Il Papa ai Luterani: «Noi non dovremmo litigare ma cercare di essere più uniti. Della divisione non possiamo essere contenti» (Perugia)

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Il Papa: "Per nostra fortuna, Dio non viene mai meno alla sua fedeltà e, anche se noi ci allontaniamo e ci perdiamo, continua a seguirci col suo amore, perdonando i nostri errori e parlando interiormente alla nostra coscienza per richiamarci a sé" (Angelus)

Parlando di preti e pedofilia la Chiesa tenta di fare chiarezza. I giornali no (Stefano Fontana)

Su segnalazione di Eufemia leggiamo:

Ratzinger e luterani uniti nei momenti del dolore

Nella settimana delle polemiche sui preti pedofili il Papa e gli evangelici pregano insieme: superiamo le differenze. Il Pontefice: "La gente dice che l'ecumenismo è fermo, non è così".

Fabio Perugia

La Chiesa ha bisogno di superare le divisioni. «L'unità non può essere fatta dagli uomini: dobbiamo affidarci al Signore perché lui solo può darci l'unità». Dunque, «preghiamo insieme che il Signore ci dia l'unità e così aiuti il mondo affinché creda». È il messaggio di Benedetto XVI in visita alla comunità evangelica luterana Christuskirche, a Roma. Alla chiusura di una settimana che ha visto la Santa Sede alle prese con le polemiche sulla pedofilia in Germania, l'invito del Papa ai luterani tedeschi è superare le divisioni. Un appello che arriva proprio nel giorno in cui gli episodi di pedofilia investono anche il mondo evangelico: lo scrittore Bodo Kirchhoff, 61 anni, racconta una vicenda, in tutti i più crudi dettagli, avvenuta nella scuola-convitto di Gaienhofen e di cui è stato sfortunato protagonista.
Così, in uno dei momenti più difficili per le Chiese tedesche, i luterani adottano l'appello del Pontefice.
È il pastore Jens-Martin Kruse ad accogliere Ratzinger all'interno della chiesa di via Sicilia, accompagnato dal caloroso applauso dei trecento fedeli. Dopo il saluto della presidente della comunità, Doris Esch, e i canti del coro, Kruse inizia la sua omelia. Un messaggio chiaro: le Chiese cristiane, pur nelle loro «divisioni ed oppressioni», sappiano essere vicine le une alle altre specie nei momenti di sofferenza e di dolore. «Se nel dolore siamo qui gli uni per gli altri e condividiamo insieme e celebriamo la gioia nella fede, allora questo sarà un passo fondamentale per rendere visibile ed efficace l'unità di cui viviamo». Benedetto XVI accoglie con piacere le parole del pastore e dopo la lettura del Vangelo sale sul pulpito di marmo bianco della Christuskirche per tenere l'omelia. Un discorso pronunciato in tedesco. A braccio. Cattolici e protestanti, dice il Santo Padre, portano «la colpa» delle loro divisioni. «È bello che oggi possiamo pregare insieme, intonare gli stessi canti, ascoltare la stessa parola di Dio» e rivolgere lo sguardo «in un Cristo».
E anche se oggi non possiamo stare sullo stesso altare, dobbiamo ricordarci che «l'unità fra cristiani deve essere un dono divino».
Ratzinger parla alzando le braccia in cerca di un abbraccio omogeneo.
«Noi - dice - non dovremmo litigare (il Pontefice alza il tono della voce sottolineando la parola tedesca "zenden", che in italiano è, letteralmente, "litigare") ma cercare di essere più uniti. Della divisione non possiamo essere contenti».
«Oggi la gente dice che l'ecumenismo si è fermato, questo non è così».
Nell'Angelus a San Pietro Ratzinger aveva preso spunto dal brano evangelico del «figlio prodigo», per spiegare come, nel cammino dell'uomo, possano esistere fasi di dubbio e di allontanamento totale dalla fede. «Per nostra fortuna - ha commentato - Dio non viene mai meno alla sua fedeltà e, anche se noi ci allontaniamo e ci perdiamo, continua a seguirci con il suo amore».

© Copyright Il Tempo, 15 marzo 2010 consultabile online anche qui.