mercoledì 7 luglio 2010
Benedetto XVI a Castel Gandolfo. Stasera l’arrivo. Il vescovo Semeraro: tempo di grazia per tutti (Muolo)
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LE VACANZE DEL PAPA
Benedetto XVI a Castel Gandolfo
Stasera l’arrivo. Il vescovo Semeraro: tempo di grazia per tutti
Quest’anno il Pontefice trascorrerà il periodo di riposo nella residenza estiva. La grande gioia della Chiesa locale: qui un clima di famiglia
DA ROMA MIMMO MUOLO
Il Papa torna a Castel Gandolfo, per trascorrervi il periodo estivo. Una notizia che rientra, secondo molti, nella consuetudine. Ma non per gli abitanti della cittadina laziale e per quelli dalla diocesi di Albano, nel cui territorio si trovano le Ville Pontificie. «L’arrivo del Santo Padre – dice monsignor Marcello Semeraro – è sempre per la nostra Chiesa locale fonte di grande gioia e anche di un certo legittimo orgoglio per la vicinanza anche fisica al Papa. Ma è nello stesso tempo una responsabilità, perché la presenza di Pietro è stimolo a ravvivare il senso cristiano della nostra esistenza e impegnarci sempre più per una testimonianza esemplare». Così il vescovo di Albano parla del periodo che Benedetto XVI si accinge a vivere nella tradizionale residenza estiva. Quest’anno, inoltre, papa Ratzinger, per la prima volta da quando è stato eletto, rimarrà sempre a Castel Gandolfo, avendo rinunciato al breve periodo in montagna che era diventato abituale fin dai tempi di Giovanni Paolo II.
Come si esprime questa vicinanza di affetto nel periodo in cui il Papa soggiorna a Castel Gandolfo?
Innanzitutto con la preghiera. Ogni giorno, alle 8,30, nella parrocchia Pontificia che si trova proprio a pochi metri dal Palazzo Apostolico viene celebrata una Messa (tra l’altro trasmessa in diretta da Tv2000), in cui si prega espressamente per il Papa. Questa Messa che viene celebrata a turno dai parroci della nostra diocesi – e che spesso presiedo anch’io – vede la partecipazione e l’animazione da parte delle comunità di religiosi e religiose che sono in diocesi (compresi i noviziati dei giovani salesiani), da parte delle comunità parrocchiali e anche da parte dei Movimenti come Cl o i Focolarini. Poi c’è l’appuntamento domenicale con l’Angelus e quello molto atteso del 15 agosto, quando è il Papa a celebrare la Messa dell’Assunta nella parrocchia di Castel Gandolfo.
E il Papa come si rapporta alla comunità diocesana?
Il periodo che egli trascorre tra di noi è davvero un tempo di grazia per tutti. Sono quotidianamente testimone dell’affettuoso rispetto con cui gli abitanti di Castel Gandolfo si stringono intorno al Santo Padre, quasi proteggendo il suo riposo. Ma quando ci sono i momenti di contatto diretto, si crea davvero un clima di famiglia. Come ad esempio in occasione della festa delle pesche, con i bambini che offrono questi frutti al Pontefice e lui che si intrattiene a conversare con questi suoi piccoli amici. Spesso, poi, durante l’Angelus l’ho visto sorridere compiaciuto quando ascolta i commenti, magari in romanesco, della gente nel cortile. E sempre mi chiede come procede la vita della comunità diocesana, segno di un interessamento sincero e costante.
Quest’anno il Papa non andrà in montagna. Qualcuno ha ipotizzato che dietro questa scelta possa esserci la volontà di uno stile più sobrio anche in vacanza, specie in un tempo di crisi economica come il nostro.
In effetti il Papa ha sempre fatto della sobrietà il suo stile di vita. E dunque non mi stupirei se fosse davvero così. C’è in questa scelta un ritorno all’ordinarietà. Fino a Giovanni Paolo II, che per il suo amore verso la montagna, ha introdotto l’abitudine di un breve soggiorno estivo in Valle d’Aosta o in Veneto, era normale che i Papi trascorressero l’estate a Castel Gandolfo. Benedetto XVI recupera ora questa consuetudine, riservandosi in qualche modo il mese di luglio e, in parte, anche quello di agosto, per ritemprarsi e recuperare le energie che poi gli serviranno alla ripresa. Io direi che anche in questa scelta il Papa ci è di esempio. In altri termini ci mostra un modo di impiegare il tempo della vacanza che è davvero a misura d’uomo e non diventa, invece, alienante, anche se per motivi diversi dai ritmi della vita feriale.
