso «una campagna diffamatoria contro la Santa Sede, che coinvolge lo stesso Romano Pontefice». Sul possibile coinvolgimento del Pontefice da parte dei critici della Segreteria e dell'Osservatore Romano ci vuole chiarezza.
Il Segretario non è il Pontefice, e in maniera particolarissima sotto questo pontificato il Segretario è destinato ad integrare il Pontefice, con una estesa e difficile complementarità di azioni.
Il Pontefice ha una strategia centrale e formidabile: la ricostruzione di un magistero dei fondamenti, di una predicazione costante di alto e rinnovato vigore dottrinale, la ripresa delle fila (spiritualizzate, quotidianizzate, insomma diluite e rese quasi indicibili) della traditio fidei, contro una sua lenta corruzione postconciliare.
Magistero e predicazione del Pontefice debbono ritornare sulla bocca della chiesa, quella che insegna e quella che apprende; informe studiatamente opportune e importune.
Non esistono gli «incidenti di percorso», ma scelte deliberate, sferzate.
Il compito del Secretarius è, allora, quello di integrare e supplire negli ambiti che restano, operativamente, fuori dall'immane pedagogia ratzingeriana.
La tentazione di concepire e interpretare un autonomo disegno di governo politico della chiesa da Roma, non può che essere forte.
Al papa la ricostruzione dell'intelletto di fede, al segretario il governo della chiesa-società. Ma la cultura teologica degli ultimi decenni non aiuta: tende a separare un interno da un esterno della Chiesa. Invece la pedagogia teologica ratzingeriana, ordinata alla Città di Dio, è «politica», quanto il governo dell'istituzione visibile è «teologico». Da ciò l'oggettiva interferenza, e la corrispondente sensazione, talvolta, di qualcosa di stridente nella vivacità dell'Osservatore o nelle scelte della Segreteria di Stato. Gli atti di quanti governano o comunicano, a fianco a lui, non possono essere «autonomi» ma sinfonici.
È doveroso che il card. Bertone si preoccupi di tutelare l'immagine del Pontefice. Ma non è utile alla consapevolezza della attuale complessità di governo che la Segreteria di Stato non sembri avvertire che il suo coordinamento con lo stile del Pontificato resta esteriore, e che vi sono forse delle sue responsabilità se vicende politiche inconsuete e traumatiche vengono imputate a Roma.
© Copyright Il Tempo, 10 febbraio 2010 consultabile online anche qui.
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