mercoledì 18 agosto 2010
Intervista postuma a Cossiga: l'ora è giunta e le valigie sono pronte (Izzo)
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COSSIGA: INTERVISTA POSTUMA, L'ORA E' GIUNTA E LE VALIGIE SONO PRONTE
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 18 ago.
“L’ora è giunta e le valigie sono pronte”. Sono parole affidate da Francesco Cossiga al sito cattolico "papanews.it" al quale concesse alcune settimane fa una intervista sui temi della fede e della vita della Chiesa che oggi viene pubblicata postuma.
“Sono prossimo agli 82 anni e non mi posso lamentare. E poi, come amava ripetere Giovanni XXIII, ‘siamo fatti di Cielo’, quindi dobbiamo essere lieti di tornare lassù”.
"Queste frasi - rivela il sito - ci sembrarono di cattivo presagio, provammo a sdrammatizzare: ‘Presidente, non si abbatta, è ancora giovane e forte’. Replicò ironicamente: 'Qui l’unico che viaggia ancora giovane e forte è Andreotti. Sta a vedere che ha fatto davvero il patto col diavolo...'. 'Presidente, ma chi vorrebbe incontrare subito in Paradiso?’. La domanda arrivò spontanea per la facilità con cui Cossiga stava parlando della morte. Rispose: 'i familiari che mi hanno preceduto. E un amico morto da innocente...'. ‘Chi?’. 'Aldo Moro'”.
Nell'intervista il presidente emerito confermo' che nonostante le sue non buone condizioni di salute seguiva attentamente quanto avveniva in Vaticano.
"L'ala progressista - disse - non si rassegna all’elezione di Benedetto XVI e fa di tutto per ostacolarlo e si ribella al Motu Proprio ‘Summorum Pontificum’ sulla liberalizzazione del rito antico. Tutti questi mali arrivano da lontano, dal Concilio, per l’esattezza". "Per carità - volle precisare - io non sono contro il Concilio, ma censuro l’ermeneutica rivoluzionaria e progressista che ne è seguita e che sembra di moda sbandierare ancora oggi sotto le insegne del cosiddetto ‘cattobuonismo'".
“Cosa vuole - aggiunse - io sono fedele sia al teologo Joseph Ratzinger che al Papa Benedetto XVI, e mi innervosiscono tutti coloro che gli remano contro". "Quando fu pubblicata l’Enciclica ‘Spe Salvi’ - rivela inoltre papanews.it - fu lo stesso Cossiga a contattarci: “Scrivete pure che mi è piaciuta addirittura più di quella precedente dedicata alla Carità. Se qualcuno avesse mai avuto dei dubbi, adesso è accontentato: Benedetto XVI è, nei fatti, già Dottore della Chiesa ed uno dei più grandi Pontefici della storia della Chiesa. Io lo definirei così: il cervello di Dio”.
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8 commenti:
Curiosa l'epurazione dei nomi Martini e Tettamanzi ad opera dell'agenzia che riporta la notizia...consiglio la lettura dell'originale.
PG
In memoria di un amico 'picconatore'
di Gianluca Barile
CITTA’ DEL VATICANO - “Il Cardinale Carlo Maria Martini? Disobbediente nei confronti del Papa, snob e progressista: non potrei mai stimarlo. Proprio come il suo successore a Milano”. Il Cardinale Dionigi Tettamanzi? “Sì, proprio lui. Si direbbe che l’allievo sta venendo peggio del maestro. Se potesse, sono convinto che trasformerebbe la Cattedra di Sant’Ambrogio in una moschea. Non ho nulla di personale contro i musulmani, ma Tettamanzi sembra un imam, non un Vescovo cattolico! E quando non si comporta da imam, lo fa da protestante! Inorridisco ancora adesso quando penso che un paio d’anni fa acconsentì a danze tribali eseguite da donne nude all’interno del Duomo!”. ‘Picconate’ di Francesco Cossiga, offerte in esclusiva a ‘Petrus’ in questi anni, durante numerose e lunghe interviste che il Senatore a Vita ci ha sempre concesso volentieri, non facendoci mai mancare la sua stima e la sua amicizia, dimostrando una grande attenzione verso l’attualità della Chiesa e un’ammirazione infinita per Benedetto XVI, non privandosi mai del ‘piacere’ di polemizzare - come era nel suo inconfondibile stile - con chi, come i Cardinali Martini e Tettamanzi, non sempre sono apparsi coerenti e fedeli al Magistero. “Feci un grande errore - ci confidò una volta - nel controfirmare da Capo dello Stato, come prevedeva il Concordato prima della sua revisione, la nomina di Martini ad Arcivescovo di Milano. Se avessi solo minimamente immaginato quanto avrebbe danneggiato la Chiesa, avrei opposto il mio rifiuto”. Si definiva un ‘cattolico infante’, il ‘picconatore’. Ma conosceva a memoria Catechismo e Codice di Diritto Canonico. Soprattutto, seguiva con estrema lucidità quanto avveniva in Vaticano.
