martedì 23 marzo 2010

Pedofilia: dal Papa un mea culpa senza reticenze (Francesco Antonio Grana)


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Pedofilia: dal Papa un mea culpa senza reticenze

FRANCESCO ANTONIO GRANA

Il mea culpa di Ratzinger sui preti pedofili è arrivato puntale e deciso. Invocato da molti teologi, Hans Kung in testa, dalle vittime degli abusi sessuali commessi dai preti pedofili, dai sacerdoti e dai vescovi che ogni giorno annunciano con coerenza e fedeltà il Vangelo di Cristo, e dai fedeli di tutto il mondo che guardano al Papa come a un pastore buono che guida il suo gregge senza disperdere nessuna delle pecorelle a lui affidate, il messaggio di Benedetto XVI ai cattolici irlandesi è destinato a inaugurare un tempo di purificazione per la Chiesa auspicato dallo stesso Pontefice.
È la seconda volta che Benedetto XVI sceglie di scrivere una lettera per affrontare in modo diretto e deciso un tema scottante, che ha sollevato in questi mesi numerose polemiche, macchiando il volto della Chiesa universale.
Lo scorso anno Ratzinger aveva scritto ai vescovi di tutto il mondo per chiarire il suo gesto di paterna misericordia verso i quattro vescovi lefebvriani, ai quali aveva rimesso la scomunica. Lo scandalo, come è noto, era stato suscitato dalle scellerate dichiarazioni negazioniste sulla Shoah di uno dei quattro vescovi che avevano beneficiato del provvedimento pontificio.
Ma, quando aveva deciso di rimettere la scomunica ai seguaci di monsignor Marcel Lefebvre, il Papa era ignaro di queste affermazioni negazioniste sullo sterminio degli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale, che non rispecchiavano assolutamente il suo pensiero sulla Shoah, che egli aveva manifestato chiaramente in occasione della sua storica visita al campo di concentramento nazista di Auschwitz, nel maggio del 2006.
Sbaglia chi sostiene che la lettera del Papa sugli abusi sessuali commessi da preti pedofili sia rivolta esclusivamente ai cattolici irlandesi e non a tutte le altre vittime di queste gravi violenze.
Il magistero del Santo Padre è di respiro universale e anche se la lettera è diretta in particolar modo agli irlandesi, le parole sugli abusi sono rivolte a tutta la Chiesa, soprattutto a quei luoghi come la Germania e l’Austria dove sta emergendo la stessa piaga.
“Il problema dell’abuso dei minori - come egli scrive - non è specifico né dell’Irlanda, né della Chiesa”. Il volto della Chiesa, dunque, si è macchiato. Lo hanno sporcato sia coloro i quali hanno commesso gli abusi, sia i vescovi che, in buona fede, hanno tenuto nascosto queste intollerabile violenze senza consegnare i colpevoli alla giustizia. Il Papa non ha difficoltà a nascondere ciò, né vuole farlo. Le sue parole sono quelle di un padre fortemente provato da questi avvenimenti.
Quali sono le cause di ciò? “Tra i fattori che vi contribuirono - scrive il Papa - possiamo enumerare: procedure inadeguate per determinare l’idoneità dei candidati al sacerdozio e alla vita religiosa, insufficiente formazione umana, morale, intellettuale e spirituale nei seminari e nei noviziati, una tendenza nella società a favorire il clero e altre figure in autorità e una preoccupazione fuori luogo per il buon nome della Chiesa e per evitare gli scandali che hanno portato come risultato alla mancata applicazione delle pene canoniche in vigore e alla mancata tutela della dignità di ogni persona”. Benedetto XVI ricorda di aver incontrato in diverse occasioni, dall’inizio del suo pontificato, vittime di abusi sessuali, e si dice disponibile a farlo anche in futuro. Poi si rivolge direttamente a loro: “Avete sofferto tremendamente e io ne sono veramente dispiaciuto. So che nulla può cancellare il male che avete sopportato. È stata tradita la vostra fiducia, e la vostra dignità è stata violata. Molti di voi avete sperimentato che, quando eravate sufficientemente coraggiosi per parlare di quanto vi era accaduto, nessuno vi ascoltava. Quelli di voi che avete subito abusi nei convitti dovete aver percepito che non vi era modo di fuggire dalle vostre sofferenze. È comprensibile che voi troviate difficile perdonare o essere riconciliati con la Chiesa. A suo nome esprimo apertamente la vergogna e il rimorso che tutti proviamo”.
E nei confronti dei sacerdoti e ai religiosi che hanno abusato dei ragazzi il Papa non usa mezzi termini: “Avete tradito la fiducia riposta in voi da giovani innocenti e dai loro genitori. Dovete rispondere di ciò davanti a Dio onnipotente, come pure davanti a tribunali debitamente costituiti. Avete perso la stima della gente dell’Irlanda e rovesciato vergogna e disonore sui vostri confratelli. Quelli di voi che siete sacerdoti avete violato la santità del sacramento dell’Ordine Sacro, in cui Cristo si rende presente in noi e nelle nostre azioni. Insieme al danno immenso causato alle vittime, un grande danno è stato perpetrato alla Chiesa e alla pubblica percezione del sacerdozio e della vita religiosa. Vi esorto a esaminare la vostra coscienza, ad assumervi la responsabilità dei peccati che avete commesso e ad esprimere con umiltà il vostro rincrescimento”.
Parole dure il Papa le rivolge anche ai vescovi: “Non si può negare che alcuni di voi e dei vostri predecessori avete mancato, a volte gravemente, nell’applicare le norme del diritto canonico codificate da lungo tempo circa i crimini di abusi di ragazzi. Seri errori furono commessi nel trattare le accuse. Capisco quanto era difficile afferrare l’estensione e la complessità del problema, ottenere informazioni affidabili e prendere decisioni giuste alla luce di consigli divergenti di esperti. Ciononostante, si deve ammettere che furono commessi gravi errori di giudizio e che si sono verificate mancanze di governo. Tutto questo ha seriamente minato la vostra credibilità ed efficacia. Apprezzo gli sforzi che avete fatto per porre rimedio agli errori del passato e per assicurare che non si ripetano. Oltre a mettere pienamente in atto le norme del diritto canonico nell’affrontare i casi di abuso dei ragazzi, continuate a cooperare con le autorità civili nell’ambito di loro competenza”.
Al termine della lettera, il Papa annuncia che intende indire una Visita apostolica in alcune diocesi dell’Irlanda, come pure in seminari e congregazioni religiose, per aiutare la Chiesa locale nel suo cammino di rinnovamento. Benedetto XVI propone, inoltre, una missione a livello nazionale per tutti i vescovi, i sacerdoti e i religiosi. Il cammino di purificazione è certamente lungo e pieno di avversità.
Da questa vicenda il volto della Chiesa esce sfigurato. Ma Benedetto XVI non perde la speranza. Come ha scritto Arrigo Levi, “a questo Papa non manca certo il coraggio”. Il timoniere di Dio sa che la barca di Pietro non può affondare, nonostante la burrasca, e che le porte degli inferi non prevarranno mai.

© Copyright L'Avanti, 23 marzo 2010 consultabile online anche qui.

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