Quali sono gli elementi fondamentali di questo modo di intendere e di vivere la vacanza?
Ricordo che fu lui stesso, in uno dei primi contatti con la nostra comunità diocesana, a spiegarci questi elementi. Innanzitutto una preghiera più raccolta e profonda, perché non pressata da altri impegni. Poi il dedicarsi allo studio, alla lettura o anche all’ascolto della musica, quindi, soprattutto, un maggior tempo per gli affetti familiari. Non è un mistero che quello estivo è anche il periodo in cui il Santo Padre trascorre gran parte delle sue giornate in compagnia del fratello, monsignor Georg, al quale è legatissimo fin da quando erano piccoli. Insieme con lui compie passeggiate nel parco delle Ville Pontificie, parla di musica e teologia, e in sostanza ci dona un clima di famiglia che chiede di essere senz’altro imitato.
Quindi quando il Papa augura 'buone vacanze', auspica che questi elementi vengano valorizzati un po’ da tutti.
Sicuramente. Soprattutto noi sacerdoti dovremmo dare l’esempio. Ricordo che qualche anno fa, parlando ai sacerdoti della nostra diocesi, Benedetto XVI raccomandò vivamente a ognuno di ritagliarsi un periodo di recupero e riposo proprio nel senso che abbiamo detto. Preghiera, lettura, studio, recupero dei rapporti di famiglia. Questo tempo apparentemente sottratto alla pastorale diretta, disse, è un tempo «pastorale» esso stesso, perché se ben impiegato può consentirci – una volta tornati al nostro ministero – di compierlo con maggiore impegno ed efficacia.
© Copyright Avvenire, 7 luglio 2010
LA STORIA
Il Palazzo pontificio voluto da Urbano VIII
Come meta del consueto riposo estivo Benedetto XVI ha scelto di trascorrere alcune settimane a Castel Gandolfo, dove si recherà oggi. Nei giorni scorsi la Prefettura della casa pontificia ha fatto sapere che in questo periodo saranno sospese tutte le udienze private e speciali e non si terranno le udienze generali dei prossimi tre mercoledì (14, 21 e 28 luglio). Situato a una ventina di chilometri a sud di Roma, Castel Gandolfo è un Comune di circa novemila abitanti. Nel suo territorio si trova il Palazzo pontificio realizzato tra il 1623 e il 1629 come residenza estiva da Urbano VIII. Primo Papa a trascorrere la bella stagione nell’edificio, però, fu Alessandro VII.
Nel Settecento Benedetto XIV lo ristrutturò e nel 1773 Clemente XIV acquistò la vicina Villa Cybo. Con la fine dello Stato pontificio, nel 1870 la residenza non fu più frequentata dai Pontefici, che vi tornarono solo nel 1929 con la nascita dello Stato della Città del Vaticano. I Patti lateranensi dichiararono le ville pontificie di Castel Gandolfo (il Palazzo, villa Barberini e villa Cybo) dominio extraterritoriale pontificio. Con Pio XI, quindi, il Palazzo apostolico di Castel Gandolfo ritornò a essere la residenza estiva dei Papi. Pio XI fece anche unire le tre proprietà divise dalle strade pubbliche. Nel 1934 venne allestita all’ultimo piano del Palazzo la sede dell’Osservatorio astronomico vaticano, noto come la Specola vaticana. Con l’acquisto di alcuni terreni verso Albano Laziale si è potuto installare anche una piccola azienda agricola: oggi l’insieme delle proprietà, collegate fra di loro, costituisce un unico parco, la cui estensione di circa 55 ettari è superiore a quella dello stesso Stato vaticano che è di 44 ettari.
© Copyright Avvenire, 7 luglio 2010
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