lunedì 15 febbraio 2010
La signora Giovanna al Papa: «Caro Pontefice, sia pieno di speranza. Come noi» (Giansoldati)
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«Caro Pontefice, sia pieno di speranza. Come noi»
CITTA’ DEL VATICANO
Tremava come una foglia dall’emozione ma è riuscita lo stesso ad arrivare in fondo alla lettura di uno dei messaggi più teneri che il Papa abbia mai ascoltato. Quasi una poesia.
Chi l’avrebbe mai detto che lei, Giovanna Cataldo, una dei senza fissa dimora recuperata alla vita grazie all’amore dei volontari della Caritas, sarebbe riuscita a fare inumidire gli occhi del Santo Padre.
«Dio le dia la forza di essere sereno, forte e pieno di speranza, proprio come lo siamo tutti noi».
Nel passato tribolatissimo di questa ex professoressa di mezza età sono racchiuse le vite di tutti coloro che ogni notte bussano all’ostello per trovarvi riparo. Via Marsala è decisamente un luogo di sofferenza ma anche di speranza. «Ci piace pensare che nel suo viaggio di ritorno possa riportare con lei proprio la speranza». Giovanna guarda dritto negli occhi Benedetto XVI: «Accetti l’umiltà di un cuore semplice e l’amore che da esso può scaturire».
Il dono che hanno scelto per l’illustre ospite è il restauro del crocifisso ligneo della chiesetta di Onna, il paesino abruzzese raso al suolo dal terremoto. Quel Cristo rimesso a posto è esattamente come loro: «non l’immagine della sofferenza, piuttosto l’alba del riscatto».
Terminata la lettura il Papa si alza dallo scranno, fa alcuni passi e si dirige verso Giovanna. La abbraccia forte. Adesso può davvero riprendere la via del Vaticano rinfrancato, il «pane spezzato e condiviso con gli ultimi» lo sosterrà nei «giorni di pioggia». Una mezz’ora più tardi, ad incontro ultimato, il sindaco Alemanno non vuole andarsene prima di aver salutato Giovanna. «Lei ha scritto un discorso bellissimo. Le sue parole sono profonde e fanno riflettere». Subito dopo è il turno delle tv.
Che effetto le ha fatto incontrare il Papa a tu per tu? Giovanna sorride spiazzata. «E’ stato emozionante, un po’ come incontrare la direttrice della Caritas per la prima volta, o come incontrare il mio primo professore quando mi sono iscritta alla scuola superiore». L’incontro se lo immaginava esattamente così, si era preparata, aveva letto più e più volte quei due foglietti di carta davanti a Roberta Molina, la direttrice dell’ostello.
«E’ bello potersi rivolgere ad un Padre».
«Dopo quello che gli è successo a dicembre, volevamo incitarlo ad andare avanti imperterrito. Noi lo proteggeremo e lo scorteremo con le nostre preghiere. Ciò rende più forti anche noi perchè non siamo dei derelitti, dato che siamo inseriti in questo quadro storico». Giovanna si guarda l’abito nero. Non le manca l’ironia e scherza: «Mi hanno sempre incuriosito quelle lady che davanti al Papa potevano indossare begli abiti neri. E oggi eccomi qua, sono anche io con un tailleur nero e mi sento perfettamente a mio agio».
F.GIA.
© Copyright Il Messaggero, 15 febbraio 2010
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2 commenti:
Bello, si respira un'atmosfera dolce e familiare.
Mi ha ricordato un po' il pezzo di Brugnara e qualche altro ancora, letto dopo la visita a Sant'Egidio!
Maria parole bellissime e piene d'amore rivolte al nostro Pontefice........ che ne è rimasto colpito vista la sua commozione! Non ti nascondo che mi ha fatto tanta tenerezza vedere Benedetto XVI con gli occhi lucidi. Un segno evidente della sua sensibilità e di quanto il suo cuore, sia pieno d'amore per tutti incodizionatamente.
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