mercoledì 17 febbraio 2010

La giustizia terrena del Papa (Filippo Di Giacomo)


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Su segnalazione di Alessia leggiamo:

La giustizia terrena del Papa

di Filippo Di Giacomo

La Chiesa Cattolica come la «grande prostituta» del mondo? Un pregiudizio antico, di almeno cinque secoli, coltivato e declinato in ambiente anglosassone da quando la riforma protestante prima e l’illuminismo poi le hanno attribuito anche un valore confessionale e nazionalistico, in un mix tuttora gradito alla politica. Piaccia o no, da qui bisogna partire per comprendere la vergogna degli abusi sessuali perpetrati sui minori dal clero cattolico, e il perché questo sembri essere l’unico vero scandalo mondiale, quasi un marchio del cattolicesimo contemporaneo.
Un pregiudizio tira l’altro e, man mano che la marea immonda dei preti cattolici accusati di pedofilia montava, spesso sui media anglosassoni negli ultimi due decenni si è letto: «è la Chiesa il vero pedofilo».
Una macchia, attribuita alla persistenza della legge sul celibato per i sacerdoti cattolici di rito latino, e potenzialmente estesa a i quattrocentomila chierici del cattolicesimo mondiale.
In realtà, fonti non confessionali stabiliscono allo 0,3 la percentuale di infamia per il clero cattolico, molto più bassa di quella che colpisce altre categorie professionali e i ministri di altre confessioni religiose i quali perché non cattolici e perché operanti in terre anglosassoni, finiscono - giustamente - in tribunale, ma vengono ignorati dalla stampa quella cattolica inclusa.
Questa settimana il Papa superando ogni remora, ha deciso di consegnare inesorabilmente anche i preti pedofili irlandesi alla giustizia.
Benché la Chiesa sia dotata di un sistema di giudizi penali infatti, per motivi diversi tra cui l’eccesso di garanzie previste dall’attuale codice di diritto canonico, gli interventi a carico di coloro che, in un’indimenticabile omelia del giovedì santo del 2002 (giorno dell’eucarestia, del sacerdozio e di Giuda) Giovanni Paolo II ha definito «i traditori dell’umano che è in tutti noi», subiscono notevoli rallentamenti.
Non a caso, da prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede Joseph Ratzinger aveva messo a punto un modulo processuale specifico, più snello e incisivo, bloccato però dai canonisti della curia romana che non volevano sentirsi obbligati ad affrontare la modernità della Chiesa con categorie giuridiche più coerenti con i tempi e le culture del cattolicesimo contemporaneo.
Prima in America poi in Australia, ora in Irlanda, Benedetto XVI sta compiendo una rivoluzione copernicana, affidando - quindi fidandosi - alle autorità civili il compito di far luce e giustizia sull’accaduto, e imponendo alle comunità cattoliche coinvolte, l’onere di collaborare all’accertamento della verità e di impegnarsi per la «guarigione delle vittime».
Dal 2005 sta edificando, con discorsi e documenti magistrali nella struttura e nei contenuti, un insegnamento spirituale la cui carica “progressista” continua a non essere colta da chi parla e scrive di presunte delusioni ratzingeriane che graverebbero sulla Chiesa.
Nelle ultime settimane, quando sulla stampa anche i cattolici erano occupati solo a dare il peggio, le iniziative che le diocesi italiane promuovevano a tutela dei posti di lavoro a favore dell’allentamento della stretta creditizia che sta danneggiando la piccola e media industria, non si contavano. A fianco di «Quelle tute blu guidate più dal Papa che dalla Cgil» (è il titolo di un articolo sul Giornale dell’economista Lodovico Festa del 4 febbraio scorso) e seguendo le indicazioni dell’ultima enciclica dell’attuale pontefice (unico testo-piattaforma sindacale circolante in Italia negli ultimi due anni) la presenza, l’azione e la voce dei pastori è rimasta costante. Come annotava Festa, la Caritas in veritate descrive e contiene indicazioni operative che negli Stati Uniti stanno ispirando anche la grossa sigla sindacale Uaw (United Auto Workers), per trattare con la Casa Bianca e persino con gli interessi americani Fiat, per spingere alla compartecipazione dei lavoratori non solo alla gestione delle aziende, ma anche al loro rilancio produttivo, comprese le necessarie chiusure di alcuni stabilimenti.
Oggi, per i cattolici, inizia il periodo quaresimale. E di cenere in testa, per quelli italiani impegnati nella vita pubblica, quest’anno ce n’è da mettere veramente tanta. Non potrebbe essere questa, l’occasione di dichiarare una sorta di tregua mediatica? Capace magari di lasciarci ascoltare le parole importanti, e quasi sempre nuove, che nel magistero pontificio e in quello episcopale ci stanno invitando al dialogo, al lavoro, al coraggio, alla fantasia politica, alla compattezza sociale. Perché, come ricorda don Luigi Ciotti, l’importante, per tutti, è «cercare il Cielo non oltre la vita, ma dentro la Terra dove tutti viviamo, soffriamo, speriamo e dove inseguiamo giustizia e amore».

© Copyright L'Unità, 17 febbraio 2010 consultabile online anche qui.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

UNA ARTICOLO DELL'UNITA' DOVE SI PARLA BENE DEL PAPA!!!...GAUDEAMUS!!! (sino alla prossima sbandata...)

Anonimo ha detto...

Di Giacomo non dice o fa finta di non vedere che questi scandali sono i frutti amari del Vaticano II.
Perché Giovanni XXIII,Paolo VI e Giovanni Paolo II han taciuto?
I Vescovi conciliari sono corresponsabili di tanto sfascio!
Solo Papa Benedetto XVI ha squarciato il velo di tanta ignominia.
La mia è solo una amara constatazione...Il rimedio? Ripristinare urbi et orbi la Messa di San Pio V e i seminari cattolici!