sabato 19 giugno 2010

L'udienza del Papa al cardinale Dias nel commento di Franca Giansoldati


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Benedetto XVI ai vescovi brasiliani della Regione Leste 2: aiutate i vostri fedeli a vivere la gioia della fede nel Signore (Radio Vaticana)

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Intervista di Bruno Vespa all'allora cardinale Ratzinger

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Franca Giansoldati

Città del Vaticano

Ieri mattina un'auto blu targata Scv ha lasciato il seicentesco palazzo di Propaganda Fide a Piazza di Spagna per portare in Vaticano il prefetto Ivan Dias, il cardinale indiano designato nel 2006 da papa Ratzinger alla sostituzione del cardinale Sepe. Il porporato è sceso dalla vettura al cortile San Damaso, ha preso l'ascensore per recarsi su alla terza loggia dove lo aspettava nello studio Benedetto XVI. Un colloquio decisamente importante quello tra il Papa vestito di bianco e il cosiddetto Papa rosso, così chiamato per lo spazio di manovra di cui gode sulle terre di missione di cui è responsabile, l'Asia, l'Oceania, l'Africa, compresa la scelta dei vescovi in ben 1100 diocesi. La mezz'ora trascorsa assieme è servita a far firmare al pontefice le carte relative ad un buon numero di nomine. Sulla scrivania di papa Ratzinger, come sempre, erano stati precedentemente portati dai segretari i dossier riguardanti le diocesi vacanti e le proposte avanzate da Propaganda Fide. Qualche domanda tecnica da parte del Papa, seguita dall'immediata spiegazione del cardinale che, provenendo dalla diplomazia e avendo lavorato in una sfilza di sedi straniere (Danimarca, Svezia, Norvegia, Islanda, Finlandia, Indonesia, Madagascar, Ghana, Togo e Benin) procede rapido. Nonostante l'udienza sia capitata in un momento in cui la Congregazione è al centro delle cronache per via della gestione del patrimonio immobiliare, l'argomento spinoso sembra non sia emerso. Tuttavia non cessa di preoccupare il clima pesante che continua ad avvolgere la congregazione delle missioni, creata quattro secoli fa per provvedere ai bisogni delle diocesi africane, asiatiche, cinesi, dell'Oceania e a quelle caucasiche. Terre difficili, dove la minoranza cristiana per operare ha bisogno del costante sostegno (anche finanziario) di Roma. Il patrimonio immobiliare che è stato accumulato nei secoli da Propaganda Fide viene utilizzato proprio per questo. Si tratta di circa 500 appartamenti, la maggior parte dei quali situati nel centro storico della Capitale, in palazzi antichi o in aree di pregio. Fino ad una decina d'anni fa, i locatari potevano accedervi a prezzi di equo canone. Ora, invece, le case vengono locate attraverso regolari contratti ma a prezzi di mercato, piuttosto alti. Fuori norma. Esistono alcune eccezioni che si contano su una mano, una decina in tutto, ma si tratta di situazioni di disagio. Persone che non potevano essere mandate via perché non avrebbero saputo dove andare, né come pagarsi una casa. Insomma, casi davvero limite fanno sapere da Propaganda Fide. Ma come vengono assegnati gli appartamenti e con che criteri? Dipende dalla disponibilità che c'èal momento ma soprattutto dalla disponibilità economica di chi si può permettere dimore di pregio. Il cardinale Dias osserva la bufera mediatica, sperando che l'immagine della Congregazione veicolata dai mass media non si rifletta troppo negativamente sul lavoro dei missionari all'estero. La sua linea è di aspettare anche se sembra abbia fatto presente alla Segreteria di Stato di studiare se è opportuno o meno diffondere un comunicato.

© Copyright Il Mattino, 20 giugno 2010

1 commento:

sam ha detto...

Il Mattino... di Napoli?

Non so se mettere la faccina che ride o quella che fa il muso....