domenica 14 marzo 2010

Il Papa dai luterani di Roma: «Un gesto di amicizia vera» (Mazza)


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Il Papa dai luterani di Roma «Un gesto di amicizia vera»

DA ROMA

SALVATORE MAZZA

Un momento per ricordare la prima visita di un Papa – Giovanni Paolo II nel 1983 – in una chiesa luterana. E per ricordare, anche, i dieci anni della Dichiarazione comune sulla dottrina della giustificazione , sottoscritta nel 1999 da cattolici e luterani. Ma, accanto a questi due pilastri commemorativi ce n’è un terzo, più intimo, data dal legame sempre mantenuto dal cardinale Joseph Ratzinger con la chiesa luterana di Roma in via Sicilia.
Una «nota personale» che «dona alla visita quel carattere anche umano di rapporto fraterno che fa certamente bene a un cammino ecumenico che ritiene anche di dover valorizzare la dimensione umana nell’incontro tra i cristiani». È il vescovo di Terni-Narni-Amelia Vincenzo Paglia, già presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo, a sottolineare in questi tratti la visita che Benedetto XVI renderà oggi pomeriggio alla Comunità evangelica luterana di Roma. Tornando in quella chiesa che tantissime volte, prima della sua elezione al pontificato, lo ebbe ospite ai concerti regolarmente tenuti tra le sue mura, e nel 1998 relatore, assieme al vescovo luterano di Berlino Wolfgang Huber, relatore a uno storico dibattito sul dialogo ecumenico. E se le due ricorrenze che fanno da sfondo alla visita «hanno di fatto segnato la storia – sottolinea Paglia – dei rapporti tra la Chiesa cattolica e il mondo luterano», l’evento di oggi «torna a sottolineare la necessità di continuare questo incontro e questo dialogo». Una visita breve, col Pontefice che arriverà a via Sicilia verso le 17,30 per trattenersi poco meno di due ore, e un programma che, al termine della celebrazione, vedrà papa Ratzinger intrattenersi brevemente con i membri del Consiglio della Comunità. Ma una visita, però, che proprio nella sua duplice cifra – di un dialogo che è sì dottrinale ma, insieme, anche basato sull’«amicizia» personale – trova il suo senso più profondo e il suo significato più maturo, proprio a indicare su quale strada l’ecumenismo, se vuole camminare, deve muoversi.
È, del resto, quanto dimostra anche quello che è successo dopo la pubblicazione da parte della Congregazione per la dottrina della fede delle cinque «Risposte a quesiti riguardanti alcuni aspetti circa la dottrina sulla Chiesa», che diverse proteste suscitò nel mondo della Riforma. Testo «che ovviamente metteva il dito sulla piaga di una delle questioni che ci dividono», osserva Paglia, rilevando tuttavia come «gli incontri successivi hanno permesso di chiarire meglio le differenze rimarcando anche le cose che ci uniscono».
Del resto «la chiarezza della dottrina è essenziale per un corretto ed effettivo cammino ecumenico, e questa chiarificazione di fatto ha portato il suo frutto, ribadendo che non c’è né confusione né irenismo, ma, appunto, chiarezza nella dottrina e crescita della fraternità e dell’impegno nei campi dove si può collaborare». E, in questo percorso, secondo il presule «un momento importante è stato anche il Sinodo sulla Parola di Dio, che ha sollecitato ancor più a intraprendere quello che il cardinale Walter Kasper, rifacendosi al Concilio Vaticano II, sottolinea come 'ecumenismo spirituale', che ha il suo cuore nella lettura orante della Parola di Dio». Di tale progresso è testimone anche «la crescita nelle relazione tra le comunità cristiane delle diverse diocesi italiane e le comunità luterane là dove ci sono». Certamente, al riguardo è da sottolineare per Paglia «il particolare rapporto che i cristiani italiani hanno avuto a Sibiu (in occasione della Terza assemblea ecumenica del settembre 2007, ndr ), con la delegazione italiana partita tutta assieme per indicare che il cammino non s’è fermato». Allo stesso modo è da rilevare che «si sono allargati i punti di contatto e di incontro», con i congressi di Terni e di Siracusa, a dimostrazione che «non solo i rapporti sono cresciuti, ma mostrano ormai anche una notevole solidità».

© Copyright Avvenire, 14 marzo 2010

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