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"L'ala progressista non si rassegna all’elezione di Benedetto XVI e fa di tutto per ostacolarlo - accusò una volta sulle colonne del nostro giornale -. Basti pensare ai Cardinali Martini e Tettamanzi. O a chi si ribella al Motu Proprio ‘Summorum Pontificum’ sulla liberalizzazione del rito antico. Tutti questi mali arrivano da lontano, dal Concilio, per l’esattezza. Per carità, io non sono contro il Concilio, ma censuro l’ermeneutica rivoluzionaria e progressista che ne è seguita e che sembra di moda sbandierare ancora oggi sotto le insegne del cosiddetto ‘cattobuonismo’. Lo stesso ‘cattobuonismo’ di Martini e Tettamanzi, tanto per intenderci”. A un certo punto venne spontaneo chiedergli se avesse dei ‘conti in sospeso’ di carattere personale con gli ultimi due Arcivescovi di Milano. Ma negò. E precisò: “Cosa vuole, io sono fedele sia al teologo Joseph Ratzinger che al Papa Benedetto XVI, e mi innervosiscono tutti coloro che gli remano contro, proprio come Martini e Tettamanzi”. Indimenticabile la dichiarazione che ci rilasciò, all’epoca del Governo Prodi, sulla decisione di rivedere i benefici concessi alla Chiesa (in particolare l’esenzione dell’Ici). ‘Presidente, è d’accordo con il premier?’, gli chiedemmo. E lui, sornione, esclamò: “Come no… Anzi, di più: consiglio al cattolico adulto Prodi, sentiti i suoi fedelissimi, di mandare i marines sull’altra sponda del Tevere, di far occupare militarmente il Vaticano, di imprigionare il Papa, abolire i Trattati Lateranensi e ripristinare la Legge delle guarantige...". Quando fu pubblicata l’Enciclica ‘Spe Salvi’, fu lo stesso Cossiga a contattarci: “Scrivete pure che mi è piaciuta addirittura più di quella precedente dedicata alla Carità. Se qualcuno avesse mai avuto dei dubbi, adesso è accontentato: Benedetto XVI è, nei fatti, già Dottore della Chiesa ed uno dei più grandi Pontefici della storia della Chiesa. Io lo definirei così: il cervello di Dio”.
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Tanti, tantissimi i dialoghi con il Presidente. L’ultimo, solo poche settimane fa. “L’ora è giunta e le valigie sono pronte”, disse. E aggiunse: “Sono prossimo agli 82 anni e non mi posso lamentare. E poi, come amava ripetere Giovanni XXIII, ‘siamo fatti di Cielo’, quindi dobbiamo essere lieti di tornare lassù”. Siccome queste frasi ci sembrarono di cattivo presagio, provammo a sdrammatizzare: ‘Presidente, non si abbatta, è ancora giovane e forte’. Replicò ironicamente: “Qui l’unico che viaggia ancora giovane e forte è Andreotti. Sta a vedere che ha fatto davvero il patto col diavolo...”. ‘Presidente, ma chi vorrebbe incontrare subito in Paradiso?’. La domanda arrivò spontanea per la facilità con cui Cossiga stava parlando della morte. Asserì: “I familiari che mi hanno preceduto. E un amico morto da innocente...”. ‘Chi?’. “Aldo Moro”. La voce del Presidente si ruppe dall’emozione e ci congedammo. Il ‘picconatore’ aveva appena ceduto il posto all’uomo.
Una preghiera per il grande Presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga,grande cattolico,figlio illustre di una terra nobilissima,la Sardegna,terra mai infestata dalle eresie, e picconatore delle superbe mummie progressiste e moderniste...
Oh! Francesco...grazie per aver difeso il Santo Padre e la vera Chiesa.Ti accolgano gli angeli in Paradiso.
Scusate l'arroganza, ma quello che Cossiga dice in riferimento ai cardinali Martini e Tettamanzi e ai cattolici adulti mi sembrerebbe proprio, tale e quale, a ciò che io ho stampato nella mia mente, espresso, però, con parole chiare ed eloquenti!
Cosa ormai solita, la notizia è più in quello che viene taciuto che in quello che viene stampato.
Questi media mostrano come i poteri attuali siano legati agli emeriti di Milano.
Quando si è della stessa parte, è logico coprirsi: le strade mostrate da Cristo sono solo due, non ce n'è una terza; in una c'è Pietro con la Sua Chiesa, nell'altra la massoneria con i suoi affiliati
Ma questa "intervista" sembra ricostruita con tutte quelle frasi tipiche che Cossiga ripeteva finchè esternava.Anche i riferimenti a Martini e Tettamanzi non sono novità. Perché non fu pubblicata quando venne rilasciata? Eufemia
Eufemia,
nell'articolo si legge benissimo che si tratta di un riassunto di varie interviste rilasciate da Cossiga a Petrus nel corso degli anni e non di un'intervista postuma.
Di postumo, da quello che ho capito, ci sono solo la battuta su Andreotti e la frase su Moro.
Matteo Vicinanza
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