martedì 2 febbraio 2010

Benedetto sindacalista. Quale strategia si nascondo dietro gli ultimi, ripetuti appelli in difesa dei lavoratori (Accattoli)


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Benedetto sindacalista

Quale strategia si nascondo dietro gli ultimi, ripetuti appelli in difesa dei lavoratori

di LUIGI ACCATTOLI

In quest’inverno di crisi l’occupazione è in cima ai pensieri di Benedetto XVI e il suo appello di domenica per i lavoratori della Fiat di Termini Imerese e dell’Alcoa è stato più forte che mai. Quel di più di forza l’ha avuto non tanto dalle parole, che ormai non possono che essere ripetitive, ma dalla tempestività del richiamo, arrivato nel momento chiave delle due trattative.
Nel caso della Fiat poi c’è da tener conto della frequenza – ormai eclatante – degli appelli papali a favore degli operai minacciati di disoccupazione negli stabilimenti del gruppo dislocati nell’Italia centro-meridionale: l’altro ieri Termini Imerese in Sicilia, il 24 maggio Cassino nel Lazio, il 1° marzo Pomigliano d’Arco in Campania.
Tre appelli papali per tre stabilimenti della Fiat in meno di un anno: se non è insistenza questa, ed entrare nel merito e fare pressione!
Ma anche le parole – domenica come le altre volte – sono state impegnative. Ha chiesto a “imprenditori, lavoratori, governanti”di “fare tutto il possibile” per salvare l’occupazione: con ogni evidenza non si tratta – almeno nelle intenzioni – di un richiamo morale che non fa male a nessuno ma di una pressione diretta sul Governo Berlusconi e sulle due industrie al fine di ottenere un ripensamento di quanto è stato forse già deciso. Colpisce anche la puntualità dei richiami, che non sono mai generici ma fanno riferimento a questioni specifiche. Con l’appello che aveva formulato in maggio dalla piazza centrale di Cassino, Benedetto aveva parlato di “precari”, “lavoratori in cassa-integrazione”,“ licenziati”e giovani che “fanno fatica a trovare una degna attività lavorativa”.
Va detto più in generale che la preoccupazione per le conseguenze della crisi economica sulla vita delle persone più deboli segna fortemente la predicazione di Benedetto XVI lungo gli ultimi diciotto mesi, cioè da quando sono iniziati gli sconquassi finanziari e le chiusure delle imprese. Al cuore di questo periodo vi è stata la lunga elaborazione e la pubblicazione dell’enciclica sociale “Caritas in veritate”, nella quale tratta a lungo della disoccupazione e critica i fenomeni attualissimi della “delocalizzazione delle attività produttive” e della “deregolamentazione generalizzata” che rischiano di incentivarla.
Appassionata nell’enciclica è la descrizione delle ricadute della disoccupazione sul lavoratore: “L’estromissione dal lavoro per lungo tempo, oppure la dipendenza prolungata dall’assistenza pubblica o privata, minano la libertà e la creatività della persona e i suoi rapporti familiari e sociali con forti sofferenze sul piano psicologico e spirituale.
Desidererei ricordare a tutti, soprattutto ai governanti impegnati a dare un profilo rinnovato agli assetti economici e sociali del mondo, che il primo capitale da salvaguardare e valorizzare è l’uomo”. Dare un profilo rinnovato agli assetti economici: è questo il punto chiave della predicazione del Papa.
Egli – come i suoi predecessori tutti, da Leone XII a Giovanni Paolo II – ritiene che vada rifatta l’economia del mondo perché possa tener conto dell’obiettivo primario della piena occupazione. Sempre nell’enciclica, Benedetto fa suo l’appello epocale del predecessore che il 1° maggio 2000, in occasione del Giubileo dei Lavoratori, aveva sollecitato la costituzione di “una coalizione mondiale in favore del lavoro dignitoso”, incoraggiando l’Organizzazione Internazionale del Lavoro che ne aveva lanciato l’idea.
Papa Benedetto segue pienamente Giovanni Paolo negli appelli per gli operai che rischiano di perdere il lavoro. “Mi permetto di riproporre alle organizzazioni sindacali questo grande obiettivo dell’occupazione per tutti”aveva detto una volta il papa polacco (Prato, 19 marzo 1986), che era stato operaio e al quale i sindacati italiano apparivano timidi.
“Se in questo non reclameranno gli uomini reclamerà Dio” dirà in tono ancora più alto, improvvisando, il 19 marzo 1994 parlando nell’Aula Nervi ai dirigenti sindacali italiani, argomentando che “se l’attuale sistema economico non garantisce l’occupazione, occorre con coraggio rivederlo e, se necessario, correggerlo”. E ancora, nella stessa occasione: “Voi, rappresentanti dei sindacati, dovete esigere il mutamento di questo ordine”.
Benedetto non usa questi toni drammatici ma afferma la stessa dottrina e persegue gli stessi fini di solidarietà con i lavoratori.Tre interventi in undici mesi per gli stabilimenti Fiat che rischiano la chiusura ne sono la prova acclarata.
www.luigiaccattoli.it

© Copyright Liberal, 2 febbraio 2010 consultabile online anche qui.

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